Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il richiamo del muezzin in via XX Settembre

Fonte: L'Unione Sarda
9 novembre 2018

RELIGIONI.

Il coordinatore della comunità musulmana: «Un altro passo verso il Centro culturale islamico» Il richiamo del muezzin in via XX Settembre

Taglio del nastro per la nuova moschea voluta dalla comunità bengalese e pachistana 

La voce del muezzin che chiama alla preghiera si alza ancor prima che il console del Bangladesh in Sardegna abbia tagliato il nastro rosso all'ingresso di un locale modesto in via XX Settembre, civico 41. Una distesa di tappeti in mezzo al verde acqua spennellato alla pareti. Ieri alle 13 è stata inaugurata la moschea voluta dalla comunità bengalese e pachistana di Cagliari. Per ora è aperta solo agli uomini ma forse già entro domani verrà attrezzata con un piccolo spazio riservato alle donne.
Il Centro islamico
«Non è una vera e propria moschea - precisa subito Hassan Laoudini, coordinatore della comunità musulmana di Cagliari -. È un luogo di culto, ma il sogno non finisce qua. Il nostro obiettivo resta la creazione di un Centro culturale islamico aperto a tutta la città. Lì sì, ci sarà una moschea che avrà i requisiti di legge, una biblioteca e una sala polifunzionale». La necessità di creare un altro spazio per la preghiera dell'Islam nasce dai disagi creati intorno alla moschea di via del Collegio. Al tavolo degli ospiti d'onore è Abdou Ndiaye, capo dell'Unione culturale islamica in Sardegna, a sottolineare l'utilità della nuova struttura. «Siamo lieti di partecipare a questa giornata di festa che restituirà anche un po' di vivibilità agli abitanti della Marina dove a causa della mancanza di spazi, le persone che andavano al lavoro o i bambini diretti a scuola dovevano attraversare accanto alla persone che pregavano per strada. Che questa sia l'occasione per ricordare che l'Islam è fratellanza, per ringraziare il Comune e anche per ricordare che siamo una comunità in crescita e che un giorno o l'altro anche qui a Cagliari potrebbe arrivare il momento per creare una moschea come quella di Roma».
Libertà di culto
Fratellanza, appunto. A esprimere quella tra diverse religioni è don Marco Lai, direttore della Caritas diocesana. «Ho ospitato tante volte la comunità bengalese e pakistana a Sant'Eulalia e durante le grandi feste di preghiera. Oggi non potevo mancare per ribadire che l'esercizio della preghiera è un diritto».
Per il Comune erano presenti i consiglieri di maggioranza Matteo Massa e Alessio Alias che hanno ribadito quanto «questo sia un luogo per la città e per i nostri concittadini che pur non avendo la nazionalità italiana sul passaporto sono cagliaritani come noi».
Il compito di tagliare il nastro è stato affidato a Salvatore Floris, console del Bangladesh in Sardegna. «Conosco la fatica che tutti voi avete fatto per poter creare questo luogo che verrà finanziato da tutti voi con delle offerte. So che trovarlo non è stato facile e vi faccio il mio augurio per questo nuovo cammino».
Aspettando l'imam
La moschea aprirà cinque volte al giorno e potrà ospitare circa duecento persone. «Gli orari variano, ma diciamo che più o meno al mattino aprirà in tempo per la preghiera delle 5.40 e poi alle 12, alle 14.30, 17 e alle 18.30», spiega Asad Molla, 34 anni bengalese alla guida di un'impresa che distribuisce volantini e residente a Cagliari da dieci anni. Ancora non è stato scelto l'imam. Alla nomina sta lavorando un gruppo ristretto di persone del quale fa parte Sk Rabiul: «Abbiamo preso contatti con un imam che vive a Roma e uno che sta a Napoli, entrambi sarebbero felici di venire a Cagliari, definiremo tutto nelle prossime ore».
Mariella Careddu