Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Quando perdi l'identità inciampi nell'integralismo»

Fonte: L'Unione Sarda
15 maggio 2015


Festival della Filosofia La studiosa tunisina Emna Jeblaoui protagonista dell'anteprima 

 


Q uando è in questione l'identità di un individuo, o di un popolo, anche un succedaneo di religiosità fa al caso. Quando alla domanda “chi sono” non si possiede neppure uno straccio di risposta, al più una babele di lingue e idee, ci si lega all'àncora più solida, o almeno che pare tale, e tutti i fondamentalismi di varia natura, ben si prestano, offrendo a buon mercato certezze e sicurezza.
C'è una crisi d'identità innanzitutto, nel radicalismo islamico che terrorizza il mondo, una povertà di pensiero e un'ignoranza religiosa diffusa che riguarda le vecchie come le nuove generazioni di musulmani, sia tra chi rimane a casa, sia tra chi emigra verso l'Europa, dove la possibilità di un futuro migliore diviene, spesso, desiderio indiscriminato di rivalsa. È in un deludente sistema sociale economico e culturale, che, da una sponda all'altra del Mediterraneo, si declina la comprensione della deriva musulmana, secondo la studiosa tunisina Emna Jeblaoui, membro del Comitato consultivo dell'Istituto arabo per i Diritti Umani e direttrice dell'Istituto tunisino per lo Sviluppo dell'Uomo, protagonista dell'anteprima del Festival di Filosofia che si apre oggi a Cagliari, alle 17.30, al Teatro Massimo.
Ieri sera, nella sede della Fondazione del Banco di Sardegna, con l'esperta di società civile tunisina si è offerto un assaggio del tema cui è dedicata la kermesse, allestita dal Teatro di Sardegna e l'Università di Cagliari: «L'infinito fratricidio. Capire il male: storia, memoria, catarsi». Secondo Emna Jeblaoui, che durante il dialogo con Alessandra Marchi della Casa Museo Antonio Gramsci, ha analizzato le ragioni del radicalismo religioso nel mondo arabo, la mancanza di conoscenza e di progetti di civiltà chiari e tangibili, l'assenza di prospettive culturali e tecnologiche che potrebbero offrire al composito universo islamico una posizione nel nuovo equilibrio mondiale dei poteri, fa sì che le persone si aggrappino a concetti superficiali e pratiche spirituali che li allontanano dal resto del mondo e sono incompatibili con i valori della democrazia e dei diritti umani.
L'isolamento di molte comunità islamiche; una generale ignoranza del testo sacro compensata da una predicazione monocorde e, il più delle volte, senza fondamento; una lacunosa programmazione culturale da parte dei media; una globalizzazione a casaccio che ha creato, tra i più giovani, identità vulnerabili prive di saldi principi di civiltà, sono tra i motivi principali di questa radicalizzazione sociale e religiosa. Facile vendere estremismo. Di contro l'Europa non ha fatto granché per accogliere gli immigrati, respingendo ai margini anche i loro figli, nati e cresciuti nelle sue città.
Il terrorismo è anche il frutto di una politica dell'accoglienza e dell'integrazione debole e carente. L'obiettivo è lo stesso, di qua e di là del Mediterraneo: crescere insieme nel dialogo e nella condivisione dei diritti umani fondamentali.
Franca Rita Porcu


Teatro massimo

Campanini
dialoga
con Dahmash

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Entra nel vivo con un focus sulla Palestina, “sul mondo arabo in conflitto e su religione e civiltà del Mediterraneo” (alle 17,30, Teatro Massimo di Cagliari), il Festival della Filosofia, organizzato dal Teatro di Sardegna e dall'Università di Cagliari, che ha quest'anno come filo conduttore “La cognizione del male: il tragico, la memoria, il perdono”.
A parlare di religione e di conflitti che incendiano il Medioriente, lo storico Massimo Campanini, esperto di filosofia islamica e Wasim Dahmash, ricercatore di lingua e letteratura araba all'Università di Cagliari.
Alle 21 andrà in scena lo spettacolo “Incendi” di Wajdi Mouawad, per la regia di Guido De Monticelli.