Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Pd in crisi ma Soru non si arrende E qualcuno chiederà aiuto a Renz

Fonte: L'Unione Sarda
7 marzo 2016

Sia il leader che la minoranza potrebbero chiamare in causa i vertici romani

 

Sta diventando un problema troppo grosso per farlo risolvere al Pd sardo, un po' come la storia della guerra da non lasciare ai militari. E non c'entrano le questioni identitarie, non è che nell'Isola siano meno bravi: ma la logica dice che, se una soluzione non si trova, prima o poi la imporranno i vertici romani. Le indiscrezioni all'indomani del flop di sabato (con la direzione regionale interrotta quasi senza dibattito) dicono che, in questa settimana, più d'uno dalla Sardegna tenterà di portare la crisi del Pd all'attenzione di Renzi, o almeno dei suoi più stretti collaboratori.
Potrebbe tentare qualcosa in questo senso lo stesso Renato Soru, il segretario abbandonato da pezzi importanti della sua maggioranza (l'area popolare-riformista guidata da Paolo Fadda e Antonello Cabras). Ma pare che idee simili alberghino anche nelle menti della minoranza interna, ossia la vecchia “mozione Angioni”.
Nessuno si sbilancia ancora a dire quali saranno le vie per chiamare in causa la segreteria nazionale: di certo quest'ultima non può sottovalutare i guai della Sardegna. Un esito traumatico della vicenda, come l'invio di un commissario, avrebbe un'eco ben più ampia di quella regionale, e danneggerebbe l'immagine del Pd renziano in vista delle amministrative di primavera e dell'ancor più decisivo referendum costituzionale, previsto per ottobre. Conviene quindi anche al segretario-premier, ragionano in molti, riportare la pace tra Soru e le mille anime dei democratici sardi.
La riunione di due giorni fa a Oristano, col dibattito rimasto per quasi un'ora bloccato per assenza di iscritti a parlare, ha rappresentato anche simbolicamente la difficoltà di dialogo interno. L'area Cabras-Fadda ormai ritiene che solo le dimissioni del segretario possano schiodare la situazione. Nei prossimi giorni dovrebbe riunirsi per studiare le nuove mosse, ma intanto l'ostilità verso Soru è sempre più marcata. Paolo Fadda sabato ha detto di ritenere «dannoso e offensivo il fatto di aver riconvocato la direzione regionale senza avere niente in più da dire».
Soru però non ha nessuna intenzione di farsi da parte e sfida semmai gli ex alleati a proporre una mozione di sfiducia contro di lui. La segreteria c'è e lavora, ha ribadito; le 11mila tessere (con un calo rispetto al passato ma lieve, inferiore al resto d'Italia) dimostrano che il partito è in salute. A patto, insiste, che si superi la logica delle correnti.
A dire il vero, anche parte della minoranza sembra dare ragione ai popolari-riformisti sull'opportunità di un passo indietro del leader. Proprio sull'area Angioni si concentrano ora gli sguardi di tutti, perché potrebbe essere il vero ago della bilancia tra le componenti che vanno in ordine sparso. Solo che anche in quell'area fermentano punti di vista diversi sulla linea da tenere.
Pare che alcuni siano pronti a un accordo con Soru per creare una nuova maggioranza e consentire al segretario di superare la crisi: ma se è vero, evidentemente non hanno ancora trovato il coraggio di varcare il Rubicone che li separa dall'ex governatore. Il deputato Siro Marrocu però non crede che la minoranza si spaccherà: «Lo spera chi ci vede solo come un'area di risulta, unita solo dal no a Soru», commenta, «invece è un progetto alternativo che chiedeva, e chiede, di dare spazio a una nuova classe dirigente». (g. m.)