Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Storia di ordinaria burocrazia

Fonte: L'Unione Sarda
25 maggio 2015

PIRRI. Dopo 2 anni il no dell'Edilizia privata. L'Ordine degli ingegneri: non è un caso isolato

«Progetto bocciato nonostante l'adesione a tutti i suggerimenti»


Volevano ampliare la loro casa di Pirri ma, dopo due anni di carte e burocrazia, incontri e correzioni, si sono schiantati con la realtà dell'ufficio Edilizia privata del Comune: piano bocciato, «nonostante lo avessimo adeguato a tutte le prescrizioni imposte proprio da quell'ufficio. Assurdo. Anche perché nel mentre, intorno a noi, sono stati approvati degli obbrobri».
Quella dei fratelli Carboni, che arriva da via dell'Abbondanza, è una delle tante storie di ordinaria follia burocratica che arrivano dagli uffici comunali di via Sauro. Gli stessi che il presidente della Rete delle professioni tecniche, Vittorio Aresu, in una lettera inviata al sindaco ha definito «da incubo» e che finiscono sotto accusa anche nelle parole di Gaetano Nastasi, numero uno dell'ordine degli ingegneri cagliaritani: «C'è una barriera tra il pubblico e i cittadini, è un problema storico. E nessuno ha ancora calcolato il costo sociale di questa situazione: è enorme».
LA STORIA Mario Carboni, col fratello Marcello, voleva sopraelevare la sua abitazione: un'ottantina di metri quadri in più. «Volevamo fare tutto in regola», racconta, ma non avevano fatto i conti «con il famigerato ufficio». La storia inizia nel settembre 2012, con l'idea di sfruttare il Piano casa per 42 metri quadri a testa e una copertura alleggerita di legno e tegole. «Il cosiddetto tetto ventilato. Presentiamo la domanda e aspettiamo i 30 giorni del silenzio-assenso. Al ventottesimo», spiega, «il Comune chiede chiarimenti». Richieste che arrivano anche nei mesi successivi, «sempre su cose diverse». Quando pensano di aver risolto, iniziano i lavori nell'estate del 2013. Ma, 62 giorni dopo la presentazione dell'ultima pratica, «ad agosto arriva lo stop dell'ufficio, per incongruenze fra lo stato di fatto e il progetto originario della palazzina». L'odissea è appena cominciata. Iniziano gli incontri informali con i tecnici comunali, fino ad arrivare al dirigente del servizio, Riccardo Castrignano: «Ci dice», racconta Carboni, «che loro sono lì non per bocciare ma per aiutare». Arrivano suggerimenti sulle correzioni. Questioni tecniche: travi che devono allontanarsi dal filo stradale, via alcuni elementi decorativi dalla facciata, niente balconcino in muratura. E la pratica riparte, con un nuovo progetto. Si allungano i tempi per l'accertamento di conformità, spuntano problemi di «armonizzazione con le strutture della zona». Il 23 dicembre, la sorpresa: «Ci comunicano l'inammissibilità della pratica. Non si è tenuto conto delle correzioni, su indicazione dell'ingegner Castrignano, che ha contraddetto se stesso», accusa Carboni. Il piano casa scadeva a novembre, la possibilità sfuma. «Intanto, a guardarci intorno, vediamo che sono stati approvati piani con risultati assurdi: ho fatto vedere una delle case realizzate all'assessore Frau, ha detto che il via libera poteva essere stato dato solo da un pazzo».
GLI INGEGNERI «Purtroppo questo non è un caso isolato», spiega Nastasi dall'ordine, «i limiti di quegli uffici sono storici. Ma non sembra esserci la volontà di superarli, nessuno si mette in discussione». Il sindaco Massimo Zedda aveva voluto l'Osservatorio sull'edilizia privata per coinvolgere i professionisti e cercare di migliorare il servizio: «Abbiamo aderito ma i frutti sperati non sono arrivati», aggiunge Nastasi. «Il problema a volte è che non c'è nemmeno un'interpretazione univoca delle norme. Basterebbe un manuale con le interpretazioni autentiche, valide per tutti». Una proposta che non è stata raccolta. «Noi professionisti stiamo tra cittadini e pubblico, le difficoltà sono enormi. A volte certi progetti non partono perché non possiamo dare certezze», aggiunge il presidente dell'ordine, «questo significa un blocco per l'economia, i costi sociali, oltre ai disagi, sono enormi». Un dato: non certo (solo) per colpa dell'ufficio cagliaritano, «ma il 27 per cento dei nostri iscritti vive sotto la soglia di povertà».
Enrico Fresu