Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il popolo dell'“attimino”

Fonte: L'Unione Sarda
18 aprile 2017

Necessità, abitudine o vizio: viaggio tra gli indisciplinati del traffico

 

Lasciano l'auto in doppia fila e poi si scusano 

 


Sono il popolo del “momentino”, “dell'attimino”, del caffè - ma solo se preso al volo - e delle consegne “super velocissime”. Si annunciano con una frenata improvvisa, chiudono dall'una alle tre auto, formano un imbuto nella carreggiata e sono pronti a scappare alla vista di un vigile urbano. Gli esperti del parcheggio in doppia fila battono tutte le strade ma si concentrano lungo le arterie principali del centro. Il caso limite è quello di viale Trieste dove alla doppia fila si affianca, di tanto in tanto, la terza. Ma anche via Sonnino, via Alghero, via Sebastiano Satta, via XX Settembre, viale Regina Elena e zone limitrofe non se la passano bene.
CARICO PESANTE La sosta “d'emergenza” può essere una necessità, un'abitudine o un vizio. La categoria più a rischio sembra essere quella dei bombolai e dei corrieri espresso costretti a consegnare in tempi rapidi carichi da trenta chili e più. Stelvio Pitzalis ha l'aria pentita ma giura di non avere avuto altra scelta. «Cercare un parcheggio sarebbe un'impresa impossibile e ho davvero impiegato meno di un minuto», giura dal finestrino dell'Ape in sosta davanti alle auto parcheggiate lungo il marciapiede di via Sonnino.
Il senso di colpa logora anche Alessandro Piras, responsabile commerciale Nivea, che se ne sta seduto al suo posto a leggere la pagine dello sport in via Sebastiano Satta. «Ho sbagliato, ma ho fatto una consegna qua vicino e avendo due minuti liberi mi sono fermato un po'». Inutile fargli notare che la sua presenza in auto lo assolve da quasi tutte le colpe. «Anche se sono pronto a spostarla ho fatto una cosa che non si fa, comunque intralcio il traffico», si rimprovera un attimo prima di mettere in moto e andare via. Lungo la stessa strada, i dipendenti del negozio di frutta e verdura all'angolo si dichiarano ostaggi della doppia fila. «C'è lo spazio per il carico e scarico ma è sempre occupato e quindi siamo costretti a mettere il furgone così per scaricare la merce». Giulia Ibba, 33 anni, commessa di Frescodì, ha giurato guerra alle strisce blu. «Non è possibile spendere 10 euro al giorno per posteggiare l'auto durante l'orario di lavoro. Dovrebbero aumentare i parcheggi bianchi. Uno è obbligato a lasciarla così e poi spostarla se serve. Io viaggio tutti i giorni da Monastir e venire a Cagliari sta diventando davvero un incubo». Non una questione di lavoro, ma il sacro rito del caffè ha convinto Daniele Dessì a lasciare il suo Furgone Hyunday per i soliti due minuti in mezzo alla carreggiata. All'uscita dal bar non perde tempo ad accampare scuse: «Ho preso un caffettino, ma ho impiegato un secondo». Chi ha imparato a fare i conti con le spiegazioni spesso fantasiose degli automobilisti è Angelo Costa, 63 anni di cui 35 con indosso la divisa da vigile urbano. A mezzogiorno sta brigando con una signora che si dice pronta a chiudersi nell'auto del datore di lavoro qualora tentino di rimuoverla con la forza benché sia davanti a un passo carrabile. «Vi avviso, il mio principale è un ingegnere del Comune», li ammonisce con fare severo.
IL VETERANO «In questi anni ne ho sentite davvero tante», racconta il veterano della Municipale. «Però serve anche un po' di umanità. Una volta una signora in dolce attesa aveva lasciato l'auto in doppia fila perché non stava bene: sono stato io a chiedere l'annullamento del verbale». «Cosa diversa è quando si incontra il medico che espone il pass per la visita domiciliare e poi esce dal supermercato con le buste della spesa», aggiunge Bruno, l'autista del carroattrezzi prima di agganciare la Peugeot dell'ingegnere con ufficio in via Lanusei.
Mariella Careddu