Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Unione dei Comuni in crisi, soldi in ritardo e uffici vuoti

Fonte: L'Unione Sarda
13 agosto 2018

Gli effetti di una riforma mai nata mentre si invoca il rilancio delle Province

 

Il sindaco di Loceri, per dire, le abolirebbe subito. «L'esperienza è fallimentare: i soldi arrivano in ritardo, non possiamo assumere personale, per qualsiasi pratica i tempi della burocrazia sono triplicati rispetto a quelli che pesano sulle singole municipalità. Credo sia arrivato il momento di dirlo chiaramente - avverte Roberto Uda -: le Unioni dei Comuni vanno cancellate». Lui, presidente dell'Unione d'Ogliastra, farebbe rivivere le Province: «Ma facendole funzionare bene visto che l'abolizione prevista dal referendum non è passata. Ora sto proponendo di fare un'unica Unione ogliastrina (sono tre, in quest'area geografica, le associazioni degli enti, ndr ), ma francamente l'ideale sarebbe superare un modello che non funziona».
PROROGHE CONTINUE Pochi amministratori escono così allo scoperto, ma il malumore ribolle in ogni contrada della Sardegna, dentro le alleanze tra sindaci più o meno rodate. Comparse negli anni Novanta, dal 2010 le Unioni dei Comuni sono una forma di associazione obbligatoria (rafforzata successivamente dalla legge Delrio) per i paesi con meno di 5 mila residenti, ma in realtà l'imposizione viaggia di proroga in proroga. Non ha dato una spinta neanche l'obbligo imposto dalla riforma regionale degli enti locali, che nel 2016 ha ridisegnato la mappa della Sardegna riesumando le Province (rimaste però senza soldi) scampate alla tagliola del referendum, battezzando la città metropolitana e confermando appunto le Unioni dei Comuni.
NOZZE A METÀ Così, mentre tanti amministratori invocano il ripristino delle Province va detto che le alleanze tra campanili - da benedire nelle Unioni dei Comuni - sono ancora a regime ridotto. I Municipi alleati mantengono la propria autonomia (nome, consiglio comunale, sindaco) ma dovrebbero gestire insieme una serie di servizi, dalla raccolta differenziata alla scuola, dalla polizia locale ai trasporti. L'obiettivo è dunque il risparmio, ma non tutte le amministrazioni hanno scelto la gestione associata delle funzioni e l'accorpamento dei servizi. Le più condividono solo parte dei servizi.
FARE SQUADRA Nell'Unione Metalla e il Mare, Sulcis, solo sei delle sette amministrazioni comunali hanno passato all'ente - fondato nel 2008 - quasi tutte le funzioni. Buggerru è tra queste. «Il problema è l'incompiutezza della riforma: il termine per trasferire i servizi - dice Laura Cappelli, sindaca del paese nonché presidente dell'Unione - è sempre stato rimandato. Bisognerebbe obbligare i Comuni ad allearsi e invece così non è». Lei dice che condividere i servizi è una salvezza per i piccoli Municipi. «Penso al settore tecnico da noi interamente trasferito. È stato un bene visto che abbiamo un porto, un importante patrimonio immobiliare e problemi di bonifica: gestire tutto questo con più figure professionali è utile».
L'AUSPICIO Giuseppe Ciccolini, sindaco di Bitti e presidente dell'Unione dei Comuni del Montalbo, sottolinea che i problemi ci sono, «come il ritardo nei trasferimenti del fondo unico: a noi per esempio non sono arrivati i 500mila euro annui del 2017 e 2018. Ma nel complesso l'esperienza è positiva. D'altronde, una cosa è certa: i singoli Comuni non ce la fanno più a garantire da soli attività fondamentali come assistenza sanitaria, servizi sociali e scolastici». Comunque sia, lui risusciterebbe le Province. «I due enti non sono in contrasto ma possono lavorare ciascuno secondo le proprie competenze. Io dico: più forti le Unioni, più forti le Province, più forti i Comuni».
ASSUNZIONI IMPOSSIBILI L'Unione dei Comuni del Meilogu condivide la protezione civile, il servizio trasporti (i pullmini collegano i paesi con la stazione ferroviaria), la programmazione territoriale. Adesso i sindaci vorrebbero fare un unico servizio di polizia locale e mettere insieme i dieci vigili urbani, ma il problema è che l'ente non ha un impiegato amministrativo che, ad esempio, si occupi di buste paga, turni e ferie. «La legge regionale non ti dà la possibilità di assumere. È un problema perché - dice Silvano Arru, sindaco di Borutta e presidente dell'Unione - in queste condizioni non si può programmare. Come forma associativa è senz'altro buona, quel che non abbiamo ancora capito è se la Regione ci crede davvero».
L'ANCI «Un sistema virtuoso - avvisa Emiliano Deiana, presidente dell'Anci - dovrebbe rafforzare i Comuni, con personale e risorse, e ripristinare l'elezione diretta delle Province: il voto ponderato è quanto di più antidemocratico esista poiché prevede che il cittadino di Baradili valga infinitamente meno del cittadino di Cagliari attraverso il voto mediato dai rappresentanti istituzionali». Le Unioni di Comuni, aggiunge, «possono e devono vivere attraverso la gestione di servizi sovracomunali e la loro trasformazione in agenzie di sviluppo territoriale con personale dedicato al piano di sviluppo che ciascun territorio si sceglie».
Piera Serusi