Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Ex scuola, cantiere ancora fermo I lavori per realizzare i 36 alloggi popolari non sono mai iniziati

Fonte: L'Unione Sarda
2 novembre 2017

VIA FLUMENTEPIDO.

L'assessore Gianni Chessa assicura: «Problemi risolti, fra un mese si parte»

Ex scuola, cantiere ancora fermo I lavori per realizzare i 36 alloggi popolari non sono mai iniziati 


Attenzione: stabile pericolante, caduta di materiale dall'alto . Dieci mesi dopo la situazione non è cambiata. L'ex scuola comunale di via Flumentepido, nel cuore del rione popolare di Is Mirrionis, è uno scheletro tetro e senza più infissi, circondato da cartelli di pericolo per tutto il suo perimetro.
CANTIERE FERMO Eppure lo scorso 5 gennaio, a pochi giorni dallo sgombero delle famiglie che da oltre 10 anni occupavano abusivamente l'edificio, l'assessore ai lavori pubblici Gianni Chessa aveva annunciato con convinzione l'imminente apertura del cantiere che porterà alla costruzione di 36 alloggi di edilizia popolare suddivisi in due palazzine nuove di zecca. «La struttura sarà buttata già entro un mese», furono le sue parole. A oggi però è stata demolita soltanto la scalinata dell'ingresso principale della scuola, mentre nel cortile sul retro che si affaccia su via Serbariu sono ancora ammassati in cumuli rifiuti di ogni tipo lasciati lì dagli ex occupanti: vecchi mobili, televisori, frigoriferi, scaldabagni, reti e materassi. Nessuna traccia di lavori recenti, né di operai o mezzi.
L'ASSESSORE «È vero siamo in ritardo - ammette l'assessore Chessa -, ma per una buona ragione: abbiamo fatto tutta una serie di modifiche al progetto originario perché c'erano alcune cose che non andavano bene. Ciò ha causato un allungamento dei tempi, ma ormai ci siamo: abbiamo già fornito all'impresa che si è aggiudicata l'appalto, la Inca di Quartu, tutte le varianti al progetto originario e proprio in questi giorni stanno facendo le verifiche tecniche. A breve porteremo il progetto in giunta e probabilmente fra un mese, al massimo alla fine dell'anno, inizierà la demolizione dello stabile. Quando finiranno i lavori? Fra due anni e mezzo le nuove palazzine saranno ultimate».
IL COSTO A disposizione ci sono 4 milioni e 896mila euro, in gran parte finanziati dalla Regione col Comune che ha messo di tasca sua 200mila euro. Le due palazzine da quattro piani, ciascuna col proprio cortile e il proprio parcheggio, avranno ingressi separati: uno in via Flumentepido e l'altro in via Serbariu. Ospiteranno 36 appartamenti dalle dimensioni variabili: quattro saranno da 64 metri quadri, nove da 54,62 e ventitré da 72,70.
PIÙ ALLOGGI PER I DISABILI La modifica più importante apportata al progetto iniziale riguarda il numero di alloggi che saranno attrezzati in modo da poter essere assegnati ai portatori di handicap e alle persone con mobilità ridotta, che è stato triplicato passando dai 6 inizialmente previsti agli attuali 18. E proprio questo cambio in corsa, a detta dell'assessore, ha provocato il maggior ritardo nell'avvio dei lavori.
«NUOVA FILOSOFIA» «Non vogliamo commettere gli errori del passato - sono le parole di Gianni Chessa -, perché la nostra idea di edilizia popolare è diversa da quella che si può vedere girando proprio nel quartiere di Is Mirrionis. La nostra intenzione è realizzare appartamenti esteticamente gradevoli e, laddove possibile, senza barriere architettoniche all'interno e all'esterno. Negli alloggi popolari attualmente disponibili a Cagliari vivono persone, tra cui tantissimi anziani, che hanno difficoltà a spostarsi e non possono più uscire di casa, cittadini che ci chiedono di poter avere un altro alloggio che consenta loro di non fare una vita da reclusi». E prosegue: «Per questa ragione abbiamo adottato una nuova filosofia abitativa» con cui «vogliamo dare risposte alle loro esigenze e realizzare case fruibili anche da chi ha problemi di deambulazione. Ci tengo inoltre a ricordare che inizialmente erano previste delle ampie aree condominiali interne, ma successivamente abbiamo preferito eliminarle e ricavare altri quattro appartamenti. Il motivo? Evitare futuri abusi o occupazioni: non tolleriamo più bunker o situazione di illegalità».
Massimo Ledda