Rassegna Stampa

web sardiniapost.it

Coonfcooperative Cagliari regge alla crisi: 7mila soci, fatturato a 143 milioni

Fonte: web sardiniapost.it
4 dicembre 2017

Coonfcooperative Cagliari regge alla crisi: 7mila soci, fatturato a 143 milioni

I segnali di rilancio sono ancora troppo timidi, la percezione della ripresa molto limitata, ma la strada intrapresa dal mondo della cooperazione nel sud Sardegna è quella giusta e i dati lo dimostrano. È quanto emerso oggi dall’assemblea annuale di Confcooperative Cagliari, tenuta nel centro comunale d’arte e cultura ‘La Vetreria’ di Pirri. Tre i tavoli di confronto che partendo dal tema dell’incontro: ‘Orientare il cambiamento – nuove sfide tra criticità e opportunità’, hanno visto i rappresentanti del mondo associativo fare il punto sullo stato di salute delle cooperative legate ai diversi settori che spaziano da quelli sociali e sanitari, alla produzione di servizi e lavoro sino a quelli turistici culturali e dell’agroalimentare. Trovare nuove strategie per fronteggiare la crisi e orientarsi verso una ripresa più stabile e realmente percepita, è stata l’occasione per snocciolare i dati che fotografano luci e ombre della cooperazione nella provincia di Cagliari. Un sistema, quello di Confcooperative che attualmente conta nel sud dell’isola, 7.050 soci suddivisi in 225 cooperative attive che danno lavoro ad oltre 3.700 persone per un costo lavoro di 72 milioni e un fatturato complessivo provinciale di 143 milioni di euro annui. Notevole la presenza femminile, con 75 donne presidenti di cooperativa per un’incidenza del 33 per cento a fronte di un 25 per cento nazionale.

“Questi ultimi anni sono stati segnati da una crisi senza precedenti non solo per la durata, alla fine siamo già arrivati a 10, ma anche per una crisi finanziaria mai vista – sottolinea Roberto Savarino, riconfermato nel 2016 presidente di Confcooperative Cagliari – una sorta di rivoluzione industriale 4.0 che ha cambiato e sta cambiando tutto ciò a cui eravamo oramai abituati e si è trasformata in rivoluzione sociale prima ancora che economica. In Sardegna, l’impatto di questi anni ha avuto e ha effetti devastanti, più pesanti rispetto ad altre realtà e dunque non possiamo più affidarci al carattere tipicamente anticiclico delle cooperative ma bisogna metterci del nostro per provare a risollevare questa difficile situazione e invertire la tendenza che è davvero preoccupante nonostante i timidi segnali di ripresa che però sono così timidi da essere difficilmente percepiti. Confcooperative associa imprese che operano in settori diversi e già questo è un primo dato da non sottovalutare per gli aspetti positivi che possiamo cogliere. Il primo è che facendo rete possiamo dare risposte concrete all’approccio multidisciplinare verso cui le nostre cooperative sono sempre più chiamate”.

Tra le novità dell’ultimo periodo, i contratti collettivi che prevedono la copertura sanitaria per gli associati, offrendo così nuove opportunità di fronte ai tagli del servizio pubblico. Una vera e propria mutua senza scopo di lucro che per visite di alta specializzazione diagnostica e strumentale mette a disposizione un plafond di 5.000 euro da utilizzare sia nel pubblico che nel privato e che ad oggi vede circa 1.100 lavoratori assistiti nel sud Sardegna. “Questo – ha aggiunto Savarino – è solo un esempio concreto di quello che rappresenta lo spirito cooperativo – riprende il presidente – che spinge al lavoro di gruppo, rafforza lo spirito di appartenenza e sostiene e migliora il capitale umano che poi è il capitale più importante che abbiamo. Per il futuro economico del nostro sistema è necessario definire obiettivi specifici e perché questi siano concreti e raggiungibili è necessario salvaguardare le specificità delle società cooperative anche a costo di variare qualche aspetto del diritto societario sugli organi di controllo interni alle cooperative. Questo per prevenire l’impoverimento della partecipazione nelle cooperative con l’amministratore unico e per dare valore alla partecipazione dei soci. Cambiamenti necessari per dimostrare e mettere sempre più in luce ciò che ci differenzia dalle società di capitali e dare più valore alla ‘diversità’ cooperativa. Solo così possiamo diffondere e far avanzare la cultura d’impresa delle cooperative e la loro importanza nel ricostruire e riannodare un tessuto sociale oggi sfilacciato. È questa la storia e la forza delle cooperative da cui ripartire per farle crescere per migliorare il loro futuro e il futuro di tutti noi”.