Rassegna Stampa

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Riforma Province: 35 unioni dei comuni e aree metropolitane a Sassari e Olbia

Fonte: web cagliaripad.it
16 settembre 2015

 


Ansa News

 

Siamo agli sgoccioli e la maggioranza di centrosinistra ha pressochè deciso: le circa 30-35 Unioni di Comuni saranno il perno sul quale ruota la riforma degli enti locali in Sardegna. Le quattro Province storiche rimarranno ma svuotate di funzioni (le uniche competenze saranno quelle statali delle strade, scuole e ambiente), con la città metropolitana di Cagliari che coinciderà con il vecchio ente intermedio.
Per il nord, invece, si ragiona sulle grandi aree metropolitane omogenee di Sassari e Olbia, dove insistono le porte di accesso dell'Isola in termini di trasporti e investimenti, dando così, per dirla con le parole del governatore Francesco Pigliaru, una "governace adeguata" a quei territori. E' quanto emerso oggi nel vertice di maggioranza al quale hanno partecipato, oltre a Pigliaru e all'assessore agli Enti locali Cristiano Erriu, i capigruppo del centrosinistra e il presidente della commissione Riforme Francesco Agus.
Si è trattato di fare il punto della situazione e delineare gli emendamenti che stravolgeranno la prima bozza della Giunta per effetto dei provvedimenti legislativi nazionali che si sono susseguiti in questi mesi. La settimana prossima, probabilmente martedì mattina, 22 settembre, prima di ritornare in Aula per affrontare il tema della scuola, la commissione Autonomia avvierà l'esame del testo e degli emendamenti, poi agli inizi di ottobre la discussione per la definitiva approvazione del riordino.
"Centro della legge sono le Unioni dei Comuni che definiranno il punto di caduta della riforma - spiega Pigliaru - Occorre una transizione credibile, ma le Province svaniranno. Poi si parlerà di incentivi con premialità a favore delle Unioni e saremo più incisivi per combattere lo spopolamento". Per l'assessore Erriu si tratta di una legge imperniata di "sano realismo" che disegna un "sistema di poteri locali che rispondono all'esigenza di erogare servizi, ponendo l'accento sulla densità urbana e sulle porte d'accesso della Sardegna. Il senso della riforma è la sussidiarietà - aggiunge l'esponente della Giunta - mentre la posizione dei Riformatori è neo centralista e non la condividiamo perchè le competenze devono restare vicino ai cittadini, altrimenti si tratta di una semplificazione finta".
"Alla fine - osserva il presidente della commissione Riforme - il lavoro istruttorio è stato fatto e ora possiamo andare avanti spediti con un confronto aperto con l'opposizione, che è sempre stata propositiva su questo tema. Nel medio periodo - sottolinea infine Agus - le Unioni diverranno enti più forti delle Province".

E' sempre più chiaro che Pigliaru sta lavorando al ritorno di un sistema feudale. Anziché seguire la via indicata, ovvero il superamento delle Province e la restituzione di un ruolo di primo piano ai Comuni, si torna al passato". Lo sostiene Ugo Cappellacci, coordinatore regionale di Forza Italia, in merito alla riforma degli enti locali.
"Distorcendo il significato delle parole - attacca l'ex governatore - la Giunta dei baroni sta chiamando 'riforma' la restaurazione, pezzo dopo pezzo, di quel sistema degli enti locali archiviato dai cittadini con i referendum, perché era calibrato sulle esigenze della politica e non su quelle dei territori. L'impressione - sottolinea - è che l'ala conservatrice del Pd, che tentò di boicottare in ogni modo i referendum e che non ha mai smesso di lavorare per il ritorno delle Province, abbia avuto il sopravvento. Mentre era prevista l'abrogazione di tutte le Province, senza distinzione alcuna e senza disuguaglianze tra i territori, loro prima si sono lanciati a salvare quelle a loro più care e poi, a suon di contentini, aggiungono un altro pezzo al loro minestrone istituzionale: non per dare risposte ai territori, ma solo per salvaguardare le rendite di posizione politiche di qualche notabile".
"E' triste - conclude Cappellacci - constatare ancora una volta che un presidente eletto risponda solo ai propri referenti partitici anziché agli elettori".