Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Se il denaro prevale sulla memoria

Fonte: La Nuova Sardegna
28 luglio 2009

MARTEDÌ, 28 LUGLIO 2009

Pagina 1 - Cagliari



«Interi quartieri trasformati in una periferia intollerabile»





di Giorgio Todde
A Ubaldo Badas la nostra città ha intitolato una bella via antica, ingresso al quartiere medievale. Badas era architetto di fatto. Non fece studi universitari compiuti e non poté firmare i progetti nonostante il buon talento e il tratto originale di conserviamo molti segni.
Accade oggi che un’impresa, denominata “ditta Cadeddu Bruno”, la stessa che con bolli e timbri in ordine ha ricoperto con orrendi palazzoni qualche centinaia di sepolture puniche alle falde di Tuvixeddu e ha occluso la vista del colle dove si trova la grande necropoli punico-romana, voglia costruire una palazzata nella gradevole via Milano, demolendo proprio una villa di Badas e altre due graziose abitazioni E ora ci aspettiamo l’ennesimo edificio ordinario in uno dei pochi quartieri armoniosi della città. In cambio, una strada sfigurata per sempre e un pezzo della memoria cittadina cancellato.
Il solito palazzo, progettato da un architetto certificato, che si fonderà con la pappa edilizia dalla quale siamo circondati e che nulla ha a che fare con l’architettura. Una costruzione concepita non perché la città ne abbia bisogno - ché, casomai, Cagliari con i suoi ottomila appartamenti sfitti necessita del contrario o di edilizia agevolata - ma per mettere uno sull’altro un bel po’ di desolanti metri cubi che asfissiano, tolgono luce e aria.
Malessere e disagio producono i palazzoni scadenti alle pendici di Tuvixeddu, nel torrido viale senza alberi di Sant’Avendrace.
Disonorevole è il paesaggio che quelle costruzioni e mille altre hanno determinato e che avremmo dovuto evitare come una malattia. Ora la stessa impresa, la “ditta Cadeddu Bruno”, vuole esportare il suo “stile” anche nelle parti della città che si sono salvate. Trasformare tutto in un unico, arroventato, interminabile viale Sant’Avendrace e per questo essere ricordata per sempre.
Badas, il quale qualche “colpa architettonica” ce l’aveva anche lui, possedeva, però, un’idea di città concepita per il benessere di chi la abita. La compostezza del progetto del terrapieno e dei giardini pubblici, opera sua, sono un esempio di rispetto dei luoghi, esprimono l’esigenza di non lasciare un segno pesante del proprio io d’architetto e di creare agio per chi in quei luoghi cammina e vive.
Una città che durante momenti di pericolosa euforia si dice capitale non solo dell’Isola ma, addirittura, del Mediterraneo, deve resistere, ricordarsi di sé e non permettere alla stessa impresa che ha avvilito viale Sant’Avendrace e il colle di Tuvixeddu di propagarsi e intaccare altri quartieri che, così, si trasformano in una periferia intollerabile, soffocata dalla quantità e dai volumi. Non si può dedicare una strada a uno dei nostri rari architetti e frattanto permettere che si distrugga la sua opera.
Questo modo rappresenta la vittoria dell’edilizia sull’architettura che, basta guardarsi in giro, è estinta, sostituita da metri cubi brutali e da costruzioni valutate a peso, come le fette di carne al mercato.
La vittoria del denaro per pochi e subito, anziché la conservazione di una memoria che si trova, ormai, solo nelle guide turistiche.