Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Massimo Zedda: serve un centrosinistra più unito «Bisogna ripartire ascoltando i cittadini»

Fonte: L'Unione Sarda
8 marzo 2018

Massimo Zedda: serve un centrosinistra più unito «Bisogna ripartire
ascoltando i cittadini»

G uai a perder tempo per dare la caccia al colpevole: «Sarebbe un errore con altre conseguenze pesanti». Ben più efficace «la ricerca di unità per rispondere alle esigenze dei cittadini, per ricreare un legame col Paese». Lo tsunami delle Politiche raggiunge Massimo Zedda a Fort Lauderdale in Florida dove è in corso il più grande evento mondiale sul turismo crocieristico, che sta premiando Cagliari. «Il risultato del voto è pesante, ma si può ripartire dalle cose buone. E sono tante, soprattutto a livello locale, dove un centrosinistra coeso è in grado di intercettare meglio i bisogni dei cittadini. Non va sottovalutata che è una crisi di livello europeo. Le forze politiche di centrosinistra, di sinistra sono in crisi in tutta Europa».
I Dem sono sotto choc, travolti dal voto e dal caos interno.
«Non ha senso cercare responsabilità, capri espiatori. Le contrapposizioni a oltranza hanno contribuito alla sconfitta. È l'ora di ragionare, di ripensare, di non disperdere il lavoro fatto. Perché ne è stato fatto tanto».
Quale lavoro?
«L'azione del centrosinistra ha permesso a un Paese lasciato sull'orlo del baratro dal centrodestra di rimettersi in corsa. C'è ancora tanto da fare perché la crisi ha colpito tanti. È evidente però che non siamo stati in grado di far comprendere la drammaticità della situazione che il Paese ha vissuto L'Italia ha cominciato a crescere in tutti i settori, gli indicatori economici l'hanno confermato. È evidente, però, che se i cittadini non hanno compreso fino in fondo cosa è stato messo in campo, più di un errore è stato commesso».
Qual è l'elemento fondamentale della vittoria del Movimento Cinque Stelle, che è andata al di là di ogni previsione.
«Le vittorie e le sconfitte non sono mai casuali e figlie di un solo fattore. Ci sono molti elementi ad aver determinato questo scenario. Gli effetti della crisi economica hanno fatto la loro parte: c'è il problema del lavoro dei giovani, ci sono le difficoltà delle fasce più deboli».
Di Maio ha fatto breccia tra tanti delusi di centrosinistra.
«Negli ultimi anni l'astensionismo è cresciuto di molti punti. È segno che l'M5S ha pescato molto nel centrosinistra e nel centrodestra. A Cagliari ho avuto la percezione di questi spostamenti».
Perché?
«Perché tanti cittadini mi hanno raccontato come la pensavano: ho votato per lei nel 2011 e nel 2016, ma a quelli lì a Roma il voto non glielo do. È la dimostrazione che gli scenari locali sono diversi da quelli nazionali. Il consenso si manifesta in tante modalità diverse come è successo nel Lazio».
Dove Zingaretti è stata l'eccezione nella disfatta.
«Appunto. Il singolo elettore ha votato schieramenti diversi, scegliendo il centrosinistra alle regionali e cambiando strada alle politiche. È stato mandato un messaggio ben preciso».
Quale?
«Dove il centrosinistra è compatto riesce a trasmettere un'idea di governo convincente e ottiene risultati. Come è accaduto in tante amministrazioni locali».
Ma i segnali di divisione sono stati una costante.
«Dove ci si è consumati in litigi sterili, senza parlare di argomenti che riguardano da vicino l'elettore non si è certo raggiunto il risultato sperato. È successo in Lombardia, è successo e a livello nazionale».
In Sardegna il crollo del Pd e di tutto il centrosinistra è stato ancora più pesante.
«A Cagliari città, se si guardano anche i dati di Leu e Potere al popolo abbiamo ottenuto un risultato migliore, non solo di quello nazionale, ma anche di quello dei capoluoghi di provincia sardi».
Che responsabilità ha il governo regionale?
«La Giunta regionale ha messo in campo molti interventi, penso al progetto Lavoras, ma ancora non sono partiti i cantieri e l'occupazione. In altri casi però si è sottovalutato l'effetto dei tagli: mi riferisco alla sanità, sulla quale sono intervenuto l'anno scorso. Ho ricevuto pochi giorni prima del voto una delegazione di cittadini di Stampace, che avevano una petizione con 1500 firme raccolte in tre giorni. Chiedono di avere un presidio di assistenza sanitaria nel centro storico e sono preoccupati del futuro dell'ospedale civile che si sta svuotando, senza che parta un progetto di riutilzzo immediato».
Tra meno di un anno si andrà al voto: il M5S sembra non avere rivali.
«In un anno possono cambiare tante cose, bisogna avere un altro passo. Servono interventi rapidi, la chiusura delle vertenze aperte, ad esempio continuità territoriale e sistema di trasporti interno. Si devono consegnare risultati ai sardi, al tessuto economico produttivo e aiutare lo sviluppo locale con progetti e risorse per i Comuni, le Province e i capoluoghi, la Rete metropolitana di Sassari, la città metropolitana di Cagliari Insomma consegnare risultati ai sardi».
L'esperienza di Campo progressista andrà avanti?
«Certamente. Andrà avanti il progetto. Potrà essere la coalizione di domani, il punto di riferimento di un centrosinistra che può ritrovare l'unità e una spinta che porti sviluppo e occupazione in Sardegna».
Servirà una rincorsa a perdifiato.
«Si può recuperare e si può vincere, stando insieme, con un programma di governo che dia la certezza per un futuro migliore alle imprese, alle famiglie, ai giovani e a tutti i sardi».
Ci sono da fare i conti anche con la Lega: in poco tempo si è ritagliata una fetta importante nell'Isola.
«Salvini è un imbroglia-popoli. È riuscito ad approfittare delle debolezze legate alla crisi. Ha spostato l'obiettivo, ha fatto credere che i problemi siano legati ai migranti. Perché non racconta che la più grande crisi italiana nel Dopoguerra è arrivata tra il 2008 e il 2011, quando al governo c'era anche la Lega».
Tra i tanti effetti del voto di domenica c'è il rischio ingovernabilità.
«È un rischio serio per il Paese».
È concreta l'ipotesi che il Pd si avvicini all'M5S?
«Dubito che accada. Sapremo qualcosa di più dopo gli incontri tra il presidente della Repubblica Mattarella e le delegazioni dei partiti».
I Dem devono stare all'opposizione?
«I risultati parlano chiaro: gli elettori hanno detto che si deve fare opposizione. Ogni altra strada sarebbe sbagliata. Un po' di purgatorio farà bene e servirà per elaborare idee e progetti per il Paese»
Per ora il paradiso sembra lontano.
«Di sicuro si dovrà partire dal livello locale, dove stiamo insieme superano ostilità, divisioni, contrapposizioni. Così si potrà ricostruire anche a livello nazionale».
Serve una cura robusta.
«È fondamentale il dialogo con la gente, si deve puntare sui diritti, sulla scuola, sul lavoro. L'istruzione è un passaggio fondamentale: tutti i ragazzi devono poter scegliere di andare all'università, e ai genitori spetta la libertà economica di assicurare una crescita intellettuale ai propri figli».
Perché il centrosinistra si è allontanato dalla parte debole della società? Si è ritirato dalle periferie?
«Io posso parlare di Cagliari: nel 2011 e nel 2016 il centrosinistra ha vinto anche nei quartieri popolari. Certo, è fondamentale che il rapporto coi cittadini sia vero, sincero».
Quando non è sincero?
«Di sicuro non si può andare nelle periferie solo a fare volantinaggio nei periodi preelettorali. Bisogna portare prima risposte, lavoro, sviluppo. Altrimenti arriva la contestazione, non il consenso».