Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Porto canale, il futuro è grigio

Fonte: L'Unione Sarda
28 dicembre 2017

Grande preoccupazione per la riduzione del traffico di container. Posti di lavoro a rischio

 

 

Gli armatori hanno scelto Gioia Tauro come scalo intermedio

 

 

L'orizzonte è scuro, il Porto canale non rientra più nel gradimento della “Grande alleanza” degli armatori. Chi gestisce il traffico delle grandi navi porta container non ritiene più conveniente appoggiarsi allo scalo commerciale cagliaritano, preferendo approdi più attrezzati e convenienti. Gli agenti marittimi non intendono alzare bandiera bianca e rassegnarsi a un destino che sembra segnato e chiedono investimenti e servizi da parte dell'Autorità portuale.
L'INCONTRO ROMANO «Il sottosegretario del ministero delle Infrastrutture Ivano Russo è stato chiaro: la Hapag-Lloyd non utilizzerà più Cagliari come scalo ma punterà le rotte su porti concorrenti: Grecia, Tangeri, Alessandria d'Egitto e Gioia Tauro». Michele Pons è il rappresentante degli agenti marittimi della Sardegna. Alcune settimane fa ha partecipato al tavolo convocato a Roma per discutere del porto commerciale del capoluogo. «Siamo preoccupati per la riduzione del traffico dei container che, inevitabilmente, avrà ripercussioni sui posti di lavoro». Gli armatori, a parità di costi e servizi, preferiscono scali con caratteristiche logistiche migliori. «Il traffico sarà deviato a Gioia Tauro dove, grazie alla rete ferroviaria, è possibile spedire i contenitori nel Nord Europa. Noi per smistare i contenitori utilizziamo le piccole e più costose navi feeder ».
VERTICE CON L'AUTORITÀ Il 21 dicembre si è tenuta la riunione del “Comitato di partenariato del sistema mare” dei porti sardi, la prima da quando si è insediata la nuova Autorità portuale presieduta da Massimo Deiana. «È fondamentale che gli armatori abbiano a disposizione i servizi essenziali a costi competitivi. A oggi - aggiunge Pons - nonostante a Sarroch ci sia una delle raffinerie più importanti del Mediterraneo, non possiamo rifornire le navi». La richiesta degli agenti marittimi è precisa: «Il Porto canale è un'industria del mare e ha necessità della Zona franca e di nuove gru adatte per la movimentazione dei container trasportati in mezzi sempre più grandi». Lo scalo commerciale cagliaritano ha grandi margini di crescita non ancora sfruttati. «Negli altri porti gli armatori fanno a gara per conquistare un metro quadro di spazio, qui non riusciamo ad attrarne uno che decida di mettere la base ai suoi movimenti. Perché - si chiede il presidente degli agenti marittimi - nonostante il Piano regolatore, una banchina è ancora un campo incolto»? La palla è nelle mani dell'Autorità portuale. «Deiana si è dimostrato disponile e attento ma dobbiamo sbrigarci e recuperare in fretta i tre anni e mezzo di commissariamento».
SCELTE STRATEGICHE Massimo Deiana siede da pochi mesi sulla poltrona dell'Autorità portuale. Le sue competenze, visto anche il trascorso da assessore regionale ai Trasporti, vanno ben oltre questo breve arco temporale. «Tutto vero, bisogna fare di più per potenziare il porto e attirare container. Da qualcuno arriva l'invito a fare pressioni sul concessionario Cict, uno dei più grandi terminalisti del mondo e che solo in Italia gestisce cinque porti. Che ha tutto l'interesse a sviluppare una certa mole di traffico: per il porto commerciale cagliaritano paga una concessione a prezzo di favore che altrimenti verrebbe revocata». L'Hapag Lloyd lascerà Cagliari? «La società si è unita in alleanza con uno dei tre colossi mondiali. È cambiata la strategia e stanno puntando sul gigantismo delle navi. Quando siamo partiti potevamo ricevere mezzi da 5.000 container, ora superano i 20.000». Gli agenti marittimi fanno richieste precise. «Sia ben chiaro - precisa Deiana - che non esiste un unico fattore risolutivo. Ho incontrato i vertici della Saras che hanno manifestato interesse per offrire i rifornimenti alle grandi porta container. Non solo, la sfida dovrà essere verde , perché nel 2025 le navi dovranno avere un impatto ambientale più basso e noi dovremo essere in grado di fornire carburante con un livello di zolfo molto ridotto». Sul tema carburanti la vicenda è spinosa. «Non entro nell'aspetto tecnico, ma il deposito costiero per il Gas naturale liquido è fondamentale per il rifornimento delle navi che nel 2020 dovranno usarlo nelle vicinanze dei porti». Perché realizzarlo a Giorgino può essere pericoloso? «Per motivi tecnici - spiega Deiana - il gas allo stato liquido deve essere stoccato a -156 gradi. Per questo, il deposito non può essere distante più di un chilometro dal bocchettone della nave». A che punto è la Zona franca? «Abbiamo messo i soldi e il Cacip è pronto a recintare, ma i progetti industriali non li può fare l'Autorità portuale». Servirebbero gru più potenti. «L'investimento sfiorerebbe i 50 milioni di euro. Prima di affronatarlo è necessario avere certezze». All'orizzonte c'è un'incognita. «Siamo pronti a mettere in campo tutte le nostre energie - conclude Deiana - ma sembrerebbe che il Porto canale sia addirittura privo dell'autorizzazione paesaggistica».
Andrea Artizzu