Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Lirico, nessun commissariamento

Fonte: L'Unione Sarda
5 ottobre 2018

L'iter amministrativo era stato avviato per via del mancato recupero di quasi tre milioni Lirico, nessun commissariamento Il ministero chiude la procedura: non ci sono i presupposti


La Fondazione che gestisce il Teatro Lirico non sarà commissariata. Nella tarda serata di ieri il Mibac, il Ministero per i beni e le attività culturali, ha archiviato la procedura avviata a seguito del mancato recupero di esborsi per 2,8 milioni di euro che erano stati riconosciuti ai 250 dipendenti del teatro tra il 2008 e il 2011 a seguito di un accordo sindacale e che sono stati considerati «illegittimi» proprio dal Ministero.
LA CONFERMA A confermare la notizia, anche se non si conoscono ancora i dettagli, è stato il presidente della Fondazione, Giuseppe Andreozzi. «L'aspetto importante è che non ci sarà il commissariamento dell'Ente», chiarisce il presidente, «un provvedimento che avrebbe fatto calare dall'alto un rappresentate del Ministero chiamato ad adottare tutte le misure correttive che ci sono state chieste».
LA VIGILANZA Scampato il pericolo imminente di un commissario governativo che avrebbe mandato a casa il neo-presidente e l'intero consiglio di indirizzo, prendendo in mano l'intera gestione del Teatro, gli ispettori del Mibac tengono comunque la lente puntata su Cagliari. «Il Ministero mi ha chiesto dei report periodoci sullo stato di avanzamento dei punti che ci sono stati richiesti», prosegue Andreozzi. «Pur avendo pieni poteri nella gestione, ci terranno comunque sotto controllo. Nei prossimi giorni convocherò il consiglio e valuteremo assieme come procedere, ma sono convinto che, dopo il confronto, troveremo una soluzione condivisa sia nel merito che nel metodo».
L'EMERGENZA Appena ricevuto l'incarico da presidente della Fondazione in sostituzione dello scomparso Mario Scano (ex presidente della Corte dei Conti), l'avvocato Giuseppe Andreozzi si era visto piovere addosso la procedura di commissariamento, già avviata dal Ministero che riteneva il lirico inadempiente su una serie di richieste lasciate in sospeso e non più prorogabili. La principale era il recupero di circa 2 milioni di euro che il Lirico deve riscuotere dei propri dipendenti: emolumenti riconosciuti per un triennio a seguito di un accordo sindacale che il Ministero ritiene non dovuti. Lo scorso anno gli ispettori del Dicastero dello Finanze sbarcarono in città per un'ispezione dei conti del Teatro. Tra i rilievi mossi ci furono vertenze marginali (la fornitura di telefoni cellulari per qualche centinaio di euro senza passare dalla centrale acquisti della pubblica amministrazione), ma anche nodi legati a vicende complicate. È il caso dei 2 milioni concessi ai lavoratori tra il 2008 e il 2011, ma anche del doppio compenso ricevuto per un periodo dal maestro Mauro Meli che, alcuni anni fa, aveva ricoperto contemporaneamente il ruolo di sovrintendente e direttore artistico. Soldi che il Ministero ha chiesto tornino nelle casse dell'Ente.
L'AVVOCATURA DI STATO Sulla questione il Lirico a luglio aveva chiesto un parere all'Avvocatura dello Stato che, il 19 settembre, ha risposto che il pagamento non sarebbe dovuto. Lo stesso ministero delle Finanze, a quanto pare, sembra che di recente abbia ritenuto inutile procedere sulla vicenda del doppio compenso al maestro Meli. Ora le due vicende dovranno comunque essere affrontate, con pieni poteri, dal neo-presidente Andreozzi e dai consiglieri che guidano la Fondazione.
PERICOLO SCAMPATO «Voglio ringraziare chi, in questi giorni, ha lavorato con fatica per preparare le controdeduzioni», commenta il presidente, «allo stesso modo intendo dare atto al Mibac e allo stesso Ministro, Alberto Bonisoli, della prudenza dimostrata». Il braccio di ferro con le Rsu sulla restituzione dei soldi è dunque rinviato. «Apprezzo il comportamento responsabile dei sindacati e dei lavoratori», conclude Andreozzi, «pur nell'asprezza del confronto hanno evitato azioni che avrebbero potuto pregiudicare la funzionalità del Teatro e convincere il Ministero della necessità di mandare il commissario».
Francesco Pinna