Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

I migranti bloccano Cagliari

Fonte: L'Unione Sarda
5 aprile 2016

Momenti di grandissima tensione nel largo Carlo Felice: tre fermi, ferita una donna

 

 

«Vogliamo partire senza fotosegnalazione»: 7 ore di protesta

 

La clamorosa protesta dei migranti - capace di paralizzare per sette ore Cagliari, con momenti di tensione e tre stranieri portati via dalle forze dell'ordine, oltre a qualche manganellata per disperdere il gruppo - inizia alle 12. «Vogliamo andare via dalla Sardegna senza farci fotosegnalare e raggiungere il nord Europa», è la richiesta. Si sentono ostaggi nell'Isola. Deportati, dopo la fuga dal loro Paese dilaniato da guerre, dittatura, torture e povertà. Sessanta eritrei, tutti giovanissimi, numerose donne e due bambini, lasciano l'ex motel Agip portandosi dietro le loro poche e povere cose: il corteo rumoroso, passando per via Cadello, viale Buoncammino, via Ospedale, porto storico e piazza Matteotti, è diretto in via Roma.
IL SIT-IN L'improvvisa e inaspettata manifestazione, seguita dai blindati della Polizia, dalle pattuglie dei Carabinieri e della Municipale, blocca la città. Lo slogan è sempre lo stesso: «Non vogliamo lasciare le impronte digitali in Sardegna. Vogliamo raggiungere Roma». I primi blocchi stradali nella zona del porto storico, poi davanti alla stazione ferroviaria di piazza Matteotti e sotto il Municipio. I migranti inizialmente sembrano spaesati. Si fermano davanti all'ingresso del porto, poi all'entrata del molo Dogana. Sempre seguiti dalle forze dell'ordine prendono - forse guidati da qualcuno ben informato - la decisione più forte: raggiungono l'incrocio tra via Roma e largo Carlo Felice, si siedono per terra nello slargo. È l'inizio della paralisi totale del traffico. I migranti vogliono far sentire il loro grido disperato a ogni costo. Si sdraiano davanti ad auto e bus del Ctm.
RISCHIO SCONTRI Via Roma lato portici è chiusa al traffico, così come l'ultimo tratto in discesa del Largo. Il blocco si sposta solo per far passare le ambulanze. La tensione sale. Qualche automobilista, esasperato dall'attesa, accenna a un'accelerata, rischiando di colpire una giovane eritrea. La reazione dei profughi è immediata: auto accerchiata. Si teme uno scontro ma poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa intervengono allontanando gli stranieri e permettendo ai due giovani in auto di fare inversione e lasciare via Roma. La scena si ripete quando è una donna, alla guida di una Fiat Panda, a infilarsi tra i manifestanti seduti e sdraiati sull'asfalto. Anche un bus del Ctm tenta di raggiungere il Largo da via Roma, lato porto. Inutile. Qualche passeggero chiede di scendere. Si temono scontri e le portine dell'autobus si richiudono.
TRE FERMI Le forze dell'ordine faticano a controllare i migranti. Anche altri stranieri, di diverse etnie (tra i quali diversi somali), si aggiungono ai manifestanti. L'obiettivo è sempre lo stesso: lasciare la Sardegna senza farsi fotosegnalare. Una richiesta impossibile da accettare. Ma i migranti eritrei inizialmente rifiutano ogni dialogo, nonostante gli sforzi dei mediatori culturali. La tensione sale. Poco prima delle 15 l'azione: tre giovani vengono presi con la forza e caricati sulle auto di carabinieri e polizia. La reazione dei manifestanti è immediata ma viene respinta a suon di manganellate. Nello scontro resta ferita, in modo lieve, una donna. «È incinta», grida un'eritrea. Il personale del 118 interviene e dopo le cure del caso, sull'ambulanza, permette alla giovane (che non è incinta) di raggiungere i connazionali. Agenti e carabinieri tengono a bada un altro tentativo di superare il blocco delle forze dell'ordine.
LA TRATTATIVA Dopo gli scontri i manifestanti continuano il presidio sorvegliati da Polizia e Carabinieri. L'azione (in piazza non si vedono rappresentanti della Prefettura e dello Stato) è volutamente d'attesa. Si vuole evitare uno scontro frontale. Le ore passano. I mediatori culturali cercano di convincere il gruppo di eritrei (i somali e altri stranieri si sono intanto dileguati) a lasciare il presidio. Due giovani accettano il consiglio di farsi fotosegnalare. Gli altri manifestanti riescono, con l'intermediazione di Polizia e Carabinieri, anche a parlare con i tre fermati (a loro carico è stato poi emesso un foglio di via). Alle 19 la decisione di alzarsi e tornare all'ex motel Agip con un bus messo a disposizione dal Ctm. È la fine della protesta. Per ora. Il rischio di una nuova manifestazione, forse oggi, è elevato.
Matteo Vercelli