Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Quartiere Marina L'ex parroco e l'operatrice: l'integrazione quotidiana

Fonte: L'Unione Sarda
30 marzo 2016

 All'integrazione, nel quartiere Marina, collaborano tanti attori: il Comune, il Consultorio, le parrocchie, associazioni come il Cosas (Comitato sardo di solidarietà) o l'Alpo (Alleviare la povertà). «Trent'anni fa - racconta un'operatrice che chiede di restare anonima - arrivavano soprattutto uomini adulti, senza famiglia al seguito, e qualche donna. Ora arrivano giovani e famiglie, il che è meglio per gli adolescenti. Nel tempo, il rapporto uomo-donna è cambiato, le distanze sono meno marcate, ma il lavoro da fare resta lungo». L'approccio delle associazioni cerca di prescindere dalle differenze religiose e di valorizzare le conoscenze degli immigrati, cercando di vincerne chiusure e diffidenze. Un esempio, i laboratori di cucito e lampade avviati dall'Alpo, seguiti da diverse donne pachistane e senegalesi ma anche indiane di confessione sikh, o i corsi di italiano cui partecipano soprattutto uomini.
La parrocchia di Sant'Eulalia è in prima linea. Guidata da don Marco Lai, il direttore della Caritas diocesana, fino a cinque anni fa faceva capo a don Mario Cugusi: «Con la comunità musulmana - racconta quest'ultimo - ci sono stati sempre rapporti di cordialità. Tante volte abbiamo messo a disposizione i locali parrocchiali per le feste della fine del ramadan, una volta in concomitanza con le cresime, e il campo da gioco dell'oratorio. Non è mai stato avviato un dialogo teologico-sociologico, ma anche perché all'epoca non se ne avvertiva la necessità: dopo gli attentati degli ultimi anni, le cose sono cambiate. Non ho mai avvertito presenze di radicalismo o fanatismo». (m. n.)