Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La Madonna di Bonaria torna a casa

Fonte: L'Unione Sarda
26 maggio 2009


Dopo la tappa a Santa Giusta, oggi l'arrivo al molo Ichnusa

DAL NOSTRO INVIATO
GIANCARLO GHIRRA
SANTA GIUSTA Quando in lontananza si intravede Capo San Marco e subito dopo il disegno della Penisola del Sinis anche i più devoti fra gli ottocento pellegrini in Catalogna non nascondono la gioia del ritorno a casa. Sono le dodici di un lunedì rovente di fine maggio e sulla Moby Drea l'aria di casa porta buonumore. Sulle prime, almeno, perché l'approdo al molo Sottovento rivela un clima da deserto del Sahara.
Sulle banchine del porto industriale di Oristano, in territorio di Santa Giusta, c'è pochissimo movimento; soltanto sabbie e feldspati danno l'idea di un'attività economica. I pellegrini che sino a qualche ora prima lamentavano il freddo eccessivo di un condizionamento spinto sul traghetto si rifugiano dentro i saloni.
Qualcuno comincia a rimpiangere la Basilica barocca di Santa Maria della Mercé, il Barrio gotico, le ramblas, il Paseo de Gracia, Montserrat. Non tutti, però. «È stata una bella esperienza, ma l'idea di tornare a casa mi allarga il cuore», confessa Luciana Lecca, cagliaritana di San Benedetto, dando voce a un clima generale di forte eccitazione. Quando, poco dopo le tredici, si aprono i portelloni, è festa grande, con qualche decina di autorità e fedeli che accolgono la nave, su cui sale fra gli altri il sindaco di Oristano, Angela Nonnis.
Non c'è monsignor Ignazio Sanna, il vescovo che avrebbe dovuto celebrare la messa. Gli organizzatori si sono dimenticati che oggi sarebbe stato impegnato nella riunione della Conferenza episcopale. Spetta dunque a padre Giovannino Tolu, l'umilissmo Maestro generale dell'Ordine Mercedario, raccontare alle centinaia di fedeli arrivati nel porto di Oristano intorno alle 17 la gioia del pellegrinaggio. Una gioia talmente grande da vincere il caldo terribile che ha tenuto a casa i tantissimi arrivati un anno fa.
La Madonna di Bonaria, strappata al fresco del garage, con il bambino nel braccio sinistro e la candela nella mano destra, viene accolta dagli applausi e dalle preghiere. Di Bonaria celeste regina , intonano i più coraggiosi, quelli che la portano in processione sul molo. Rosaria Pau, origini selargine, matrimonio a Cagliari, non si è persa una lode o una messa insieme a suo marito Edmondo. «Ho anche fatto un po' di turismo - racconta - ma soprattutto sono venuta in pellegrinaggio».
Scendono dalla Moby Drea alle 17 gli ottocenti reduci da Barcellona, accolti dagli oristanesi. Come un anno fa, l'arrivo della Madonna porta colore e vita nelle grigie banchine del porto dove spiccano le sedie rosse, il palco per la celebrazione della messa, e tanti cappellini e ombrelli, oltre ai fazzoletti bordati di rosso e blù dedicati alla “mamma della Sardegna”. I Padri Mercedari hanno voluto abbracciare simbolicamente qui a Oristano le migliaia di sardi che l'anno scorso incontrarono la Vergine nel suo periplo per i porti dell'Isola. E certo non nascondono la gioia per l'accoglienza degli oristanesi, così diversa dall'indifferenza di una Barcellona città apertissima ma poco coinvolta nel pellegrinaggio. Non si è visto un manifesto che annunciasse il ritorno a casa della Madonna partita da qui nel 1370 - così vuole la leggenda - e arrivata a Cagliari dopo un naufragio.
Anche se la Catalogna non ha mostrato grande partecipazione, i Padri Mercedari sono comunque felici di essere tornati per tre giorni alle radici del loro Ordine e del culto della Madonna di Bonaria. «Siamo nati nel 1218 a Barcellona con Pietro Nolasco - racconta il Generale Giovannino Tolu nel corso della sua omelia - per lottare contro la schiavitù dei cristiani nel nome di Maria. E a lei, come nostra madre, chiediamo di intercedere per noi verso Cristo».
Viene insomma rilanciata la visione di una Madre che rassicura, sta vicina a chi soffre e a chi ha bisogno di aiuto nei momenti di difficoltà. Anche il cardinale Lluis Martinez Sanchez a Barcellona ha ribadito, fra le altre cose, l'esigenza della solidarietà con i più deboli, con gli emarginati, gli ultimi. Ovviamente in una dimensione non soltanto sociale ma anche religiosa.
E grande è stata ed è fra i pellegrini la partecipazione ale preghiere. Francesco Conte, marittimo di Carloforte, è qui da cinque giorni con sua moglie Barbara Borghero e tre bambini vivacissimi. «Abbiamo anche visto le ramblas, ma soprattutto abbiamo pregato», dice mentre esce dal salone dove sono state recitate le Lodi del mattino.
Sono tanti i pellegrini giovani con famiglie numerose. Tantissimi, una cinquantina, i ragazzi impegnati come volontari per garantire che tutto funzioni.
Dopo il bagno di folla (e di caldo, con la sensazione di essere poco sotto i quaranta gradi) a Oristano, stamane la nave approda alle otto a Cagliari e gli ottocento viaggiatori (qualcuno ha però lasciato la Moby Drea già ieri) accompagneranno in processione la statua sin dentro la basilica dove risiede stabilmente. Ci saranno anche i gruppi in costume, guidati dall'associazione Tradizioni popolari di Selegas. «Abbiamo dovuto ridimensionare la portata del nostro impegno - spiega la responsabile Vitalia Casu - perché è saltata l'esposizione-offerta di prodotti sardi, ma non rinunciamo a stare sino all'ultimo momento con la Madonna di Bonaria».
Sono invece tornati a casa i pescatori scalzi con is fassonis di Santa Giusta, guidati dal sindaco Antonello Figus, molto soddisfatto della trasferta in terra catalana. «Certo, speravamo di mostrare l'abilità dei nostri pescatori con esibizioni nel porto più numerose - dice - ma comunque aver partecipato a questa importante iniziativa ci ripaga di ogni fatica». Compresa quella di trasportare a spalla la statua dalla nave al molo.
Una fatica che si legge nei volti dei più anziani, stanchi, stanchissimi per un pellegrinaggio reso ancora più pesante dall'arrivo precoce dell'estate. Eppure i fedeli riescono ancora a cantare, a pregare. Di Bonaria celeste regina è il canto che risuona mentre la statua intorno alle 18,30 torna a bordo della Mobu Drea per l'ultimo tratto del suo viaggio di sei giorni da Cagliari alla Catalogna. Stamane si torna al Molo Ichnusa, e poi su, verso il colle di Bonaria, dove l'immagine della Madonna era arrivata nel 1370. Sulla nave ha viaggiato anche la cassa originale dentro la quale era contenuta la statua giunta dalla penisola iberica. Era il pezzo forte di una mostra organizzata dalla Sovrintendenza archivistica sotto la regia di Roberto Porrà. Vale la pena di visitarla, quando verrà riallestita a terra, perché lì dentro ci sono storia e leggenda della Madonna arrivata a Su Siccu dai lidi iberici.

26/05/2009