Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La burocrazia blocca da tempo la costruzione di un edificio Una discarica in centro

Fonte: L'Unione Sarda
8 febbraio 2018

STAMPACE.

La burocrazia blocca da tempo la costruzione di un edificio Una discarica in centro

Rifiuti e topi in un'area privata di via Mameli 

I tecnici lo chiamano “vuoto urbano”, i residenti di via Mameli hanno una definizione molto più prosaica: discarica. È lo spazio sulla sinistra prima dell'incrocio con via Sassari: chiuso da un muro (più o meno pericolante) e da alcune assi in legno, nasconde detriti di ogni genere (in questi giorni tra bidoni e lastre di vetro è in bella mostra un materasso). Una situazione intollerabile in pieno centro storico. Una situazione figlia di una burocrazia ai limiti della follia.
LA PULIZIA Roberto Capra è uno dei due proprietari dell'area (la parte più vicina a via Sassari). «La scorsa settimana», racconta, «abbiamo riempito un camion con i rifiuti da portare via. E nei prossimi giorni ripeteremo l'operazione. Ma è tutto inutile: qualcuno, compresi anche residenti della zona, ricomincerà a buttare i propri rifiuti, lanciandoli oltre la staccionata. Se non si risolveranno tutti i problemi burocratici non cambierà niente».
LA STORIA Una vicenda vecchia di quasi trent'anni. Nel 1990 sia Capra che la Ediltop, la società che possiede l'altra parte, avevano presentato un progetto per buttare giù i fabbricati esistenti e costruire ex novo un edificio (nel rispetto delle cubature). Tra i documenti allegati, anche alcune foto del 1945 che mostrano gli edifici presenti in quell'area (una parte del fabbricato fu demolito nel 1960). «Nessuna forzatura, dunque», interviene Vincenzo Ammendola di Ediltop, «anzi, più volte abbiamo espresso alle amministrazioni comunali che si sono succedute la volontà di sanificare il fabbricato cadente e malsano».
IL BLOCCO Si arriva al 2005: il progetto viene finalmente approvato. Ma, nel giro di breve tempo, entra in vigore il Piano paesaggistico regionale: diventa impossibile costruire dal momento che nei pressi c'è un bene identitario. Tutto rimandato, tutto da rifare. Sino ai giorni nostri: la soluzione si chiama “Piano particolareggiato del centro storico”, approvato lo scorso anno dal Comune. Ma il diavolo ci mette la coda: interviene la Sovrintendenza che dichiara il Piano esecutivo per i “mantenimenti” ma impone alla Città metropolitana di chiedere la Valutazione ambientale strategica per tutte modificazioni. «Dunque», interviene l'assessora all'Urbanistica Francesca Ghirra, «siamo con le mani legate». Sino a quando? «Sono procedure che dipendono da altri enti oltre che da noi. Ma spero che entro l'estate il problema sia risolto».
LE REAZIONI Un'area, di fatto, abbandonata. E trasformata in discarica. I residenti hanno poca voglia di parlare: dai citofoni solo mezze parole. «Là dentro, quando non entra qualche disperato a cercare riparo, ci sono animali di ogni genere», dice una voce metallica senza nome. Come dimostra il raid di qualche notte fa, quando sono stati spaccati i cristalli di alcune auto per rubare gli oggetti di valore all'interno, questa è una zona a rischio razzie. Chi ci vive parla poco. «Non so», dice una donna che esce da un portone, «se le persone che hanno vissuto in quel rudere sono solo disperati o, invece, anche delinquenti. E se mi prendessero di mira perché ho protestato»?
LA SITUAZIONE Quelle assi sistemate dopo che il muro è stato abbattuto in parte («per effettuare scavi richiesti dalla legge che ci sono costati parecchio», puntualizza Capra) possono essere spostate facilmente: ci entrano di tanto in tanto disperati ma anche amanti degli animali perché, al suo interno, ci sarebbe anche una colonia felina non registrata. «Ma su questi animali», sostiene Andrea Dedoni, titolare del ristorante Ammentos, «non ho nulla da dire: almeno tengono lontani i topi». In fondo, sono il male minore. «Però, questa situazione deve essere risolta». Lui non se la prende con i proprietari dell'area. «Quando finalmente potranno intervenire, io avrò a disposizione un cortile per sistemare anche i tavoli all'aperto». Un sogno che si realizzerà solo quando la burocrazia smetterà di piazzare i suoi ostacoli.
Marcello Cocco