Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Ghigo, un po' guascone un po' burbero

Fonte: L'Unione Sarda
14 maggio 2008

Comune. I colleghi, commossi, ricordano il presidente del Consiglio comunale
Ghigo, un po' guascone un po' burbero
Proposta del sindaco: «Intitoliamogli l'aula consiliare»
Tutti i consiglieri hanno ricordato l'amico Ghigo. In aula anche la vedova.
L'aula consiliare avrà il suo nome. Per il momento è un'idea, scivolata tra la commozione generale alla fine della seduta straordinaria del Consiglio comunale convocata per commemorare lo scomparso presidente Ghigo Solinas. «Mi piacerebbe che di lui si continuasse a parlare ancora negli anni», ha detto in chiusura il sindaco Emilio Floris, «ora non so se sarà quest'aula, oppure un altro edificio istituzionale, anche perché bisognerà parlarne con tutti. Ma certo sarebbe giusto...».
LA MOGLIE La frase non si chiude per l'emozione, anche perché vicino al primo cittadino è seduta Claudia, la moglie di Solinas, pronta a ricevere l'abbraccio corale di tutta l'assemblea. «A casa era come lo conoscevate voi, voleva sempre avere ragione e aveva le sue idee, ma era un uomo buono. Forse da quando faceva politica si era un po' indurito, ma era la sua grande passione. Vi ringrazio, perché sono sicura che questo è il saluto che avrebbe voluto», ha raccontato al termine della seduta, quando Floris le ha consegnato la penna dell'ufficio di presidenza,
Poi l'abbraccio col sindaco, che aveva un legame strettissimo con quell'uomo «così grosso e spesso giudicato burbero» come lo ha dipinto Ettore Businco, «ma capace di slanci di enorme generosità e simpatica che rappresentano la migliore tradizione cagliaritana. Vedere quest'aula senza di lui è innaturale».
CERIMONIA DELL'ADDIO Ieri sono intervenuti quasi tutti per ricordarlo, raccontando aneddoti di vita del Consiglio comunale che Solinas ha presieduto dal 2001 a qualche settimana fa, quando la malattia che ha combattuto con lo spirito di sempre ha iniziato a farsi più difficile. «All'ospedale oncologico si è avvicinato a una trentenne che piangeva perché avrebbe dovuto iniziare la terapia», ha ricordato Aurelio Lai. «Lui ha cercato di infonderle coraggio, come ha sempre fatto con tutti quelli che erano in difficoltà». Ma le pennellate che, forse, lo hanno dipinto meglio sono state quelle di Giuseppe Macciotta, suo amico e avvocato. «Era una persona schietta, generosa e leale», ha ripetuto, «quella sua baldanza e la spontaneità, suoi segni di riconoscimento, li portava ovunque. Ricordo che anni fa doveva essere interrogato da un giudice. Nel giro di pochi minuti ci stava parlando di quanto era forte l'ultimo acquisto del Cagliari Pallacanestro che lui aveva voluto».
LE “CRICCHE” Per Edoardo Tocco «ha rappresentato una generazione, quella del Dettori, degli incontri alla gelateria Sa Carapigna e a Santa Caterina», per Giorgio Pellegrini «per molti anni è stato simbolo di quella che si può definire la giovinezza dorata», ha ricordato pensando agli anni Settanta. «Aveva una fama tutta estiva, ma è sempre riuscito a stare in qualsiasi ambiente, anche con la gente più umile. Per questo tutti lo conoscevano e si rivolgevano a lui».
L'EX AVVERSARIO Dalla minoranza, Marco Espa ha voluto sottolineare come fosse diventato un punto di riferimento anche per le situazioni più difficili: «Lavorava molto anche fuori dall'istituzione, per risolvere qualsiasi situazione e, per questo motivo, molte famiglie si rivolgevano a lui». Anche Gianni Loy, protagonista nella passata legislatura di durissimi scontri politici col presidente, ha voluto inviare una lettera al sindaco Floris, ricordando una volta che Ghigo Solinas lo fece allontanare perché faceva ostruzionismo: «Lo fece, ma nemmeno ci credeva».
LE DISCUSSIONI SU KANT Radhuan Ben Amara ha ricordato le sue discussioni su Kant e sulla religione. Ma era nello scranno più alto del Consiglio comunale, ieri sostituito da un mazzo di fiori, che trovava la sua collocazione ideale. «Severo quando c'era da far rispettare il regolamento, anche se talvolta lo interpretava a modo suo, ma non mancava mai di rispetto a nessuno», ha sottolineato Raimondo Perra. «Tutti gli volevano bene, basta vedere il dolore di tutti quelli che ora, anche negli uffici, piangono la sua scomparsa».
«CI PRESTAVA LA VESPA» Commovente è stato anche il ricordo di Claudio Cugusi: «Quando eravamo ragazzini lui era già Ghigo Solinas. Faceva l'assicurate e per un anno ci prestò la sua vespa verde, così da farci andare in giro a sciorare . Ma nello stesso tempo ci teneva d'occhio, senza farlo notare o farcelo pesare». Un affetto e un dolore trasversali. «Ora andiamo avanti», ha concluso il sindaco, «perché così anche lui avrebbe voluto. Mi piacerebbe, però, che di lui si continuasse a parlare».
FRANCESCO PINNA