Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Crolli nelle strade, una mappa dei rischi

Fonte: La Nuova Sardegna
26 maggio 2009

MARTEDÌ, 26 MAGGIO 2009

Pagina 1 - Cagliari

Allarme. Mappatura delle zone a rischio attorno a via Peschiera, sprofondata di colpo il 7 agosto 2008



Incaricato Gaetano Ranieri, ordinario di Geofisica applicata



Il piano urbanistico non tiene conto della natura dei terreni: sotto esame piazza D’Armi che fu tutta una cava

CAGLIARI. A caccia dei vuoti sotto la città. Il 7 agosto 2008 in via Peschiera si apriva un buco nella strada e il Comune, dopo un studio attorno a quella cavità, ha deciso di estendere la ricerca con la tecnica non invasiva (non si scava) utilizzata da Gaetano Ranieri ordinario di geofisica applicata nella facoltà di Ingegneria. Servirà per sapere cosa si deve temere tra piazza D’Armi e via Is Mirrionis. E’ noto che il capoluogo riposa su un reticolo di vuoti e pieni, il servizio di Protezione civile del Comune ha deciso di studiare, capire, risolvere.
Venti giorni fa Ranieri ha firmato la convenzione col Comune. Nel giro di un mese consegnerà una sorta di mappa delle cavità nelle strade tra piazza D’Armi e via Peschiera, dietro la via Marengo su cui si affaccia la facoltà di Ingegneria. Il docente non farà carotaggi: si servirà di tecniche microgravimetriche e di metodi di tomografia sismica. Vuol dire che girerà con apparecchiature da appoggiare sul terreno e basta: niente cantieri, transenne, deviazioni di traffico. Il metodo gravimetrico in parole povere rileva i contrasti di densità tra i vari tipi di roccia e tra la roccia e le eventuali cavità. Dopo il cedimento di via Peschiera il Comune ha fatto qualche foro, c’è la conferma di quel che si sapeva, vale a dire che Cagliari è appoggiata su strutture minerarie, reperti archeologici, detriti e il suo sottosuolo ha molti vuoti. Con le tecniche della geofisica applicata, la materia insegnata da Ranieri, si può arrivare a una mappatura in modo abbastanza veloce e scientificamente apprezzabile a costi non elevati. Naturalmente, studiare non basterà, una volta fissato su carta il reticolo di vuoti e pieni bisognerà valutare la pericolosità della situazione. Secondo Ranieri conoscere la situazione del sottosuolo serve anche a intervenire con maggiore puntualità in caso di cedimenti: in via Peschiera il buco non è stato studiato subito, lo si è riempito di pietrame che sarà difficile rimuovere se si dovesse decidere di esplorare in profondità. «E’ sempre meglio valutare subito cosa c’è nel terreno», suggerisce per il futuro il docente. Il Comune, insomma, con lo studio appena richiesto, intende attrezzarsi.
Quel che Ranieri troverà in parte è noto: piazza D’Armi si sa che è appoggiata su un grande vuoto. «Era la miniera da cui sono state cavate le pietre per costruire Cagliari, dai Romani in poi», spiega il docente. Ma sono anche altre le cause dei buchi sotto la città: «Qui c’è molta storia e quindi molta archeologia, poi ci sono dilavamenti di tipo carsico. L’acqua, a Cagliari, produce instabilità del terreno: scava e lascia i vuoti. L’abbiamo visto anche a Villanova e a Stampace. Probabilmente in sede di studio del piano urbanistico bisognerebbe tenere conto di valori oggettivi, come il risultato di una microzonazione fisica - spiega il professor Ranieri -: è una tecnica che si applica da una decina d’anni e che serve per valutare la tenuta di un terreno». Ranieri racconta di un caso che farà scuola: a L’Aquila c’erano due palazzi gemelli, uno costruito sulla sommità della collina, l’altro a valle, collegati da una strada. Col terremoto, quello a monte ha tenuto, l’altro in basso ha fatto 26 morti. «Un grave errore degli ingegneri - commenta Ranieri - è non indagare abbastanza sulla natura dei terreni sui quali poggeranno gli edifici. La distruzione del palazzo dell’Aquila a valle della collina è stata causata da un fenomeno che purtroppo ho constatato non sempre i progettisti conoscono a fondo: l’onda sismica arriva a raddoppiare la sua forza se il terreno è sedimentato. E c’è una relazione esatta tra lo spessore dello strato del terreno e l’altezza di un edificio per restare in sicurezza. La microzonazione è quella che stiamo applicando a Cagliari per studiare il terreno dopo il crollo della strada». Il futuro, secondo Ranieri, è fatto anche di un migliore rapporto tra geologi e ingegneri, e quindi di un approfondimento, da parte dei geologi, delle materie che servono per studiare un terreno sul quale un ingegnere dovrà progettare un edificio: «Il distacco tra le due figure professionali esiste - afferma il docente - e non li aiutano le rispettive formazioni. Geofisica applicata è stata tolta da vari corsi di laurea in Ingegneria, nella scuola di Geologia le materie dell’indirizzo applicativo sono in minoranza e la questione fondamentale della portanza di un terreno non viene approfondita». E’ il grande tema della prevenzione per esempio dei terremoti: una volta che la previsione del momento in cui si scatenerà un sisma non può essere precisa sul luogo esatto, ecco che è più facile concentrare gli sforzi sulla costruzione di edifici sicuri. Un aiuto potrebbe arrivare da una modifica alla legge sulle gare d’appalto per i progetti: se per l’indagine geologica si fissa una cifra e questa è al ribasso, non si potrà sperare di affidare tale delicato incarico a chi può condurre l’indagine più approfondita.