Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Eppur si muove... Paolini e il genio di Galileo Galilei

Fonte: L'Unione Sarda
15 aprile 2015

L'ottimo spettacolo allestito dal Teatro di Sardegna

A nno di nascita, il 1564, lo stesso di William Shakespeare. Venne al mondo a Pisa, Galileo Galilei, sotto il segno dell'Acquario. Notazione non irrilevante, dal momento che campò per parecchio tempo facendo oroscopi. Racconta questo e molto altro Marco Paolini, nello splendido spettacolo allestito dal Teatro Stabile della Sardegna e seguito sabato e domenica da un pubblico subito catturato dalle sue divagazioni su chi ha cultura classica e chi non l'ha: di fatto “ITIS Galileo” è dedicato (per gioco) ai diplomati degli Istituti Tecnico Industriali. Il testo, composto con Francesco Niccolini, ripercorre l'esistenza, la caparbietà, gli errori e le scoperte di un fisico, astronomo, matematico, letterato ed esperto di meccanica che suo padre Vincenzo avrebbe voluto medico. Copernico, Tolomeo, Keplero, Platone, Aristotele, Giordano Bruno. Sotto una mina oscillante appesa al soffitto, unico oggetto in palcoscenico, i nomi che ricorrono in un monologo continuamente interrotto da momenti comici dosati con maestria, condensano la storia della scienza e della filosofia. Non fu tanto rapida la carriera di Galileo Galilei. Guadagnava poco, come Cattedratico a Pisa, ma quando fu invitato a Padova, nel 1592, gli offrirono un lauto stipendio.
Il suo metodo di indagine consisteva in due punti: sensata esperienza e necessaria dimostrazione. Nel fertile periodo veneto studiò l'isocronismo del pendolo, la caduta dei gravi, le macchie solari, i crateri della luna. Fece provare al doge di Venezia un nuovo straordinario strumento, il cannone ochiale, ottimo ausilio militare. Spedì a Cosimo de' Medici una copia del “Sidereus Nuncius”, incentrato sui satelliti di Giove. Il Granduca di Toscana gradì il dono e lo chiamò a Firenze nel 1610. Pazienza se il trasferimento implicava l'abbandono della sua quasi moglie Marina Gamba e dei tre figli. Una mente che pratica il dubbio genera diffidenza. E le gerarchie ecclesiastiche cominciarono a sentire odore d'eresia.
Già nel 1611 il cardinale Bellarmino aveva chiesto una relazione su quel pervicace sostenitore del sistema copernicano. I rumors continuarono, allarmando i teologi che non accettavano il concetto che la terra non fosse al centro del creato.
Galilei diventa più prudente ma pubblica, dopo “Il Saggiatore”, il “Dialogo dei massimi sistemi”. Opera subito censurata e resa da Marco Paolini in una versione alla Zanni in veneto, spagnolo e inglese di rara bravura. Attore, regista, scrittore, drammaturgo, fa della biografia dello scienziato che influenzò Albert Einstein una cosa viva e fisica, «come il teatro deve essere». E di quell'uomo straordinario, traccia un ritratto non apologetico, seguendolo sino al processo ordinato dall'Inquisizione.
Galilei fu condannato nel 1633 all'abiura, al confino nella villa d'Arcetri e alla recita settimanale dei salmi penitenziali. Solo, anziano, cieco, continuò a scrivere trattati ed epistolari fino alla morte avvenuta nell'anno del Signore 1642.
Alessandra Menesini