Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Poetto, il vero nodo è il destino della spiaggia

Fonte: La Nuova Sardegna
23 marzo 2009

DOMENICA, 22 MARZO 2009

Pagina 1 - Cagliari

Dopo decenni di disinteresse il Comune comincia a occuparsi del litorale



Andrea Scano (Pd): «Ricreiamo subito le fasce dunali e difendiamo la posidonia»




CAGLIARI. Il sapore dei vecchi casotti tornerà con l’applicazione del piano unitario del lungomare (pul). Intanto resta ancora aperto il problema della spiaggia e del recupero del suo vecchio splendore, perso dopo il ripascimento del 2002. Nello stesso tempo va ricordato che è ormai endemico il problema dell’erosione della spiaggia: una tara che il lungomare cittadino si porta dietro come conseguenza della rapina storica della sabbia (con cui è stato ricostruita Cagliari ed edificata gran parte di Quartu). L’asportazione venne fatta soprattutto nel dopo seconda guerra mondiale: inizialmente dalla spiaggia emersa e poi, sino agli anni Settanta del secolo scorso, da quella sommersa. Le norme di programmazione per il Poetto si stanno discutendo in questi giorni in commissione comunale all’Urbanistica e ambiente. «Ora si tratta di inserire nel pul anche la questione della sabbia e del come proteggerla», afferma Andrea Scano, del Pd.
Il progetto di recupero delle tradizionali strutture balneari era stato proposto a suo tempo dal Consorzio Poetto, che associa la maggior parte dei baretti del lungomare. In questi giorni «come commissione all’Urbanistica stiamo lavorando a tappe forzate - sottolinea Massimiliano Tavolacci, Udc e presidente dell’organismo consiliare - e il Poetto è uno degli aspetti che stiamo esaminando, soprattutto per i servizi e la regolamentazione legata al pul».
«Educhiamo ad aver cura della sabbia», precisa Scano, componente della commissione consiliare. «Regione, Comune e Provincia si siedano attorno a un tavolo per studiare un intervento sperimentale: per ripristinare la vecchia sabbia», è la richiesta fatta da anni dagli ambientalisti del Wwf e di Legambiente.
«E questo è un fatto importante, anche se complesso - spiega Scano - ma il problema, per il qui ed ora, è anche quello di non buttare quel poco che abbiamo». Scano ha presentato diverse interrogazioni sul Poetto, tra cui una sulla sabbia. La storia recente parla dei danni procurati dal ripascimento del 2002: comprovati dalle condanne del tribunale sugli amministratori e i tecnici coinvolti nell’intervento. Partendo dalla considerazione che nel secolo scorso sono stati portati via oltre due milioni di metri cubi di sabbia, era stato deciso un intervento di ripascimento. Inizialmente, però, erano previsti due anni di tempo per l’intervento e l’utilizzo di sabbia di cava. Poi si è passati a quella di mare e, modificato il protocollo di intervento (divenuto di “protezione civile”), si è accelerato il tutto con l’immissione della sabbia in dieci giorni. E questo ha impedito qualsiasi intervento di modifica dell’intervento di ripascimento in corso d’opera. Ora la situazione è sotto gli occhi di tutti: sabbia grigia e di granulometria grossolana, e ricca di limo. Da qui la richiesta, fatta a suo tempo anche da Marco Espa, cosigliere comunale del Pd, di riprendere il discorso sulla riqualificazione della sabbia attraverso interventi in grado di ripristinare le caratteristiche qualitative precedenti. Il tutto in considerazione del fatto che il gioco delle correnti del mare si sta riprendendo parte della spiaggia emersa, come dimostra il fatto che la rotonda del Lido sia di nuovo sull’acqua. «Ma il problema del ripristino, pur importante - afferma Scano - ha tempi di realizzazione lunghi e costi consistenti. Nel frattempo, però, bisogna cercare di non accentuare il processo di erosione e di perdita della sabbia. E per fare questo occorrerebbe una campagna di educazione ambientale sia per i cittadini che per gli amministratori». Secondo Scano, infatti, anche la pulizia della sabbia «va fatta in un certo modo. I ricercatori più qualificati, ad esempio, raccomandano di non eseguirla con mezzi meccanici pesanti in quanto, così facendo, si ottengono due risultati negativi. Innanzi tutto si compatta ulteriormente la sabbia. In secondo luogo si portano via quelle “patate” di mare fatte di alghe che, invece, contribuiscono a portare sulla spiaggia minerali importanti per la composizione della stessa sabbia». Inoltre occorre capire che la posidonia, le alghe che si trovano nella sabbia sommersa, «hanno una doppia importanza: funzionano da barriera naturale subacquea per trattenere la sabbia e da barriera esterna, quando si depositano sulla battigia, per limitare le mareggiate». Infine, conclude Scano, «va chiarito che bisogna lavorare anche per ricreare il manto dunale a monte della spiaggia, che aiuta a trattenere la sabbia dall’erosione eolica».