Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Quei palazzi con vista sulla voragine

Fonte: L'Unione Sarda
13 marzo 2009

Via Peschiera. A sette mesi dal crollo, le riparazioni non sono ancora cominciate

Azione legale dei residenti: «Un perito dica di chi è la colpa»

L'estate scorsa, un pezzo di via Peschiera è sprofondato. Sette mesi dopo, la strada è un caos. E i residenti si sono rivolti agli avvocati.
In via Peschiera, oltre la recinzione metallica, sull'orlo di sabbia che circonda il laghetto di pietre, sono spuntati fiori e ciuffi d'erba. È la primavera che arriva. Metterebbe quasi allegria, non fosse che quella ghiaia grossa è poco più che un rattoppo, un tappo provvisorio nella voragine larga otto metri e profonda cinque che si spalancò la notte fra il 7 e l'8 agosto 2008, inghiottendosi intera un'Audi A3 fiammante e aprendo crepe nei palazzi dei dintorni. Sono passati sette mesi: era estate, è quasi primavera. Il tappo doveva essere provvisorio, così come i tubi che da pluviali e scantinati si infilano nel tombino più vicino: i by pass delle reti finite in briciole col crollo (acqua potabile, fogne, raccolta acqua piovana).
AZIONE LEGALE «Comune e Abbanoa - spiega Luciano Pusceddu - si rimpallano le responsabilità sui danni e gli interventi. Così non succede nulla». Pusceddu è il titolare del market che si trova a ridosso della voragine ed è uno dei promotori del comitato cui hanno dato vita, mesi fa, gli abitanti della zona. Finita la pazienza dei primi tempi, hanno capito che da soli non si va lontano e si sono affidati a un pool di quattro avvocati: «Ieri - spiega uno dei legali, Roberto Cortis - abbiamo chiesto al giudice di nominare un perito che accerti cosa sia avvenuto, quali ne siano state le cause, se vi siano pericoli ulteriori per gli edifici della zona e chi debba rifondere i danni. Una strada spedita: il perito dovrebbe essere nominato entro fine mese».
GRUVIERA In via Peschiera se lo augurano tutti. Perché di speditezza, finora, non se n'è vista molta. Dopo il crollo, fu un via vai di sopralluoghi: vigili del fuoco, tecnici di Comune e Abbanoa, gli speleologi del Gruppo cavità cagliaritane, guidati da Marcello Polastri, geologi. Tutti spiegarono che quello spicchio di città stretto fra Tuvixeddu e Tuvumannu e le vie Goito, Pastrengo, Castelfidardo, Marengo sorge su una sorta di gruviera: la roccia è sforacchiata da una rete di gallerie sotterranee scavate chissà quando per estrarne materiali per l'edilizia e inclinate in modo tale da far scendere a valle ciò che veniva estratto. In un quadro del genere, il meno adatto per costruirci sopra, anni di pioggia e di traffico veicolare hanno fatto il resto.
SILENZIO «Ogni tanto vengono dei tecnici: danno un'occhiata, parlottano e se ne vanno»: questo lo stato di avanzamento dei lavori, agli occhi di Francesca e Marco, studenti di Ingegneria meccanica, fuorisede con casa affacciata sul disastro. Si sono trasferiti qui a ottobre. Via Peschiera, per loro, è sempre stata così: chiusa al traffico, ingabbiata in una recinzione metallica, con la ghiaia e la sabbia. Donatella Moi, invece, ci vive da anni. Anche lei, però, segnala che «è da almeno un mese e mezzo, diciamo da poco prima delle elezioni, che non si vede più nessuno». Sulle cronache, l'ultima notizia risale a un mese e mezzo fa: pareva che il Comune stesse per foderare la voragine con una guaina speciale e che Abbanoa fosse pronta a riparare le tubature. Invece zero.
PERIZIA GEOFISICA Eppure, qualcosa all'inizio si muoveva. In Comune, ad esempio, hanno chiesto una perizia al dipartimento di Ingegneria del territorio dell'università di Cagliari. Dopo rilievi fotografici, ricerche d'archivio e analisi condotte con il metodo gravimetrico, tre mesi fa l'ingegner Gaetano Ranieri, ordinario di Geofisica applicata ha consegnato la sua relazione all'assessorato comunale alla Pianificazione dei servizi: 37 pagine fitte. Il succo sta a pagina 14: «La causa che ha rotto i precari equilibri è stata certamente la perdita d'acqua dalle tubazioni di Abbanoa, che seppure non imponente deve aver lavorato per molti giorni contribuendo a dilavare il terreno di riporto superficiale». Di perdita parlarono subito diversi abitanti della zona, che dissero di aver notato un forte calo di pressione dell'acqua potabile.
MARCO NOCE

13/03/2009