Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Chauhan, serpenti e porchetti

Fonte: L'Unione Sarda
14 aprile 2017

L'INTERVISTA. Il prodigio della bacchetta oggi e domani sul podio del Lirico

 

 

I l porchetto arrosto, ride, «quanto mi piace! E il vostro vino? Strepitoso». È una dichiarazione d'amore e di cucina in piena regola alla Sardegna quella del direttore d'orchestra inglese Alpesh Chauhan, oggi e domani a Cagliari, per l'ottava tappa della stagione concertistica del Teatro Lirico.
Reduce dalla Turandot di Puccini (che per il ventiseienne Chauhan, nato a Birmingham da genitori di origine asiatica, ha segnato il debutto in ambito operistico), stasera alle 20.30 e domani alle 19 l'energico e talentuoso artista, da poco nominato direttore principale della Filarmonica Arturo Toscanini di Parma, tornerà a guidare l'Orchestra del Lirico in Egmont, ouverture op. 84 di Beethoven; Sinfonia n. 31 in Re maggiore “Parigi” K. 297 di Mozart e Terza Sinfonia in Fa maggiore op. 90 di Brahms.
«Il feeling con i professori d'orchestra ormai è consolidato», spiega Alpesh Chauhan, «a questi livelli d'eccellenza si può puntare alla compiutezza del suono, la cosa più importante nelle prove sinfoniche».
Maestro Chauhan, davvero Cagliari è la sua seconda casa?
«Con questo sole, questa luce! In teatro, poi, percepisco l'attenzione e il calore del pubblico, tra palco e platea è un flusso continuo di energia».
Si parla di lei come di un predestinato.
«E pensare che ho studiato da violoncellista. Direttori d'orchestra ci si scopre con il tempo, è la musica a scegliere te. Io ho cominciato con le piccole formazioni composte da colleghi di studi, non so come mi sono ritrovato con la bacchetta in mano e non l'ho più lasciata».
Ciò che di lei meraviglia è il gesto.
«Sfatiamo un mito: il gesto perfetto non esiste. È più istinto che tecnica, serve a farti capire da chi deve tradurre in musica le tue idee, ossia orchestra e cantanti. Penso al grande Carlos Kleiber, che dominava già solo con lo sguardo. Penso a Simon Rattle e Andris Nelsons, gente che dal podio punta dritto al cuore degli spettatori. Io, poi, i cagliaritani li adoro».
Perché?
«Mi hanno regalato il soprannome di “incantatore di serpenti”. Capita solo ai più grandi. Non posso desiderare di più».
Fabio Marcello