Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Donna sarda dell'anno è “la signora della seta”

Fonte: L'Unione Sarda
9 marzo 2009

Premio Lioness Premiata a Cagliari Maria Corda 



Per tutti è la signora della seta. Così la chiamano a Orgosolo, dove da quando è bambina realizza con passione e amore "su lionzu", il copricapo femminile caratteristico del costume del paese. Per la dedizione al suo lavoro, che mantiene viva la tradizione antica, Maria Corda ha ricevuto il Premio donna sarda 2009, riconoscimento ideato dal Lioness club Cagliari, giunto alla ventitreesima edizione. «Non credevo nel mio piccolo di meritare tanto», ha raccontato durante la cerimonia di premiazione, ieri mattina a Palazzo Civico, alla presenza del sindaco Emilio Floris, che ha fatto gli onori di casa, delle componenti del club, di molte delle premiate del passato e di un folto pubblico. «L'allevamento dei bachi e la lavorazione della seta è una tradizione di famiglia - ha aggiunto - oggi si osserva la stessa procedura artigianale di un tempo. Le donne orgolesi sono le uniche a realizzarla. Per questo la creazione di su lionzu va custodita, preservata e amata. Anche la stessa vestizione: non tutte sanno come va indossato». Maria Corda ha poi sottolineato l'importanza dei costumi tradizionali della Sardegna. «Spesso gli abiti vengono messi in secondo piano rispetto alla tanto discussa salvaguardia della lingua sarda, ma anche questi fanno parte della cultura della nostra isola. Anche se la tradizione della lavorazione della seta riguarda solo Orgosolo, rappresenta tutta la Sardegna».
Motivo per cui le è stato destinato il premio. «Siamo abituati a vedere il costume finito - ha detto Michela Peretti, presidente del club di servizio - ma non tutti sanno che dietro c'è un grande lavoro». Il metodo è identico a quello di trecento anni fa. «Si ha memoria di questa tradizione già dal 1700 - ha raccontato Maria Corda - è di Orgosolo una razza specifica di bachi da seta, diversa dagli altri e riconosciuta ufficialmente. Tanto da essere stata battezzata con il nome del paese. Da allora le donne del nostro paese realizzavano su lionzu, un copricapo della lunghezza di un metro e mezzo, largo 33 centimetri. La trama è colorata di zafferano mentre l'ordito è del colore naturale».
Tutto comincia con l'allevamento dei bachi. «Nascono nei primi di maggio, io li allevo in cassette di frutta, di quelle basse, che dispongo una sopra l'altra. Bisogna nutrire le larve con gelso e la loro vita larvale è di circa quaranta giorni. Poi si prepara "il bosco": si prendono grosse frasche essiccate, si sistemano in casse di cartone e lì si trasferiscono i bruchi una volta che sono pronti a produrre la seta. Dopo circa quattro giorni formano il bozzo. Servono centinaia di bossoli per realizzare i fili di seta, che poi vanno a costituire il filato che viene portato alla trama». Una passione slegata dall'aspetto economico. «Non è in grado di farti arricchire - conclude - io continuo a farlo per tradizione. La mia è una passione innata. Sono l'unica di quattro sorelle a continuare a dedicarmi alla seta. In paese mi conoscono tutti e molti vengono a visitare la mia casa. Spesso arrivano anche le scolaresche». E ora questo riconoscimento, dalle donne a un'altra donna, a sottolineare l'importanza del suo impegno.
STEFANO CORTIS

07/03/2009