Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

In cella con Antonio Gramsci l'ostinata ricerca sull'uomo

Fonte: L'Unione Sarda
22 marzo 2017

Cinema Domani prima nazionale a Cagliari del film “Nel mondo grande e terribile”

 

 

« C orrado Giannetti esce libero». È stato questo il commiato col quale un agente di custodia ha salutato l'attore, a conclusione dell'ultimo dei dodici giorni di lavorazione a Buoncammino del film “Nel mondo grande e terribile”, dedicato ad Antonio Gramsci. «Così si congedano da chi lascia il carcere, lo hanno fatto anche con me», ha detto Giannetti con un filo di commozione, dopo l'anteprima di ieri mattina al cinema Odissea di Cagliari. Perfetto nei panni del grande pensatore, si è talmente calato nel personaggio da fumare - per l'intera durata del film - lui che non fuma, una sigaretta dopo l'altra. E senza filtro.
FILM SARDO Ottanta minuti densissimi, e per nulla pesanti, per il primo film tutto sardo dedicato a Gramsci, prodotto dalla Terra de Punt di Tore Cubeddu, in collaborazione con l'Istituto Gramsci, e la partecipazione di Sardegna Teatro, Casa Museo Gramsci, Umanitaria-Cineteca Sarda di Cagliari, Casa Natale Gramsci, Eja Tv, Fondazione Gramsci. Un'opera collettiva, patrocinata da Regione, Comune, Cagliari Film Commission e Fondazione Film Commission, per segnare le celebrazioni dell'anno gramsciano. Domani alle 19 e alle 21 la prima assoluta al cinema Odissea di Viale Trieste. Sarà presente, con la produzione e la direttrice Roberta Aloisio, l'intero cast: Giannetti, Anita Kravos, Maryna Bondarenko, Fausto Siddi, Senio Dattena, Valentino Mannias, Alessandro Pani, Giuseppe Boy, Giulia Paderi, Nunzio Caponio, Isella Orchis. Seguiranno Sassari, Nuoro, Oristano, Tonara, Ghilarza, Tortolì, Ales, Carbonia, Alghero. E Milano, Torino, Roma, Bari, Palermo, le Marche. Sale cinematografiche, ma anche circoli, scuole, università.
OMAGGIO «Una programmazione che va seguita passo passo, non possiamo competere con “La bella e la bestia”», ha detto - stimolato dalle domande di Nevina Satta - il regista Daniele Maggioni, che firma il lavoro con Laura Perini e Maria Grazia Perria. Sono state loro a pensare per prime a come rendere omaggio a Gramsci, e a costruire una sceneggiatura interamente basata sulle sue opere, e improntata alla sua visione del mondo. Dai Quaderni alle Lettere, passando per gran parte della produzione. Un viaggio profondo e intenso, alla scoperta di un intellettuale al quale perfettamente si attaglia la definizione da lui stesso data a Marx: scienziato in divenire. Un lavoro immane, costruito sui continui rimandi tra dimensione filosofica, linguistica e politica e vissuto di carcerato.
A Maggioni il compito di trovare una chiave di lettura assolutamente originale. Un lavoro filologico e metafisico, privo di una narrazione tradizionale, giocato su silenzi e fermi immagine talmente intensi da far sentire lo spettatore parte del tutto. Le musiche di Massimo Ferra richiamano Prokoviev, la scenografia di Pietro Rais evoca Giorgio Morandi, i costumi sono di Stefania Grilli e Salvatore Aresu. Location (stavolta l'orrenda parola ci sta) di altissima densità emotiva il carcere di Buoncammino. Grande e terribile. E bello, nonostante tutto. Con quelle vetrate che illuminano i passi di marcia di quattro soldati sovietici e di altrettanti detenuti. Un simbolismo forte, a dirci della doppia prigionia di Gramsci, dei suoi rapporti tesi con l'Unione Sovietica, del suo sentirsi abbandonato e frainteso.
CARCERE Il film, che arriva nelle sale a quarant'anni da “I giorni del carcere” di Lino Del Fra, con Riccardo Cucciolla, (Pardo d'oro a Locarno), racconta gli anni di carcere di Gramsci a Turi. La sua solitudine, i rapporti con la cognata Tania, le conversazioni immaginarie con la moglie Julka e con Bucharin. Il rapporto col compagno di prigionia Gustavo Trombetti, i ricordi dei dibattiti con Vincenzo Bianco a Ordine Nuovo, l'infanzia a Ghilarza, con la madre, il padre, i fratelli, la preferita Teresina.
Non c'è nulla di inventato in questo film, tranne la figura dell'agente di custodia di Serramanna, che parla con Gramsci in sardo. Ogni parola si ritrova nella vasta bibliografia del filosofo, in particolare I Quaderni e le Lettere dal Carcere, ogni concetto ha un riferimento preciso. E ogni moto dell'animo del carcerato racconta la sua totale consapevolezza. Estremamente interessante il contrasto tra il Gramsci adulto, consapevole di ogni aspetto del suo essere al mondo, e il piccolo Nino (un bravissimo Lorenzo Cossu, nove anni), che annuncia con la sua voce bambina i temi più ardui del pensiero gramsciano. Quelli che diventeranno carne e sangue molti anni più tardi, quando il regime fascista, volendo impedire a quell'uomo di pensare, rinchiuse il suo corpo in una cella, dando ancora più spazio alla sua mente.
Maria Paola Masala