Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

San Giovanni di Dio, ospedale e sotterranei aprono ai visitatori

Fonte: L'Unione Sarda
27 aprile 2015

 

Bello, affascinante e ricco di storia, per regalo di compleanno, il 171°, l'ospedale civile San Giovanni di Dio si concede un bagno di folla: visite guidate, appuntamenti, mostre, concerti e dibattiti a partire da giovedì prossimo, 30 aprile, e fino a domenica 10 maggio.
NEL RIFUGIO ANTIAEREO Il calendario messo a punto dall'Azienda mista è ricco. Il piatto forte sono le visite guidate all'edificio a forma di mezza margherita disegnato da Gaetano Cima nel 1842 e realizzato a partire dal 1844 e ai sotterranei: un lunghissimo corridoio scavato in fretta e furia esattamente cento anni dopo, in piena seconda guerra mondiale, quando la città era minacciata dalle incursioni aeree angloamericane. I giorni drammatici delle bombe sono documentati già nell'atrio: su uno schermo, installato accanto al busto (di Giuseppe Sartorio) che ritrae l'architetto piemontese, scorrono in bianco e nero le immagini di case e chiese sventrate, strade ingombre di macerie, uomini e donne terrorizzate che entrano di corsa in un rifugio antiaereo. Non un rifugio qualunque: proprio quello che corre sotto l'ospedale, a sette metri di profondità e ad appena tre dalle fondamenta (ci volle tutto il mestiere minerario dell'epoca per dosare l'esplosivo). È qui che, accompagnati in gruppi di 25 dai soci e dai volontari dell'associazione Mariposa, i visitatori ritroveranno a fine visita quelle immagini, proiettate su una parete di roccia: un brivido, quasi un ritrovarsi a tu per tu con dei fantasmi, rivivere in quel posto, settant'anni dopo, le loro emozioni.
SCHEGGE DI BELLEZZA Quei fotogrammi tremolanti saldano fra loro la prima e l'ultima tappa. In mezzo, tante schegge di bellezza da scoprire in venti minuti di tour: dalla sobria facciata neoclassicheggiante alla fresca eleganza dell'atrio, dalla meraviglia vietata dei giardini (impossibile accedervi a causa del pericolo di crolli: l'edificio, soprattutto nelle parti alte, è malandato) ai ritratti (quadri e sculture) dei tanti benefattori che con le loro donazioni hanno permesso all'ospedale di nascere e funzionare. Ieri una visita di prova è stata guidata da Bruno Satta e Giovanni Andrea Sagoni di Mariposa per i direttori generale e sanitario, Giorgio Sorrentino e Oliviero Rinaldi il cronista e il fotografo de L'Unione Sarda .
AL CENTRO DEL FIORE Dall'atrio, attraverso una scala protetta dalle balaustre in ferro ottocentesche, al primo piano si visiterà la chiesa circolare che rappresenta il centro e il cuore dell'edificio: da qua le varie ali si diramano come raggi o petali. «Al centro c'è il Santissimo. Dall'altare - spiega il cappellano, don Francesco Emilio Farris - do idealmente la benedizione a tutti i reparti». Idea mistica, quella dell'ospedale-fiore («Cima era molto religioso», racconta Bruno Satta), ma anche pratica: i cortili interni consentivano la costante ventilazione dell'edificio.
REPERTI Sulla scala si potrà ammirare un grande quadro di Giacomo Altomonte. Una chicca fra le tante, come la grande cassaforte ottocentesca in uso fino a cinque anni fa o, in un corpo adiacente all'edificio principale, la vecchia farmacia che ora ospita la Mammografia. Tanti i reperti esposti nei sotterranei: passeggiando fra le pareti su cui sono ancora visibili i fori delle mine e i segni lasciati da trivelle ed esplosivo, si vedranno maschere antigas, vecchie piastrelle (fino al recente recupero, il rifugio antiaereo è servito da discarica), ingranaggi e macchinari arrugginiti, resti del forno che per decenni ha ridotto in cenere i rifiuti ospedalieri (ma, in tempi più recenti, anche una grossa partita di droga sequestrata dalla Guardia di finanza), i vecchi lettini del Nido, una piccola collezione di minerali, una madonnina che fu cara alle suore vincenziane. Frammenti di storia di un ospedale in cui si riassume quella di un'intera città.
Marco Noce