Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Scuola sarda, solo record negativi L'Isola ha la più alta percentuale d'Italia di bocciati e rimand

Fonte: L'Unione Sarda
22 agosto 2018

I DATI MINISTERIALI.

Il docente: c'è un'emergenza. La studentessa: inascoltata la nostra voce

Scuola sarda, solo record negativi L'Isola ha la più alta percentuale d'Italia di bocciati e rimandati

«C'è un'emergenza, e non da oggi», dice Pino Tilocca, dirigente scolastico a Oristano. «La scuola ha un problema: non dà abbastanza stimoli ai ragazzi in difficoltà», sostiene Michela Lippi di Eureka. «Apriamo una riflessione seria, a tutti i livelli, prendiamo i numeri negativi come stimolo per fare meglio», avverte Piero Comandini, presidente della commissione istruzione e cultura del Consiglio regionale. Il fatto è che sui banchi dei licei e degli istituti tecnici e professionali la Sardegna ancora una volta batte tutti i record negativi e nel complesso peggiora rispetto all'anno precedente.

I DATI Nelle scuole superiori dell'Isola, nell'anno scolastico 2017/2018, la percentuale dei promossi è del 60,2% (la seconda regione messa peggio, la Lombardia, arriva al 66,5%; le regioni del Sud, Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia, Campania, Molise, superano abbondantemente la media nazionale, che è del 70,5%. Per quanto riguarda i rimandati, la percentuale è del 28,6% (media 22,4%). Terzo primato da bollino nero: i bocciati, l'11,2%, nell'anno scolastico precedente erano appena lo 0,4% in più; la media del Paese è al 7,1%; l'Umbria, al lato opposto della classifica, registra una percentuale di non ammessi del 3,8. Sono i numeri diffusi dal Miur, il ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, che in una nota sottolinea: «Il calo è pressoché omogeneo in tutti i percorsi di studio, anche se resta confermato il maggior picco di ripetenze negli Istituti professionali (11,9% dei non ammessi a livello nazionale) e tecnici (9,5%). Il primo anno di corso è quello con le maggiori criticità, con la percentuale più alta di non ammessi alla classe successiva (l'11,2%)». Ancora: «Gli scrutini di fine anno nella secondaria di II grado fanno emergere anche un incremento delle sospensioni di giudizio: alunne e alunni che devono recuperare almeno un'insufficienza sono il 22,4%, contro il 21,7% del 2016/2017. Sardegna e Lombardia hanno le percentuali più alte».

IL PROFESSORE «Influisce anche il tasso di dispersione scolastica, che in Sardegna è sì diminuito, ma è sempre molto elevato, al 18,1%», sottolinea Tilocca. «Le politiche della Regione sono buone, ma evidentemente non stanno aggredendo efficacemente i problemi. Abbiamo un'organizzazione scolastica non adeguata ai nostri bisogni, fatta su numeri che vanno bene per altre regioni, e fino a quando non ci sarà una legge quadro regionale - promessa dalla classe politica da tantissimo tempo - dovremo sottostare alle regole nazionali, che impongono chiusure e accorpamenti nei paesi più piccoli. Inoltre, quasi un terzo delle scuole sarde non ha un dirigente, ci sono casi in cui i colleghi devono coprire il ruolo in istituti che distano anche 150 chilometri l'uno dall'altro, le situazioni peggiori sono in provincia di Nuoro, in Ogliastra, in Baronia». Prosegue Tilocca: «Se la Lombardia ha numeri simili ai nostri credo che dipenda dal fatto che lì è facile trovare lavoro, i ragazzi possono scegliere». Su Iscol@, «servirebbe fare il punto, per inserire dei correttivi necessari».

LA STUDENTESSA Spiega Michela Lippi, portavoce dell'associazione Eureka di Cagliari: «Noi studenti non veniamo presi troppo sul serio, le politiche sulla scuola in genere si fanno senza tenere conto della nostra voce, soprattutto in tema di dispersione, noi cerchiamo di avere un dialogo più proficuo con le istituzioni». Detto questo: «C'è un clima diffuso che attribuisce sempre meno importanza a studio e cultura, e si tende a favorire quelli già bravi e fortunati, che appartengono a famiglie di persone laureate, anziché i ragazzi con difficoltà e inseriti in contesti disagiati».

IL POLITICO Piero Comandini, consigliere regionale Pd, sostiene che «i dati statistici sono da prendere con le pinze, non bisogna raccontare che in Sardegna ci sono i ragazzi più ignoranti d'Italia o gli insegnanti meno preparati. Anzi, il ministero non dovrebbe divulgare questi numeri, proprio per evitare inutili classifiche o creare “casi”. La Regione ha messo in campo un programma imponente come Iscol@, ci vuole tempo prima di vedere risultati concreti. Poi, certo, analizziamo i dati, territorio per territorio, e cerchiamo di migliorare l'azione di governo».
Cristina Cossu