Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Gli emigrati sardi salutano a Livorno la statua di Bonaria

Fonte: L'Unione Sarda
22 maggio 2008

Il simulacro in Toscana
Gli emigrati sardi salutano a Livorno la statua di Bonaria

La statua della Madonna di Bonaria, oltre al periplo della Sardegna appena conclusosi, ha varcato anche il Tirreno per giungere a Livorno dove si sono dati appuntamento molti emigrati sardi in arrivo da tutta Italia. La statua è arrivata nella città toscana a bordo di un traghetto della Moby da Olbia insieme a quattro padri mercedari del convento di Cagliari. Con la stessa nave è arrivato anche monsignor Salvatore Ferrandu, vicario emerito dell'archidiocesi turritana, da sempre impegnato nel settore Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana che si occupa delle necessità spirituali degli emigrati italiani in tutto il mondo. Si deve a lui se il desiderio dell'associazione culturale sarda “Quattro Mori” di Livorno e, in particolare del presidente Giorgio Canu e della vice Anna Marina Acciaro, è andato a buon fine in sinergia con l'arcivescovo di Cagliari Giuseppe Mani e quello di Livorno Simone Giusti.
In banchina, sin dalle 6 del mattino, ad accogliere la statua c'erano molti emigrati che hanno accompagnato il simulacro nella chiesa di San Ferdinando, una delle chiese più antiche di Livorno. La Madonna ha così sostato proprio dove i sardi di Livorno hanno la propria sede sociale. Il pellegrinaggio dei fedeli a San Ferdinando è durato sino al pomeriggio, momento in cui la statua in processione ha raggiunto il Santuario della Beata Vergine di Montenero, patrona della Toscana. Nell'ampio sagrato del santuario, si è svolta concelebrazione presieduta dal vescovo di Livorno, l'abate di Montenero, monsignor Ferrandu, i padri mercedari e tantissimi sacerdoti presenti per sottolineare la devozione alla Madre di Dio. Monsignor Giusti, nel corso della sua omelia, ha delineato i legami storici tra Toscana e Sardegna. «Ricordo in particolar modo il romanico toscano presente in Sardegna e la forte assonanza architettonica tra la chiesa di San Piero a Grado, poco distante da Livorno, e la grande basilica di San Gavino a Porto Torres, segno di una mariologia che non ha confini geografici».
La musica della solenne concelebrazione è stata curata dal coro dell'associazione dei sardi che ha scelto le più belle pagine espresse in varie epoche dal popolo sardo. Grande commozione per tutti i presenti, anche grazie ai simboli della Sardegna che hanno caratterizzato la giornata: i balli del gruppo folk di Selegas, gli oggetti e i cibi tipici isolani tra i giovani sardi e gli studenti dell'alberghiero di Rosignano che hanno preparato piatti inediti.
BEATRICE SADDI