Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Una parrocchia di trenta famiglie L'ultimo nato ha tre mesi: «È la nostra assicurazione sulla vita»

Fonte: L'Unione Sarda
31 agosto 2017

VILLAGGIO PESCATORI. Viaggio fra le stradine del minuscolo borgo davanti al mare di Giorgino

Una parrocchia di trenta famiglie L'ultimo nato ha tre mesi: «È la nostra assicurazione sulla vita» 


Maicol ha tre mesi, un gigante per la sua età: è l'ultimo nato del Villaggio Pescatori, enclave cagliaritana, casette da fiaba per una trentina di famiglie che vivono davanti al mare di Giorgino. La piazza è già imbandierata per la edizione numero 32 della ”Sagra del pesce” e nei locali adiacenti la parrocchia è un via vai di volontari che preparano i tavoli, puliscono i grandi fornelli che verranno utilizzati per arrostire e friggere, riempiono i grandi frigo di vino e bevande.
IL VETERANO Giovanni Montaldo, 67 anni, residente storico del Villaggio, è una sorta di parafulmine nell'organizzazione della festa. «Stiamo lavorando da giorni e giorni. Abbiamo cominciato con le pietanze che si possono conservare grazie alla presenza dell'aceto, da sa burrida all'insalata di mare». Sarà lui a cucinare nei grandi fornelli da campo nelle serate di sabato e domenica per migliaia di persone.
PESCATORI, ADDIO Questo piccolo borgo marino è una pagina aperta di storia cittadina. «Villaggio pescatori e non Villaggio dei pescatori», tiene a precisare Montaldo, «perché qui, di pescatori, non ce n'è più neanche uno. Siamo ormai una grande famiglia di famiglie anziane. Dopo che ci ha lasciato la signora Chiarina Poma, morta a 106 anni, per fortuna, tre mesi fa, è nato Maicol, che è diventato subito la nostra mascotte e la speranza di futuro per il nostro piccolo borgo».
MINI PARROCCHIA È la più piccola fra le 134 parrocchie della diocesi di Cagliari. La chiesa, poco più di una cappella ricavata dall'ex-salone di un istituto di suore, è intitolata alla Madonna di Fatima. La comunità la festeggia con una suggestiva processione a mare che ricorda quella più imponente di Bonaria alla prima domenica di luglio, terza festa per la patrona dei sardi. Immancabile, ogni anno, una sosta della processione votiva di Sant'Efisio che qui fa tappa sia nel suo viaggio di andata verso Nora che nel suggestivo corteo del rientro alla luce delle fiaccole.
NAVETTA «Ci sentiamo staccati dal resto della città», dicono le donne del comitato mentre si danno da fare nelle cucine. «Siamo trentatre case e tres merdonas » aggiunge un'altra. Il collegamento con il centro città è garantito da una navetta del Ctm «ma la verità è che quasi nessuno si ricorda di noi se non in poche occasioni. Il significato della Sagra è anche quella di sentirci vivi e parte integrante della città».
PISCI A COLLETTU Si prepara una festa cagliaritana a tutto tondo. A cominciare dal menù, a base di pesce, con una variante legata anch'essa al mondo della pesca: un piatto chiamato pisci a collettu nome che ironicamente andava a indicare appunto il pesce dei poveri, fave bollite con qualche rametto di menta e aglio, una pietanza povera di proprietà nutritive che in determinati periodi dell'anno era il primo piatto nella tavola dei poveri.
LA STORIA La fondazione di questo borgo viene fatta risalire al 1943. «Ricordo ancora», dice Giovanni Montaldo, «i depositi delle batterie antiaeree e le prime palazzine, tutte a un piano. Non c'era alcuna indicazione delle strade tantomeno di numeri civici». Il quartiere nasce con un'edilizia povera, «per costruire le case è stata utilizzata la sabbia della spiaggia di Giorgino», dice ancora Montaldo, «tanto che se si scrosta appena una parete vengono fuori patate di mare o gusci di arselle». Solo in una seconda fase il borgo ha conosciuto una sua espansione attorno alla piazza, vera fontana del villaggio con al centro il campanile della chiesa.
IL FUTURO All'ingresso del Villaggio, nella facciata laterale della prima abitazione, è murata una massiccia àncora nera con - incastonata - una grossa elica: simboli di questa comunità che resta comunque legata al mare di Cagliari, al mare di Giorgino. «Da qui nessuno di noi vuol andar via. Il piccolo Maicol è la nostra assicurazione sulla vita».
Paolo Matta