Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Per la città metropolitana un sindaco eletto dal popolo»

Fonte: L'Unione Sarda
18 febbraio 2016


Il presidente del Consiglio Depau: cinque anni intensi e gratificanti

 

Lo pensa certamente: cinque anni alla guida del Consiglio, sotto lo sguardo attonito di Vittorio Amedeo II e dei Mori di Filippo Figari, sfuggono ormai alla cronaca e sembrano reclamare, come ogni esperienza politica, una lettura supplementare. «Perché anni di centrosinistra, di rottura rispetto al passato». Con «passo e visione diversi» rispetto alla lunga stagione del centrodestra a palazzo Bacaredda. «Anni per me gratificanti, improntati alla lealtà con tutti i consiglieri». Rapporto che sta però per finire: fra una manciata di settimane Goffredo (Ninni) Depau, presidente del Consiglio dal 21 giugno 2011, passerà il testimone al successore votato alle amministrative. «Io intanto», annuncia Depau, 66 anni, ex segretario regionale dei bancari Cgil, capogruppo Pd dopo la trafila Pci-Pds-Ds e Ulivo, «non mi candiderò. Appartengo alla generazione dei due mandati e poi a casa».
Basta politica?
«Continuerò a farla in altre forme e in diversi ambiti. Ho sempre teorizzato che buona politica è garantire la rotazione e il rinnovo degli incarichi».
Cosa succederà da qui alla fine della consiliatura?
«Ho l'impressione che non si stia valutando nella giusta misura la rivoluzione in atto: l'applicazione della legge sulle città metropolitana».
Vede pericoli?
«La norma è vigente e prevede una scaletta rigorosa dei tempi: il sindaco assumerà le funzioni il 17 marzo ed entro i primi di maggio dovranno essere approvati l'atto costitutivo e lo statuto, cioè il patto che lega la città metropolitana ai cittadini».
Troppa carne al fuoco?
«Il problema è che tutto questo avviene nel pieno di una campagna elettorale che prevedo intensa».
Distrazioni che rallenteranno i vari passaggi?
«Mi auguro di no. Certo è che in questi frangenti si misurerà la qualità della classe dirigente cagliaritana».
Qual è quella del Consiglio?
«Sono ipercritico con me stesso e mai soddisfatto. Ma se facessi una comparazione con il ceto politico generale, la qualità è decisamente elevata».
L'opposizione è stata all'altezza del suo ruolo?
«Complessivamente sì. Al di là di certe intemperanze verbali, è stata molto costruttiva. Basta guardare l'approvazione delle delibere. Avere a cuore il bene della città significa portare avanti progetti che hanno anche una scadenza temporale che vada oltre un quinquennio. Del resto i piani strategici non durano una consiliatura. In questa logica sono stati numerosissimi gli atti votati dall'opposizione».
Non rari gli attacchi diretti in Aula.
«Probabilmente hanno avuto da lamentarsi più i consiglieri della maggioranza che dell'opposizione per i miei richiami al rispetto delle regole».
Le è pesato rinunciare alle votazioni?
«Avrei voluto partecipare al dibattito. All'inizio il gesto non è stato compreso dalla maggioranza».
Poi?
«È emerso il mio ruolo super partes».
Ha registrato casi di assenteismo?
«Uno dei grandi risultati di cui sono orgoglioso è la presenza nel sito istituzionale del Comune dei dati riguardanti l'intera attività dei consiglieri: dalle presenze ai gettoni. Sbagliato giudicare l'impegno del singolo sganciandolo dal contesto».
I numeri hanno un senso diverso da quanto indicano?
«Ci sono momenti in cui si privilegia il fattore collettivo rispetto a quello individuale. Io, per formazione, ho sempre cercato di esaltare il momento collettivo. C'è chi fa l'interrogazione ma anche chi cerca di risolvere i problemi sollevati con altri modi non meno efficaci».
L'attività dei singoli consiglieri non sempre arriva in aula?
«Le strutture di governo dei processi politici si stanno accentrando nei collegi esecutivi e si stanno svuotando i ruoli delle assemblee elettive».
È stato così anche a palazzo Bacaredda?
«Ho sempre fatto in modo che venisse valorizzato il ruolo dell'Assemblea».
La polemica sui costi si accentra sui costi delle assemblee elettive.
«Giusto ridimensionare. Siamo passati da due a una seduta settimanale del Consiglio. Dal 2010 al 2015 il numero delle riunioni di commissione è sceso da 750 a 455. Ma gli incontri, se si vogliono svolgere i compiti di controllo e verifica, ci vogliono».
I momenti qualificanti della consiliatura.
«Atti amministrativi e politici. L'approvazione del Pul, l'imminente approdo al voto del Piano particolareggiato del centro storico, lo Statuto approvato all'unanimità, che ridefinisce il patto Comune-cittadini. Certi confronti sul Bilancio, con convergenze con l'opposizione per abbattere la tassazione. Poi le iniziative con l'Università, sul campo rom».
Cagliari in corsa per diventare Capitale europea nel 2019 e le altre iniziative simili: sforzi compresi?
«Si ritiene che qualunque atto faccia l'amministrazione si configuri come fatto propagandistico. Non è così. Però oggi la città ha una maggiore consapevolezza di sé».
È andato alla cena di autofinanziamento del Pd?
«No. Condivido qualunque forma di autofinanziamento, ma non mi piacciono quelle basate sul censo. Berlinguer sedeva alla stessa tavola con l'ultimo dei manovali».
La città metropolitana entrerà nei programmi dei candidati sindaci?
«È tema centrale. Credo che per la carica di sindaco della città metropolitana sia giusto ricorrere a una forma di legittimazione popolare. Farei poi di tutto per evitare che i cittadini non la percepissero come una nuova provincia. Se così fosse, sarebbe un fallimento».
Pietro Picciau