Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Torna il carnevale “casteddaio” Soltanto maschere tradizionali nella sfilata di giovedì grasso

Fonte: L'Unione Sarda
9 febbraio 2018

Migliaia di persone al corteo colorato che ha attraversato le strade del centro storico

Torna il carnevale “casteddaio” Soltanto maschere tradizionali nella sfilata di giovedì grasso 

 

«No, il carnevale cagliaritano non è rinato. Perché non è mai morto». Parola di una Carmen Miranda («Il mio nome è ovviamente un altro. Ma a carnevale sono solo Carmen Miranda»). Lui (perché, in realtà, è un uomo), una della maschere tipiche del carnevale cagliaritano, è solo una delle circa mille persone che, radunate dalle associazioni cittadine, hanno aperto (dopo l'antipasto teatrale di domenica scorsa) le celebrazioni con la sfilata del giovedì grasso.
LA FILOSOFIA Un corteo in grande stile dopo i problemi, i dissapori degli anni passati: accettato il cambio di definizione (da rantantina a ratantira), l'assenza di carri, “Sa ratantira casteddaia” di Stampace, “Senza confini” della Marina, il comitato di quartiere del Villaggio pescatori e, new entry, l'Exmè di Pirri, hanno voluto rilanciare il carnevale tradizionale. Certo, in coda al corteo ci sono ninja e Guy Fawkes (la maschera di Anonymus). Ma gli organizzatori non hanno concesso sconti: dietro gli striscioni, con i tamburi che scandiscono l'ossessivo e affascinante ritmo della ratantira, solo maschere della tradizione cagliaritana. La ricchissima Carmen Miranda (ognuna della decina di piume del capello costa dieci euro) che sbeffeggia con il suo look esagerato le ballerine brasiliane. E ancora sa panettera (la panettiera), su maccu (il matto), su piscarori (il pescatore), giusto per citarne solo alcune maschere, hanno sfilato scandendo l'immancabile ritornello, cambara, cambara, cambara e maccioni, pisciurè, sparedda e mummungioni (gamberi, gamberi, gamberi e ghiozzi, donzelle, sparaglioni e mormore).
LA SFILATA L'appuntamento è per le 18 al Corso da dove deve partire il serpentone che attraversa tutto il centro storico. Ma già un'ora prima i tamburi scandiscono i ritmi carnevaleschi. Particolarmente rumorosi, is tiaulus (i diavoli) dell'Exmè: hanno deciso di mascherarsi da diavoli perché, anticamente, nella loro zona venivano eseguite le condanne a morte. Ma, senza saperlo, hanno indossato una delle tipiche maschere cagliaritane. Non è tradizionale ma viene apprezzata sa maistra de is burricus , la maestra degli asini che guida una classe particolare (una delle alunne indossa un cartello che sembra tratto da un post di Facebook, “Viva l'ha squola”). C'è voglia di fare festa anche perché, finalmente, la città ha ritrovato il suo vero carnevale. Anche se deve aspettare. Perché, all'inizio, mancano gli operatori antincendio: una veloce mobilitazione e vengono trovati. E, alle 18.30, il via alla festa: il carnevale può impazzare. Ma è solo l'inizio: sabato si replica a Pirri, poi si torna in città domenica e martedì.
Marcello Cocco