Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La Commedia di Candido: si ride ma non troppo

Fonte: L'Unione Sarda
27 marzo 2009

Ottavia Piccolo al Massimo



La casta trema. Sussulta quella dei preti, trasale quella dei militari e gli intellettuali, poi, non si sono mai trovati così d'accordo. Tutti vogliono la stessa cosa: metter le mani sulle pagine del manoscritto con il quale Voltaire punterebbe il dito contro ognuna delle loro categorie. Il condizionale è d'obbligo perché nessuno l'ha ancora letto, qualcuno ha trafugato qualche paginetta, le serve di turno ne sanno sempre un po' di più. La Commedia di Candido scritta da Stefano Massini (ancora fino a domenica al Massimo di Cagliari) scava tra le beghe che a un certo punto fecero traballare l'Età dei Lumi.
Lo spettacolo però è forse poco ritmico, non basta la verve di una sempre fresca Ottavia Piccolo né il tocco di napoletanità che Vittorio Viviani usa per condire i suoi personaggi. Si sorride per le figure caricaturali, per i vezzi che i grandi pensatori si concedono tra le quattro mura. Ma spesso la battuta scivola in conclusioni ordinarie, facilmente intuibili.
Diderot è un petulante e inguaribile dongiovanni che non si lascia scappare l'occasione di cacciare (come imposto dalla moglie) la serva Augustine e godere del tornaconto. Sarà lei infatti (Ottavia Piccolo) a fare leva sulle sue doti di attrice fallita per intrufolarsi nelle case di Rousseau e infine di Voltaire per risolvere la situazione ed evitare la censura e la prigione per l'autore che (come nella realtà) non riconoscerà il testo come suo. Per arrivare all'obiettivo è capace di tirare fuori saggezza popolare e consigli della mamma, incoraggiare i malumori di Rousseau, vestire i panni della grande dama per assecondare lo snobismo di Voltaire.
Capricci bizzarri e insofferenze caratterizzano i tre grandi. A Ginevra Rousseau, ipocondriaco e misantropo che da troppo tempo ormai non maneggia saponette, un intruglio di mughetto farà passare qualsiasi blocco, soprattutto intestinale, mentre cerca una ragione qualunque per potersi auto commiserare (“Non ho nessuno al mondo”), una portata sbagliata della sontuosa colazione potrebbe invece far cambiare in peggio la giornata del vanitoso e sempre pungente Voltaire. Fa la sua comparsa anche D'Alembert, amico stretto del bicchiere di vino, a stento si regge in piedi ma è lui a informare Diderot del contenuto di Candido .
Bassezze e megalomanie si muovono di pari passo alla grandezza di pensiero che ognuno cova: “Io sono Diderot, mica uno qualunque. Io devo pensare”. E allora adombrare la notorietà di un rivale sembra occasione troppo ghiotta anche per chi sta cambiando il pensiero e le sorti di mezzo continente.
GRAZIA PILI

27/03/2009