Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La storia della Grande guerra raccontata attraverso la cronaca

Fonte: L'Unione Sarda
21 novembre 2018

CONSIGLIO COMUNALE. Seduta straordinaria per i cento anni dalla fine del conflitto

 

Le pagine de L'Unione Sarda per ricordare quei drammatici giorni

 

Il fronte era lontano centinaia e centinaia di chilometri ma Cagliari (e la Sardegna) ha vissuto a pieno, pagando un prezzo altissimo, la Grande guerra. Un tributo che è stato raccontato ieri nell'aula del Consiglio comunale, nel corso di una seduta straordinaria dedicata al centenario della fine del conflitto mondiale.
Il senso
Un tributo di sangue, in primo luogo, come ha ricordato Giovanni Domenico Pintus, comandante dell'Esercito nell'Isola. «Nelle altre regioni», ha spiegato, «la percentuale di caduti è stata del dieci per cento. In Sardegna è arrivata al tredici». Fra i giovani morti in trincea anche due cagliaritani, ricordati dal presidente del Consiglio comunale Guido Portoghese: Efisio Atzori che raccontò la vita al fronte attraverso un corposo scambio epistolare con la famiglia, e Alberto Riva Villasanta, morto poche ore prima della fine della guerra e celebrato da Gabriele D'Annunzio.
La città
Una guerra che Maria Francesca Chiappe, caporedattrice de L'Unione Sarda , ha fatto rivivere attraverso le pagine del quotidiano di quegli anni. Un viaggio che parte nel 1914 e che incrocia i destini dell'Europa che va verso la catastrofe con quelli della città. Così, in quella calda estate del 1914, mentre c'è l'escalation verso il conflitto (“Alla vigilia della conflagrazione europea?”, titola L'Unione del 29 luglio), in città fa notizia l'insediamento del “Bacaredda bis” e la rissa tra quattro persone nel Largo. E, mentre il giornale passa da una posizione di neutralità a un feroce interventismo, l'Italia entra in guerra. L'ingresso viene, prima, accolto con entusiasmo. Salvo poi scoprire che le conseguenze del conflitto si fanno sentire anche a casa: cala la disponibilità di cibo e il giornale racconta che, con il pane già finito alle 8 del mattino, la gente va al forno solo per sentire il profumo del pane. Un racconto avvincente, condito anche dalla condanna per disfattismo del frate del Carmine padre Ruggero Storti, che si conclude il 14 novembre 1918 (“Il trionfo definitivo della libertà e della giustizia”, titola il giornale).
Gli interventi
Una guerra vissuta dagli uomini al fronte. Ma anche dalle donne rimaste in città. Quelle, raccontate da Luisa Maria Plaisant. Donne come l'insegnante Maria Immacolata Pellegrino, fu accusata (ma, poi, assolta) di disfattismo. O come Lina Pernis che, nel suo giardino di viale Merello, radunò altre donne per confezionare 30 mila scaldarancio. Ma il contributo femminile fu legato anche a iniziative per raccogliere fondi o alle lettere di conforto inviate dalle “madrine di guerra”, agli uomini al fronte.
Il capitano di pace
E, se si parla di Prima guerra mondiale in Sardegna, non si può non fare cenno a Emilio Lussu. Un compito cui hanno assolto Giangiacomo Ortu e Giuseppe Caboni, dell'istituto Emilio e Joyce Lussu. Ricordo imprescindibile per quello che lo scrittore di Armungia ha fatto in trincea. E dopo: fu soprattutto merito suo se, a differenza di quanto accaduto in tante altre parti d'Italia, gli ex combattenti non aderirono al fascismo.
Marcello Cocco

 

Gli eroi

Le brigate
Sassari
e Reggio

Il primo sparo
Tutti ricordano la “Brigata Sassari”. Ma i sardi al fronte furono presenti anche con un altro raggruppamento, la “Brigata Reggio” che, prima dello scoppio delle ostilità, lasciate le sedi di Cagliari e Sassari, fu dislocata nel Cadore. L'Isola pagò un tributo di sangue: furono oltre 13 mila i sardi morti in trincea. E fu proprio un finanziere di Suni, Costantino Carta, a sparare il primo colpo sugli austriaci: il militare aprì il fuoco sugli uomini che volevano far saltare un ponte di legno sul fiume Judrio. Un gesto ricordato in una stele a Corno di Rosazzo e per il quale fu insignito della medaglia di bronzo al valore militare.