Rassegna Stampa

Il Sardegna

Udine casa dei rossoblù in Uefa «Il sindaco rispetti il Consiglio»

Fonte: Il Sardegna
11 maggio 2009

Lo scontro. Sant'Elia inagibile, Cellino porta il Cagliari in Friuli in caso di accesso alla competizione europea

Una bufera in Comune, pressing della maggioranza su Floris per il nuovo stadio

Ennio Neri cagliari@ilsardegnablu.it ¦

«Il sindaco ascolti il Consiglio: risponda al Cagliari calcio ». Terremoto in Comune. La licenza per le gare da giocare in caso di eventuale partecipazione in Uefa il Cagliari l’ha ottenuta per il Friuli di Udine. E il probabile scippo della squadra ai danni dei tifosi ha riacceso lo scontro sullo stadio, non agibile per competizioni europee. Tra favorevoli e contrari alla demolizione. Tutti sperano in un ripensamento del presidente Cellino, artefice del trasferimento a Udine. La maggioranza fa pressing sul sindaco per una risposta alla società di viale La Playa, mentre l’opposizione chiede la rimozione delle tribune dalla pista d’atletica. Cellino sapeva benissimo che l’attuale Sant’Elia non avrebbe mai avuto l’ok dei tecnici Uefa. Anche su questo faceva leva la proposta del Cagliari Calcio presentata l’estate scorsa per demolizione e costruzione di un nuovo stadio sugli attuali parcheggi: operazione a spese della società. Contro il progetto si schierarono l’opposizione, decisa a chiedere precise garanzie economiche a Cellino sul diritto di superficie, e Gigi Riva, contrario alla demolizione di un “simbolo” dello sport isolano e favorevole invece ad un restyling dell’impianto.
LA PROPOSTA di Cellino, sposata dalla maggioranza, divenne tuttavia un sì del consiglio comunale nel luglio scorso, ma rimase ignorato dalla giunta, che, almeno fino a ieri, non ha mai risposto. A dare la mazzata prima la minaccia della realizza-zione di uno stadio a Quartu e due giorni fa la notizia dell’eventuale Uefa a Udine. «Il sindaco deve dare una risposta al Cagliari calcio», chiede Claudio Tumatis, Lavoro e Quartieri, «se poi qualcuno vuole disconoscere la volontà del consiglio, non se la prenda poi con Cellino: Cagliari ha bisogno dello stadio». «Il calcio è dinamico ma la palla è ferma», ironizza Massimiliano Tavolacci, Udc, «anche se il consiglio comunale il fischio d’inizio l’ha già dato. Ora però non vedo all’orizzonte lo sviluppo di nuovi ragionamenti. Capisco l’esuberanza del presidente», aggiunge, «anche se tutto rientra nella normale dialettica. La partita tuttavia è ancora in corso». Deluso e incredulo Lino Bistrussu, Riformatori, per il quale «siamo su scherzi a parte». Per l’opposizione occorre rimuovere le tribune e una nuova legge nazionale. «Fui l’unico nel 2002 a dire di no alle tribune sulla pista», spiega Lorenzo Cozzolino, Pd, «le mise Cellino, convinto che prima o poi il Comune gli desse lo stadio. Per il nuovo impianto o il Cagliari mette nero su bianco precise garanzie economiche per il diritto di superficie oppure », conclude, «intervenga il Governo con una legge che finanzi la cessione degli stadi dai comuni alle società sportive». «Le tribune in tubi innocenti sono una soluzione mortificante e ridicola per il Sant’Elia», accusa l’ex consigliere regionale Carlo Dore, «rimaste in piedi a causa dell’ostinazione di Cellino al quale il Comune mostrò, come al solito, tutta la sua debolezza. Sono convinto», conclude, «che levando le tribune e con pochi ritocchi, l’Uefa potrebbe derogare». Ottimista il dirigente comunale Mario Mossa: «Intanto qualifichiamoci», spiega, «e poi incontreremo l’Uefa. Sentiamo cosa ci chiede e poi controlliamo se abbiamo i soldi per accontentarla». ¦