Rassegna Stampa

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Partiti e non tornati, ecco dove si sono fermati i giovani in fuga dalla Sardegna

Fonte: web sardiniapost.it
5 novembre 2018

Partiti e non tornati, ecco dove si sono fermati i giovani in fuga dalla Sardegna
 


Lazio, Lombardia e Toscana in Italia; Spagna, Regno Unito e Francia in Europa. È finito in gran parte lì il capitale umano della Sardegna che si è specializzato fuori dall’Isola col progetto regionale del Master&Back, ma a casa non è più tornato per via delle “sfavorevoli condizioni economico-ambientali”. Ovvero, “la scarsa possibilità di trovare un lavoro coerente con le competenze acquisite e adeguatamente retribuito”. Il quadro impietoso vale le 317 pagine di libro che il sociologo dell’università di Cagliari, Marco Zurru, ha dedicato alle “Politiche per l’alta formazione e brain drain (perdita di cervelli)”. Le prime si riferiscono ai 5.500 giovani sardi che hanno aderito al Master&Back, ma si sono convertiti in emigrati forzati. Tecnicamente si parla di “non rientrati”.

Zurru parte da un presupposto: “Il Master&Back è il più importante intervento pubblico realizzato in Italia per inspessire il capitale umano dei laureati, attraverso percorsi di specializzazione nelle più titolate sedi di formazione italiane, europee e internazionali. Tuttavia si è mostrato debole nel guardare solo all’offerta della forza lavoro e non anche alla domanda del tessuto produttivo isolano, risultato inadeguato e impreparato ad accogliere personale altamente qualificato”, spiega il sociologo. L’effetto perverso è stato doppio: perché a fronte a questo mancato assorbimento di alte competenze, chiamato mismatch dagli inglesi, si è verificato il cosiddetto brain waste, cioè “la sottoutilizzazione delle risorse umane che sono tornate”.

Dal 2005 a oggi sul Master&Back la Regione ha investito 193 milioni di euro. Per dare appunto 5.500 borse di studio. Così sino al 2013 (ma il progetto è stato rifinanziato ad aprile 2016 dalla giunta di Francesco Pigliaru). Zurru lo chiama “progetto visionario, un puro intervento keynesiano che ha livellato le diseguaglianze sociali nell’accesso all’istruzione terziaria”. E sono stati i laureati cagliaritani a utilizzare più di tutti il Master&Back col 42,3 per cento di borse di studio ottenute. A seguire sassaresi (21,7), nuoresi (9,1), oristanesi (7,3), sulcitani (5,3), campidanesi (4,1), ogliastrini (3). Galluresi in coda, con appena l’1,3 per cento.

L’analisi di Zurru fa riferimento a un campione di 681 laureati nel percorso del Master, mentre sul Back gli intervistati sono stati 454. Da cui risulta che il 55,4 per cento dei borsisti ha deciso di lavorare fuori dalla Sardegna. Di questi il 58 per cento ha trovato un’occupazione in Italia, mentre il 42 ha scelto l’Europa. Con tre motivazioni su tutte: contratto a tempo indeterminato, buon stipendio e alta soddisfazione per la professione attualmente svolta. In buona sostanza, i cervelli fuggono perché fuori dalla Sardegna “c’è un pieno riconoscimento del bagaglio culturale costruito, ma anche una maggiore valorizzazione economica del capitale umano”.

Nei casi in cui i borsisti del Master&Back non lavorano, è solo perché hanno fatto una precisa scelta di campo: continuare a studiare, come ha deciso il 21,1 per cento delle donne e il 12,6 dei ragazzi. Sul fronte opposto, quel 54,6 di laureati specializzati che è rientrato nell’Isola sta facendo i conti con la disoccupazione: solo il 52,3 per cento delle donne ha una busta paga, mentre con gli uomini la percentuale è del 54,4.

Quanto all’età, i cervelli in fuga occupati sono ugualmente distribuiti nelle quattro fasce indagate: 71,1% tra i 25 e 29 anni; 68,9% tra i 30 e i 34; 84,9% tra i 35 e i 39; 80% oltre i 40 anni. Tra i rientrati, invece, il lavoro è stato trovato soprattutto dagli specializzati oltre i 40 anni: 80 per cento. Segue, al 59,9%, la fascia tra i 30 e i 34 anni. E poi: 54,1% tra i 35 e i 39 anni e 38,2 tra i 25 e 29 anni.

Insomma, il tessuto produttivo sardo, fatto di piccole imprese, mercati ridotti e scarse competenze tecniche, ha mostrato tutta la sua fragilità attraverso il Master&back. “Ma l’unico vero limite – conclude Zurru – sarebbe non comprendere questa complessità e non attivare investimenti pubblici per invertire la rotta. Anche con l’obiettivo di costruire politiche di rientro, come si fa in India e in Cina, per riportare a casa i cervelli in fuga. Per esempio puntando su pochi indirizzi professionali, ma altamente specializzati”.