Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Is Mirrionis ci prova

Fonte: L'Unione Sarda
24 marzo 2017

Costituito il centro commerciale naturale: la sfida è anche sociale

 

«Per rilanciare gli affari puntiamo sul quartiere»

 

«Non è una questione di soldi», dice Gian Luca Boi. E dice sul serio. Sì, certo, parla in qualità di presidente del neonato Centro commerciale naturale di Is Mirrionis (la firma, nello studio del notaio Maurizio Corona, è di lunedì sera) e, sì, è un imprenditore, titolare di un negozio d'abbigliamento in franchising. Sì, del sodalizio fanno parte altri 15 negozianti (per ora: «Altri stanno valutando e molti aderiranno») e sì, l'obiettivo è attirare clientela organizzando iniziative. Le prime? «Una pedalata ecologica», elenca il tesoriere della neonata associazione, Sergio Faedda, titolare di una cartoleria, «forse una mezza maratona, una mostra d'auto d'epoca e una di fotografie che, esposte nei vari negozi, racconteranno il passato del quartiere».
PROSPETTIVE Ecco, il quartiere: la sua storia, la sua identità. È questo, a dare valore aggiunto all'iniziativa: «Is Mirrionis - racconta Boi - è popolare e popoloso: ci vivono persone fantastiche che, spesso, nella vita, hanno preso troppe sberle». Non è un discorso di circostanza. Lui, al momento di aprire, tre anni e mezzo fa, «a parità di costi» ha preferito Is Mirrionis al Largo: «Ci vedo prospettive», dice. «Non ci vuole molto: basterebbe allargare un po' il marciapiede sul lato opposto all'ospedale, mettere lampioni, alberi, dehors . Allora anche chi non vive in zona potrebbe trovare interesse a venire qua a fare una passeggiata e magari qualche acquisto». A Natale vorrebbe le luminarie: «Stiamo partecipando al bando del Comune che stanzia fondi per i centri commerciali naturali». Il suo entusiasmo è condiviso da Tina Mura, che otto mesi fa ha aperto una paninoteca: «È un quartiere giovane, con grossi margini di crescita».
PROBLEMI Certo, i problemi non mancano: «Troppo spesso - sottolinea Sergio Faedda - di Is Mirrionis si parla solo per spaccio, arresti o altri eventi negativi». Non solo: dopo le cinque del pomeriggio cala una sorta di coprifuoco (unica eccezione, i tavolini del bar Splendor, all'angolo con via Cadello, affollati fino a sera inoltrata). Gli affitti dei locali commerciali restano alti (1.100 euro per 70 metri quadri) ma gli affari sono fiacchi. Non solo nella zona per ora interessata dall'iniziativa (quella più vicina al Santissima Trinità) ma in tutto il rione. Il trasferimento a Monserrato del Policlinico universitario prima e quello a Uta del carcere poi hanno spostato altrove due flussi importanti di presenze, quello degli studenti che facevano pratica nella Clinica Aresu e trovavano conveniente affittare casa qui e quello dei parenti di detenuti in arrivo da fuori città che il martedì e il giovedì, giorni di colloqui a Buoncammino, prima di affrontare la salita per il colle, facevano colazione in via Is Mirrionis.
PISTE La terza calamità, per molti, sono le piste ciclabili realizzate nei mesi scorsi, che hanno ristretto la carreggiata rendendo impossibile la sosta in doppia fila, a lungo tollerata e utile per le commissioni-lampo. «Ok, non era regolare, ma per noi era importante», sospira Marta Matta, che tre anni fa ha aperto un negozio di dolciumi: a spingerla ad aderire al centro commerciale naturale, ammette, è stata la speranza che si possa far qualcosa. Quello in cui molti sperano, qui, è che si riapra una trattativa sul percorso: magari spostando la pista sul lato ospedale. Gian Luca Boi cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno: «In prospettiva, ne sono convinto, le piste ciclabili hanno un senso. Già ora, il restringimento della carreggiata ha portato un abbassamento della velocità, con meno investimenti e un tempo prolungato di osservazione delle vetrine. Certo, però, sulle modalità si sarebbe potuto concordare con commercianti e residenti».
CHI SÌ E CHI NO Maria Antonietta Spiga consegna una pizza al taglio a un cliente e ammette di aver aderito nella speranza di qualche iniziativa per l'estate: «Partiti gli studenti, qui è un mortorio». Ha detto di no, invece, il fioraio Claudio Maxia: «Sono disgustato, sono qui da troppi anni e so come siamo stati trattati dal Comune noi commercianti di Is Mirrionis. Per chiedere l'illuminazione del portico fra via Cadello e via dei Fratelli Falletti raccogliemmo duemila firme: non fecero mai nulla. E quando provavo a esporre lì le mie piante mi multavano». Non è un no definitivo: «Se funzionerà sarò il primo a ricredermi e iscrivermi».
Marco Noce