Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Tagliati oltre 300 m

Fonte: La Nuova Sardegna
31 marzo 2015

di Alfredo Franchini

 

 

CAGLIARI Poveri Comuni e poveri sindaci che, secondo la retorica, dovrebbero rappresentare i cittadini ma anche lo Stato. In realtà, per i sindaci è diventato davvero difficile rappresentare uno Stato che negli ultimi tre anni ha tolto dalle casse dei Comuni sardi 316 milioni. La denuncia è stata fatta ieri dal presidente dell’Anci, Piersandro Scano, il quale, assieme ai rappresentanti di Aiccre, Asel e del Consiglio delle autonomie locali ha reso pubblica la mappa dei tagli comune per comune. Spesa pubblica. Il grande fardello è la spesa pubblica e i tagli ai Comuni incominciano da lì e a nulla valgono le misure “compensative” adottate come quella di ridurre il saldo del patto di stabilità. Spiega Piersandro Scano: «Nell’applicare il bilancio armonizzato, (la Regione è già in regime di pareggio di bilancio, Ndr), è stato introdotto il Fondo crediti di dubbia esigibilità». Significa che quando non c’è certezza di riscuotere un credito si deve creare un altro fondo da sommare allo scopo. Risultato: quello spazio finanziario aggiuntivo va a diminuire di un’inezia il patto di stabilità. Così se un comune ha in cassa quattro milioni di euro potrà vederne sbloccate solo qualche decina di migliaia. Numeri. Dei 316 milioni di euro sottratti alla casse comunali nel triennio 2013-2015, e quindi in raffronto con l’ultimo dato del 2012, i tagli nazionali della spending review ammontano a 253,7 milioni. A questi si devono aggiungere 35,1 milioni del decreto Irpef per dare copertura agli 80 euro in busta paga, e ai 14,4 della famigerata vicenda dell’Imu agricola, oggetto dei ricorsi da parte dell’Anci. Ministro. «I Comuni hanno dato un contributo spropositato al risanamento della finanza statale», afferma Piersandro Scano, «negli ultimi quattro-cinque anni, i finanziamenti sono diminuiti del cinquanta per cento e in certi Comuni hanno toccato il 60%. Quando abbiamo incontrato a Cagliari il ministro Alfano gli abbiamo chiesto di spiegare al consiglio dei ministri che in questo modo i Comuni dovranno chiudere». Governo. «Il governo continua a dare incarichi agli esperti per la spending review», dice Tore Sanna, presidente dell’Aiccre Sardegna, «poi vengono fatti grandi studi e si compila un lungo elenco di tagli potenziali. Tutto fatto? No, quei tagli non vanno a razionalizzare la spesa e le ricadute sono sempre sulle comunità locali». Così mentre i Comuni tirano la cinghia, la spesa pubblica in Italia - dati della Corte dei conti - aumenta di 70 miliardi di euro. Tributi. «Non viene tagliata la grande burocrazia», sostiene Tore Sanna, «ma anzi viene eliminata la presenza dello Stato sul territorio e questo significa scaricare sui Comuni l’esazione dei tributi e la chiusura degli uffici». Regione. Il coordinamento degli Enti locali, in realtà, è impegnato su due fronti: oltre la battaglia col governo c’è quella interna, con la Regione. I tagli fatti in Sardegna sono in larga misura determinati dalle riduzioni dei trasferimenti dello Stato, ma il risultato è devastante. Ai tagli dei due provvedimenti presi dallo Stato (spending review e Imu agricola) si devono sommare le sforbiciate al Fondo unico degli enti locali (11 milioni) e per una ventina di comuni anche il taglio al Fondo povertà effettuato con la manovra sull’Irap (900 mila euro). Comuni non montani. Lo Stato ha tagliato col primo decreto il fondo di solidarietà e quelle entrate mancate avrebbero dovuto essere coperte dall’Imu agricola. «Tra il taglio e il gettito non c’è proporzione», spiega Piersandro Scano. In un comune di tremila abitanti il taglio si aggira sui 100 mila euro a fronte di un recupero che va dai 6 ai 20 mila euro. È stato fatto un accordo per risarcire i comuni ed è in preparazione il decreto enti locali con interventi compensativi, tali da non cambiare lo scenario. Un esempio? Il comune di Abbasanta, a fronte di un taglio di 67 mila euro, beneficia di una compensazione di 9mila euro nell’attesa di riavere la restante somma sull’annualità 2014. Sistema. «Dobbiamo vincere la sub cultura del declino», spiega Umberto Oppus, direttore dell’Anci, «i comuni sono il motore del sistema economico ma ora i sindaci hanno di fronte troppe situazioni che non sono più gestibili». Poteri locali che arrancano anche secondo Giuseppe Cappai, sindaco di Sant’Andrea Frius, intervenuto alla conferenza in nome del Consiglio delle autonomie, il quale ritorna sulle «molte criticità già messe in evidenza con la manovra regionale 2015». Via d’uscita. I sindaci cercano una via d’uscita e per questo Rodolfo Cancedda dell’Asel invoca «un’operazione verità nei confronti dei cittadini», i quali di fronte a meccanismi complessi sono bombardati di notizie secondo le quali ci sarebbero nelle casse dei municipi montagne di risorse non spese. Ma l’unica via d’uscita – secondo quanto proposto dall’Anci nazionale – è che salti il patto di stabilità: «È un atto di autolesionismo», dice Scano, «c’è solo in Italia e vorrei sapere a cosa porta, se non un contributo solo formale ai conti dello Stato». Nei comuni italiani ci sono una quindicina di miliardi di fondi che non possono essere toccati e che potrebbero ridare fiato alle rete dei comuni, vero motore per opere pubbliche e occupazione. ©RIPRODUZIONE RISERVATA