Rassegna Stampa

Metro Cagliari

«Così si può rilanciare il porto» La ricetta di Massimo Deiana contro la crisi del traffico merci

Fonte: Metro Cagliari
1 dicembre 2017

 

L'INTERVISTA.

Il presidente dell'Autorità portuale rassicura i lavoratori: faremo l'Agenzia

«Così si può rilanciare il porto» La ricetta di Massimo Deiana contro la crisi del traffico merci 

«L'agenzia per la fornitura di manodopera temporanea si farà, non abbandoneremo neanche un lavoratore. Quanto al futuro del porto forse è il momento di cominciare a pensare a uno sviluppo complessivo alternativo, soprattutto sul versante del traffico merci».
Il presidente dell'Autorità portuale Massimo Deiana, in carica da luglio, spiega la strategia per rispondere alle emergenze che stanno togliendo il sonno agli operatori dello scalo marittimo cagliaritano, spaventati da una crisi che pare irreversibile.
Nell'ultimo anno al porto canale si è registrato il 40% in meno di traffico container. Di chi la colpa?
«In realtà il calo è stato del 28%, mentre la perdita nell'ultimo quadriennio è stata del 5,2%. Sto citando i dati ufficiali che abbiamo trasmesso al Ministero».
Sempre di crisi parliamo.
«Certamente, però è aumentato il traffico RoRo, cioè dei semi rimorchi, e quello delle merci alla rinfusa».
Ma in banchina si lavora soprattutto con i container e secondo molti esperti Cagliari ha dotazioni non adeguate: ad esempio gru obsolete e troppo piccole per intervenire su navi sempre più grandi.
«Fosse solo quello la soluzione sarebbe semplice, basterebbe acquistare nuove gru e adeguare le banchine. Purtroppo c'è dell'altro».
Ce lo spieghi.
«Il porto canale è un porto di transhipment puro, che significa che funziona come una piattaforma logistica. Le grandi navi in arrivo ad esempio dall'Estremo Oriente scaricano i container che poi quelle più piccole ricaricano per trasportarli ovunque nel Mediterraneo. Il problema è che se sino a qualche anno fa queste grandi navi trasportavano al massimo 8mila container ora sono dei mostri che arrivano a oltre 20mila e hanno un'esigenza: approdare in un porto che sia più vicino possibile a quello di partenza e che rappresenti l'accesso anche via terra a un territorio vasto e quindi a un mercato ampio. Non a caso le navi in arrivo dall'Oriente entrando da Suez vanno al Pireo dove i cinesi hanno investito miliardi. La stessa cosa accade per quelle che arrivano da Gibilterra, scelgono Tangeri o la Spagna con Algeciras».
Insomma, paghiamo ancora una volta il fatto di essere un'isola?
«Soprattutto non siamo un mercato, basti pensare che solo l'1-2% delle merci che passano da porto canale sono destinate a noi sardi».
Quindi siamo spacciati?
«No, il porto si può rilanciare, ma in questo scenario immaginare che possa essere uno scalo di transhipment puro è una scommessa persa. Bisogna sviluppare la nostra capacità tecnica e mantenere il massimo appeal possibile, migliorando le gru e facendo tutto ciò che serve, ma si devono anche avere prospettive innovative.
Ad esempio?
«Ci può aiutare molto la zona franca, perché se arriva una nave cinese piena di forni a micronde destinati al Nord Africa che hanno necessità di un surplus di lavorazione, con un regime doganale agevolato noi potremmo candidarci ad aprire i container, fare l'operazione e farli ripartire. Inoltre dobbiamo puntare di più sul traffico dei semi rimorchi che è ancora al porto storico ma che presto trasferiremo al porto canale dove abbiamo già spostato le merci rinfuse: in entrambi questi settori le prospettive di crescita sono molto interessanti».
Nel frattempo però proprio per il crollo del traffico merci il Ministero ha bloccato la nascita dell'Agenzia che avrebbe dovuto riassorbire i 48 lavoratori della Compagnia portuale sull'orlo del crac.
«Sì ma ha anche aggiunto che se riusciamo a costruire un percorso che tiene conto di tutto il traffico del porto e non solo dei container, riprenderà in considerazione l'ipotesi».
E a che punto siete?
«Ci stiamo lavorando e nell'incontro del 28 novembre abbiamo messo in condizioni il Ministero di riconsiderare la questione, anche autorizzando l'Autorità portuale a entrare nell'Agenzia per 36-48 mesi con una percentuale del 30%. Siamo molto ottimisti e stiamo elaborando una forma sostenibile dal punto di vista legale e amministrativo».
Tempi?
«Giorni, sicuramente entro l'anno. Di certo non lasceremo nessun lavoratore portuale a piedi, ho un impegno morale con loro e manterrò la promessa».
Massimo Ledda