Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«In Sardegna nessun allarme per le infiltrazioni mafiose»

Fonte: La Nuova Sardegna
17 maggio 2017

«In Sardegna nessun allarme per le infiltrazioni mafiose»
Parola della presidente della Commissione parlamentare Antimafia Rosy Bindi in visita nell'isola

CAGLIARI. In Sardegna le infiltrazioni mafiose non sono per ora un fenomeno allarmante come in altre regioni. Nonostante il crescente afflusso di detenuti in regime di 41 bis o speciale, gli sbarchi diretti di migranti dall’Algeria, le fragilità economiche che potrebbero esporla agli affari della criminalità organizzata interessata a investire denaro sporco nel turismo e nel settore immobiliare e nella droga, l’isola «non è una regione che desta particolari preoccupazioni».
Parola della presidente della Commissione parlamentare Antimafia Rosy Bindi (Pd), in Sardegna da oggi con una delegazione che stasera visiterà il carcere di Cagliari Uta, dove sono in corso lavori per ospitare detenuti del 41 bis oltre ai 38 attualmente in regime speciale, e domani quello di Bancali a Sassari, che ne ospita già 90.
«La guardia non va mai abbassata, anzi. E qui la vigilanza, non solo delle istituzioni ma anche dei sardi non è mai mancata, anche per la giusta e comprensibile gelosia che hanno per la loro terra», ha sottolineato Bindi, che domattina sarà di nuovo a Roma, per una riunione in Senato sulla riforma dei beni confiscati, lasciando la guida delle delegazione ai vicepresidenti Claudio Fava (Art.1 Mdp) e Luigi Gaetti (M5S). «Ma le mafie non hanno confini e anche la Sardegna è un territorio che desta l’attenzione delle organizzazioni mafiose. Da tempo è una piattaforma per lo scambio di sostanze stupefacenti specie provenienti dal Centro e Sudamerica e dal Nordafrica. Le mafie italiane, soprattutto la ’ndrangheta, realizzano lo scambio, per poi lasciare lo spaccio alla criminalità locale».
«La Sardegna è anche un terra particolarmente appetibile per la sua principale ricchezza, il turismo, e per gli investimenti immobiliari», ha aggiunto Bindi. «Non mancano la volontà e le occasioni di riciclare denaro sporco, con la complicità di banche, commercialisti, imprenditori e professionisti a vari livelli che si prestano come interlocutori. Ma siamo ancora in tempo per preservare questa terra da insediamenti mafiosi».
Secondo la presidente della Commissione, il crescente trasferimento nell’isola di detenuti sottoposti a regimi speciali non costituisce fattore di rischio rilevante. Anzi, Bancali è considerato un «carcere modello, l’unico davvero a norma in tutta Italia». E quando

saranno conclusi i lavori, anche Uta potrà ospitarne, anche se non è ancora chiaro quanti e da quando. Che arriveranno è l’unica certezza, vista la preferenza per le case di reclusione insulari, considerate perfette per questo tipo di detenuti, in quanto lontane dai luoghi di provenienza.