L'ALTRA CITTÀ. Le case in una grotta, nello spogliatoio e sulle sponde delle saline
Le storie degli invisibili negli alloggi più improbabili
Pierluigi vive in una grotta, con vista mare e gruppo elettrogeno. Qualcun altro ha trovato alloggio sulle sponde delle saline di Molentargius. Anche i ruderi di viale Trieste - dimenticati dalle istituzioni - sono stati abitati. E siccome la disperazione aguzza l'ingegno, ecco che basta poco per trasformare anche lo spogliatoio di un campo sportivo in una casa di fortuna. Angoli dimenticati da Dio, e al riparo da occhi indiscreti. O quasi.
L'EREMITA «No, no, non è mica casa mia, è di un amico. Mi sta ospitando per un po'», si affretta a chiarire Pierluigi Paderi, sessant'anni, cagliaritano. Compare all'ingresso di via Giovanni Manurita 28, una stradina fantasma, che esiste solo sullo stradario e porta sino alla vetta del Colle Sant'Elia. Lo precedono una decina di cagnetti color caffellatte. L'undicesimo è di taglia media, e ha tra i denti un osso bovino quasi più grande di lui. In mezzo secondo son tutti lì, davanti al cancello mezzo arrugginito, chiuso con catena e lucchetto. Ci vuole qualche minuto per conquistare la sua fiducia, lasciapassare per il tour nella sua casa temporanea. Una grotta d'ultima generazione, dotata di lampade «a batteria», appese al soffitto e fissate coi tasselli conficcati nella roccia. C'è anche il ventilatore in stile Casablanca. Un lungo tavolone di legno piazzato al centro, camino grossolano all'angolo destro, a fianco alla zona cottura. Il bagnetto è all'esterno: così piccolo che una volta dentro quasi manca l'aria. L'elettricità è una voce non contemplata. «Mi arrangio col gruppo elettrogeno», spiega. «Una casa ce l'avevo, poi ho perso il lavoro e un conoscente mi ha fregato. Ora sono disastrato. Qui non si sta male, ma ovviamente vorrei un'abitazione normale. Peccato non potermela permettere».
IL CUSTODE DISOCCUPATO Negli spogliatoi del campo sportivo comunale di via Anglona vive Giuseppe Lai. «Lavoravo come contrattista alla Saras, poi è arrivata la crisi e pure la separazione», racconta con garbo e cane al seguito. «L'alloggio che mi avevano assegnato in via Castelli l'ho dovuto lasciare alla mia ex, dal 2011 abito qui». Una soluzione provvisoria, che «in qualche modo ripago prendendomi cura dei campi e di tutta quest'area. Abbandonata da anni». Trenta metri quadri al massimo, camera da letto, cucinetta e il bagno. Una sorta di monolocale dove il superfluo è bandito, ma comunque dignitoso e ben tenuto. La stessa dignità di Giuseppe, «certo non mi arrendo, sono abituato a rimboccarmi le amiche». Una presenza discreta, un uomo benvoluto da quelli del quartiere incastrato tra il Santissima Trinita e Tuvixeddu.
LA CAPANNA DI LUCIO Cucina, camera da letto e bagno, perfettamente mimetizzati tra la vegetazione del parco di Molentargius. L'unica strada per accedervi è un sentiero in via delle Rondini, dopo aver superato la rete di metallo che con un po' d'immaginazione si trasforma in cancello d'ingresso, in mezzo agli alberi eccola lì, la capanna sullo stagno. Un mix di legno, plastica, metallo e vecchie reti a molle, messe insieme con indiscutibile buongusto. Sino a qualche mese fa ci viveva Lucio Melis, ma la gente del quartiere dice che non si vede più da un pezzo. Resta la sua casetta, che probabilmente continua a essere abitata.
IL CAMPEGGIO NELLO STAGNO Tendina da campeggio, cucinotto, e tre materassi - a una piazza - sistemati nel canneto di via dei Tritoni. Sulla sponda delle saline, dove lo scenario è mozzafiato, per chi la casa ce l'ha vera. Un piccolo rifugio lontano da sguardi invadenti, e dove i panni stesi confermano la presenza di più di un inquilino. Di cui nessuno sembra sapere nulla. C'è anche un tavolino di alluminio da bar, con l'ombrellone Algida, tutt'attorno bottiglie d'acqua e un carrello della spesa.
LA TENDA TRA I RUDERI Anche i due ettari circa affacciati su viale Trieste, da qualche tempo si sono trasformati nell'alloggio di fortuna di un uomo di mezza età. Almeno così racconta chi davanti a quei ruderi, di proprietà della Regione e un tempo sede dell'ex caserma Trieste, ci passa spesso. La visita a sorpresa cade nel vuoto. Di lui non c'è traccia, in compenso ci sono i suoi averi. Pochi, a dire il vero. Una tenda, qualche bidone di plastica, sedia e tavolino.
I CLASSICI INTRAMONTABILI E poi ci sono gli abusivi classici, che scelgono gli immobili in disuso del Comune. Senza neanche fare troppa strada. Alcuni si sono sistemati nell'ex biblioteca di via dei Partigiani. Altri stanno nella scuola di via Zucca. Dove sembra essere nato un rimessaggio nel piazzale. Tra motoscafi - senza motore -, automobili senza targa e serbatoi con vista strada. È l'altra faccia di Cagliari.
Sara Marci