Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Interventi rapidi e ammortizzatori sociali»

Fonte: La Nuova Sardegna
9 marzo 2009

SABATO, 07 MARZO 2009

Pagina 1 - Cagliari

Appello alla Regione di Gian Carlo Deidda, presidente della Camera di commercio 



«Sbloccare la burocrazia che frena i finanziamenti e azioni per agevolare il credito»




CAGLIARI. «Ormai si parla di ripresa non prima del 2011», precisa Gian Carlo Deidda, presidente della Camera di Commercio e dell’Ascom della provincia di Cagliari, che ha fatto un appello contro la cisi alla nuova giunta regionale. Ieri mattina, inoltre, il Cipe ha varato un pacchetto complessivo di 17 miliardi e ottocento milioni di euro, di cui 130 andranno per le aree metropolitane di Bari e Cagliari. «Ma la possibilità di spesa deve essere immediata», sottolinea Deidda. Lo stato di crisi è generalizzato. «Sì e nel nostro tessuto produttivo si rischia moltissimo. Ed è per questo che deve, subito, intervenire la Regione. Il quadro dell’hinterland cagliaritano e quello di Portovesme sono campanelli d’allarme per i quali è necessario che si operi con ammortizzatori sociali a tutto campo». Vi sono dei lavoratori che hanno la cassa integrazione, altri no. I precari rappresentano la maggior parte di coloro che saranno espulsi dal mondo del lavoro e si troveranno senza alcun sussidio. Che fare?
«Certamente non possono esserci lavoratori di serie A e di serie B: tutti devono essere protetti e avere la possibilità di un ammortizzatore sociale. E credo che questa sia la prima priorità».
- Come intervenire?
«Se non si opera subito con una rete che garantisca la sopravvivenza delle persone, sarà una slavina: vi sarà una reazione a catena. Bisogna dare a tutti la possibilità di vivere, anche ai precari senza più lavoro, altrimenti i consumi caleranno a picco».
- Ma come fare?
«Occorrre un intervento da parte del potere politico, uno strumento in deroga. Poi un’azione di sistema da parte di tutti gli interessati: dalle aziende ai sindacati. Ripeto: questa è la prima priorità, altrimenti sarà tutto il territorio a collassare, senza ammortizzatori sociali diffusi non c’è reddito disponibile. E senza questo non c’è possibilità di spesa e il territorio precipita. Mentre un modo per arginare la crisi è proprio quello di sostenere il mercato interno. Lo sviluppo dell’attuale industria è stato supportato da una serie di attività di servizio con personale a tempo e che ora sono state e saranno le prime a subire la crisi. La questione va affrontata tecnicamente, ma in primo luogo occorre la volontà regionale».
- Molte aziende sono alla canna del gas: le banche chiedono i rientri...
«Sì, siamo in un sistema di credito contratto e questo significa strozzare le attività commerciali. Il sistema camerale di Cagliari ha stanziato 320mila euro per la creazione di un fondo anticrisi di controgaranzia. E questo dovrebbe permettere alle aziende di operare in un sistema più protetto. Altrimenti, secondo i nuovi parametri, molte società verrebbero valutate come decotte con una conseguente chiusura di tutti i rubinetti creditizi».
- Nel 2008 c’è stato un saldo positivo tra le aziende che hanno cessato l’attività e le nuove. Come lo spiega?
«In alcuni casi si è trattato di imprese sorte come “bene rifugio”, per tentare di mettere in piedi piccole attività dopo aver posto di lavoro. In altri casi di un atto di fiducia e voglia di imprenditoria».
- E ora?
«In questi due mesi del 2009, invece, il trend è stato invertito: le imprese stanno chiudendo, soprattutto le più giovani. E questo è un segnale pesante».
- Lei che cosa propone?
«Il ministro Tremonti parla di cento miliardi di euro, in tutto il Paese, bloccati per la burocrazia. E il fenomeno esiste anche da noi. Una delle prime richieste presentate dalla Camera di commercio e e dalla Confcommercio riguarda il settore agricolo dove vi sono ottanta milioni di euro già finanziati, ma bloccati per questioni burocratiche. Il comparto si trova in una crisi pesantissima, mentre vi sono circa ventottomila domande ancora inevase. Lo stesso discorso va fatto per le imprese artigiane: bloccati i fondi già disponibili».
- Anche il commercio flette...
«Sì, per questo bisogna rivedere la legge regionale specifica e chiarire i tempi di erogazione dei contributi. Il tutto in un discorso di sinergia col turismo. I centri commerciali naturali, ad esempio, dovrebbero essere ulteriormente supportati. Altrimenti il lavoro fatto sino ad ora e che ha contribuito a rivitalizzare i centri storici, va perduto».
- I voli low cost sembrano una delle poche cose che tiene...
«Il settore, però, che va potenziato con un lavoro di promozione dell’isola nelle vecchie e nuove tratte. In questo momento di crisi è importante che tutti i settori commerciali siano spinti a valorizzare e, almeno, a mettere in evidenza i prodotti locali. Tra turismo, artigianato e commercio si deve fare sistema: un modo per valorizzare le produzioni locali».
- Come intervenire?
«Basterebbe, almeno, che tutte le catene commerciali presenti sul territorio segnalino i prodotti locali. Nessuno può tirarsi indietro».
- Infine?
«Ammortizzatori per tutti, in primo luogo. Superamento della burocrazia, intervento verso le banche e sensibilizzazione per i prodotti della nostra terra».