Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

erra di fuochi e di nessuno L'area è stata sgomberata eppure c'è chi accende ancora roghi

Fonte: L'Unione Sarda
7 settembre 2017

Con un'interrogazione Benucci ha dato voce ai residenti di Su Planu e Mulinu Becciu Terra di fuochi e di nessuno L'area è stata sgomberata eppure c'è chi accende ancora roghi 

Tutto. Ogni genere di oggetto - nessuno escluso - può trovarsi qui sulla collina dei veleni. Ridotto a pezzi o bruciato o arrotolato a mille altri. Vestiti come stracci, elettrodomestici come carcasse, sedie usate come water in cima a un deposito sotterraneo trasformato in una gigante latrina. Tutto. Rifiuti carbonizzati sullo sterrato o gettati nel dirupo davanti agli uffici della Motorizzazione a formare uno strato informe di spazzatura che puzza di acido e carbone tra nuvole di polvere e cenere alzate dal vento che spargono nell'aria quel che resta dell'ultimo rogo.
Nella notte tra lunedì e martedì, a una settimana dallo sgombero delle ultime famiglie rom, un altro incendio è divampato in questo promontorio che guarda all'ultimo pezzetto a nord della città lungo la Statale 554 che corre verso l'aeroporto. Sotto una luna grande e luminosa le fiamme hanno avvolto un frigorifero, il carrello di una barca, tubi di acciaio, cd musicali e quel che ora tra la cenere non si riconosce più. Il fumo denso e nero ha sbuffato in cielo, ha appestato l'aria e raggiunto le finestre dei palazzi di Mulinu Becciu e Su Planu dove abitano le famiglie che da anni denunciano i rischi per la salute provocati dalla diossina sprigionata dai continui roghi appiccati nella notte per smaltire rifiuti che non si sarebbero mai dovuti trovare qui.
L'INTERROGAZIONE Martedì i membri del comitato “No diossina” hanno protestato ancora e ieri di nuovo con un'altra interrogazione urgente firmata dal consigliere comunale Marco Benucci e indirizzata al sindaco Massimo Zedda e alla giunta per chiedere una bonifica prima che altri roghi trasformino quel “tutto” in cenere e fumo tossico. «Non stiamo più qui ad aspettare caro sindaco. La magistratura e la questura hanno avuto tanto tempo per fare le indagini, ora credo sia arrivato il momento di dire basta perché non si può continuare a mettere a repentaglio la salute delle persone. Invitiamo a espropriare il terreno privato per problemi di ordine e salute pubblica e a sorvegliare h24 per scoprire chi appicca i roghi e far sì che la giustizia faccia il suo corso e metta nel posto che meritano (la galera) chi commette crimini ambientali e mina la salute pubblica», si legge nel documento.
Per raggiungere questa terra abbandonata basta uscire dalla 554 e arrampicarsi su una salita ripida: l'Agenzia delle entrate alle spalle e, sulla destra oltre la scarpata, il parcheggio della Motorizzazione dove una signora con un velo sulla testa tende la mano e chiede l'elemosina agli automobilisti.
A mezzogiorno in cima al promontorio dei veleni fa un caldo che rende più vivi gli odori, mentre al rumore del traffico che scorre sull'asfalto bollente si aggiunge il tintinnio di una catena e il fruscio dei sacchetti di plastica gonfiati dal vento. A guardar bene, chiunque abbia accumulato questa montagna di spazzatura ha applicato una specie di regola con cataste di rifiuti semi-differenziati in qualche modo.
L'ultimo blocco consegnato alle fiamme è quello di ferro ed elettrodomestici, proprio quelli per cui è necessario l'intervento di una ditta specializzata che si occupi dello smaltimento. I vigili del fuoco intervenuti due notti fa hanno spento l'incendio prima che la massa di plastica, schede elettroniche e ferraglia si sciogliesse del tutto. Hanno messo al riparo dal calore e dalle fiamme cinque bombole di gas prima che saltassero per aria e le hanno lasciate al centro del piazzale devastato tempestato da tappi di bottiglia conficcati nella terra come sassi colorati. Qualche metro più in là c'è un mucchio di legname: ante di armadi, sedie, tavoli, piedi di credenze che sbucano dalla pira già pronta all'innesco. Sotto lo sguardo distratto di due pecore accoccolate al sole nell'ovile accanto, un gatto passeggia tra la cenere proprio dove le fiamme hanno risparmiato la scarpetta da tennis rosa appartenuta a una bambina. E ancora: oltre il recinto arrugginito abbattuto a metà, c'è una baracca di mattoni senza porte né finestre. Solo mura che nascondono un cumulo di paglia e altri rifiuti.
Una folata di vento improvvisa sfoglia svelta le pagine in cui Agatha Chiristie racconta le indagini dell'infaticabile Poirot e quelle che Conan Doyle ha dedicato a Sherlock Holmes. Libri sparpagliati a terra come rovesciati con furia da uno scaffale che si perdono ai confini della distesa di spazzatura che si allunga fino all'asfalto: i più lontani sono i copertoni.
Da qua i palazzi di Mulinu Becciu e Su Planu possono sembrare lontani, invece sono poco distanti, nascosti da un hotel sulla Statale. A guardarla dall'alto la città, su una qualunque mappa del web, si capisce in un lampo come basti un soffio di vento per trasportare il fumo, la puzza e la paura fino alle finestre di chi non si arrende e insiste nel chiedere una bonifica urgente. Nell'attesa che accada qualcosa, la domanda è: come è finita questa montagna di rifiuti su una collina accanto alla Statale a dieci minuti dal centro abitato? E quanto tempo è stato concesso ai responsabili per accumularla?
LE INDAGINI A dare una risposta ai tanti quesiti legati alla discarica sarà l'inchiesta della Procura. Nel registro degli indagati un anno fa sono state iscritte otto persone alle quali si contestano i reati di smaltimento illegale di rifiuti, inquinamento e disastro ambientale. A portare avanti le indagini sono i carabinieri del Noe e gli agenti della Polizia provinciale.
Al terreno per il quale era stato disposto il sequestro da parte della magistratura intanto si può accedere senza alcun problema. Nessuna recinzione e nessun controllo. Nessuna messa in sicurezza. La discarica è aperta a chiunque voglia fare una visita a questa collina con vista sulla città che con il passare degli anni è stata trasformata in una terra abbandonata e avvelenata dai fuochi.
Mariella Careddu