Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Tre famiglie bloccano “ I Fenicotteri”

Fonte: La Nuova Sardegna
9 marzo 2009

DOMENICA, 08 MARZO 2009

Pagina 1 - Cagliari

BATTAGLIA LEGALE PER IL CAVALCAFERROVIA 



Ricorso al giudice contro la demolizione di un cortile privato dove passerà una strada



«Quello spazio è nostro» Ma per le Ferrovie non era stato venduto assieme alle case

CAGLIARI. Tre famiglie cagliaritane di ex ferrovieri capeggiate da un giovane avvocato lottano in giudizio per difendere il cortile di casa dalla cancellazione decretata dalle Ferrovie dello Stato, dal Comune e dalla società ‘I Fenicotteri’ dell’editore Sergio Zuncheddu, che su parte della loro proprietà vogliono far passare la strada d’appoggio al nuovo cavalcaferrovia integrato nel megapiano immobiliare di Santa Gilla, con hotel, appartamenti di lusso e uffici. Le ruspe sono già arrivate al muro di cinta del condominio e i geometri hanno preso le misure in vista dell’intervento demolitore, Ma Mario Murgia, Eugenio Acri e Francesco Cadoni attendono con ansia la decisione del giudice sul ricorso d’urgenza ex articolo 700 presentato per loro dall’avvocato Fabrizio Murgia: se sarà accolto, il progetto per il cavalcaferrovia dovrà essere sospeso, secondo la Rfi «con gravissimi pregiudizi nei confronti dell’interesse pubblico».
Altrimenti le tre famiglie dovranno rassegnarsi a vedersi dimezzare lo spazio condominiale acquistato in via San Paolo 100 con tre atti di compravendita tra il 1998 e il 2006. E’ un po’ la vecchia storia di Davide contro Golia: da una parte tre cittadini qualsiasi, dall’altra uno schieramento di forze che va dalla società che governa la rete ferroviaria italiana al costruttore Zuncheddu, passando per il comune di Cagliari. La convenzione stipulata il 27 marzo 2006 tra Rfi e l’accoppiata ‘I Fenicotteri’-Comune parla chiaro: il passaggio a livello del chilometro 1,534 tra le stazioni di Cagliari e Elmas si può sopprimere. Al suo posto un comodo e moderno cavalcaferrovia da realizzare a spese dell’imprenditore secondo le indicazioni dei tecnici incaricati dalle Ferrovie. Eliminate le attese alla sbarra, l’accesso al nuovo quartiere diverrebbe sicuro e agevole. Tutto bene se di mezzo non ci fosse un pezzo di cortile che Rfi ha messo a disposizione dell’impresa Zuncheddu, rappresentata da Carlo Ignazio Fantola, considerandolo di sua proprietà. Al punto da darne per scontato lo sbancamento. Naturalmente le famiglie che abitano nella palazzina, acquistata proprio dalle Ferrovie, non hanno gradito. Prima un tentativo di accordo, raggiunto sulla base di un risarcimento di circa ventimila euro a testa. Poi la decisione di Rfi: è un’area nostra, si va avanti comunque. Non restava che ricorrere al giudice ed è quanto le famiglie Murgia, Acri e Cadoni hanno fatto. Nel ricorso ex articolo 700 l’avvocato Murgia - figlio di uno dei proprietari - sostiene che il cortile è stato acquistato in base a un contratto chiarissimo, che prevedeva il trasferimento degli appartamenti e di tutte le pertinenze. A sostegno di questa tesi una lunga serie di riferimenti al contratto di compravendita e alle norme che regolano la materia. Un passaggio su tutti, che l’avvocato Murgia riporta testuale nel ricorso: «Si comprendono nell’alienazione - è scritto nel contratto - fatta a corpo e non a misura, tutti gli annessi e connessi, adiacenze e pertinenze, usi servitù attive e passive se e in quanto esistenti degli immobili predetti che vengono venduti e rispettivamente acquistati nello stato di fatto e nella condizione giuridica in cui si trovano, nulla escluso od eccettuato, sì e come della parte venditrice si possedeva e godeva...». Alla lettura di un profano sembrerebbe chiaro: la Rfi ha venduto ai privati gli appartamenti e quanto stava intorno, cortile compreso. Ma per l’avvocato Alberto Miglior, che tutela gli interessi della Rfi, le cose non stanno in questo modo: prima di tutto l’area in questione «non può essere qualificata come cortile» e quindi non rientra fra quelle oggetto della compravendita. Al contrario si tratta di «un vasto piazzale circostante i due corpi di fabbrica e privo di un diretto rapporto di funzionalità e destinazione con questi ultimi». Non solo: secondo il legale da un esame approfondito del contratto di compravendita e dall’analisi del prezzo pattuito a suo tempo si deduce facilmente che quello spazio era escluso dalla proprietà venduta da Rfi. Quindi in sostanza appartiene ancora alle Ferrovie, che possono disporne a piacimento. Se hanno ragione le tre famiglie o la potente alleanza pubblico-privata sarà il giudice a stabilirlo e lo farà nei prossimi giorni. In ballo c’è un legittimo interesse privato ma forse anche la speranza che come negli antichi miti il piccolo Davide possa abbattere, almeno virtualmente, il gigante Golia.