Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Difendiamo la nostra Costituzione»

Fonte: La Nuova Sardegna
24 marzo 2015

Il presidente dell’Anpi domani a Sassari con gli studenti e in un incontro al Teatro Civico

 

Carlo Smuraglia, presidenre dell’Associazione nazione dei partigiani italiani (Anpi) sarà domani a Sassari per ricordare il settantesimo anniversario della liberazione del Paese dal nazi-fascismo. Alle 10, nell’auditorium di via Monte Grappa, dialogherà con gli studenti delle suole medie superiori sul tema “Diritti di cittadinanza”. Alle 17, invece al Teatro Civico, parteciperà a un incontro aperto a tutti. Smuraglia, in Europa soffia un forte vento di estrema destra, rinascono movimenti razzisti e nazionalisti che in alcuni casi sono di aperta ispirazione neofascista. Che fare? «I nostalgici e coloro che sperano sempre di tornare a soluzioni autoritarie o quantomeno populiste, hanno trovato un grande tema unificante ed idoneo a far presa anche sulla gente comune: il razzismo. Facendo leva su alcuni elementi istintivi, riescono a far passare parole d'ordine stantie e discriminatorie. Bisogna batterli su questo terreno, condannando soprattutto il razzismo, dimostrandone gli effetti e cercando di far ragionare le persone. E' fondamentale convincersi che non bastano i presìdi e le contestazioni, pure utili, ma occorre una intensa, continua, approfondita battaglia culturale. E ricordarsi sempre che il centro più importante per la formazione dei cittadini è la scuola. Bisogna, infine, sollecitare le istituzioni perché entrino davvero in campo e facciano il loro dovere, Costituzione alla mano». La Costituzione, però, il governo Renzi la sta cambiando. E in maniera pesante... «Alla Costituzione bisognerebbe avvicinarsi con rispetto e tenendo conto delle sue origini e dei valori che essa rappresenta. Invece, ci si sta muovendo con troppa disinvoltura, proponendo riforme che sono sostanzialmente non modifiche ma stravolgimenti di punti fondamentali della struttura costituzionale. Tra l'esigenza di governabilità e quella di rappresentanza, si sceglie molto spesso la prima, riducendo così gli spazi di democrazia che spettano ai cittadini. Se, in concreto, si arriva ad una sostanziale eliminazione del Senato (uno degli istituti fondamentali in cui si esercita la rappresentanza e la sovranità popolare) e se si predispone una legge elettorale che non restituisce (come richiesto anche dalla Corte costituzionale) la parola ai cittadini, si crea una situazione che compromette princìpi e valori fondamentali della Costituzione. Questo avviene, purtroppo, nell’indifferenza e nella mancata conoscenza dei cittadini; e questo è particolarmente grave. Per cui, è dovere delle associazioni e degli organismi della società civile, informare, spiegare, far conoscere esattamente la portata di ciò che sta avvenendo. Che cosa pensa della medaglia con cui il governo ha premiato il repubblichino Paride Mori? «In un Paese che ha subìto vent'anni di dittatura (e quale dittatura e con quali effetti nefasti), nulla dovrebbe essere concesso a chi ha partecipato e si è reso complice di tanti misfatti. Tanto meno dovrebbero essere concesse medaglie. La vicenda "Paride Mori" è incomprensibile, perché la presidente della Camera ha subito preso le distanze e certamente dobbiamo crederle; il governo tace ma non vedo quale spiegazione possa dare di fronte ad un fatto così palesemente grave. È un'ulteriore dimostrazione di insensibilità verso la nostra democrazia e la nostra Costituzione, rigorosamente antifascista (tutta). I responsabili, quando saranno individuati e resi pubblici, dovrebbero sentire l'obbligo morale almeno di dimettersi, perché la nostra (e parlo di tutti gli antifascisti) condanna è senza appello». Il ritorno degli estremismi di destra si manifesta anche in una crescente intolleranza verso gli immigrati e in una ostilità anche violenta verso "diversità" religiose, etniche, di genere. Anche su questo terreno si è aperta una frattura rispetto ai valori della Resistenza? «Intolleranza, discriminazione, fondamentalismi costituiscono un pericolo per la pace e per la convivenza civile, un pericolo gravissimo, da combattere, ancora una volta culturalmente e politicamente, ma senza esitazione e senza concessioni di sorta. In questa materia, l'intransigenza e il rigore sono d'obbligo per le istituzioni e per qualunque persona civile. E non crede che anche la subordinazione del lavoro al comando aziendale (perdita diritti, precariato, flessibilità) sia una ferita allo spirito della Costituzione e della Resistenza? «La Costituzione pone al centro del sistema la persona e in particolare la persona che lavora (vediamo in particolare l'art. 1, che esprime un valore fondamentale e imprescindibile). A questo si collega anche il richiamo costante, esplicito ed implicito, alla dignità come valore sommo. Se è così, milioni di disoccupati, di precari, di persone che non cercano neppure più il lavoro, di giovani costretti ad andare all'estero, rappresentano un patente contrasto con ciò che la Costituzione chiaramente esprime ed impone. Quando si realizza un contrasto così profondo con i princìpi ed i valori costituzionali, non sono questi che vanno cambiati, ma bisogna incidere sulla realtà e cercare di adeguarla alla volontà ed ai propositi del legislatore costituente. Registro invece un notevole ritardo, su questo piano. Il lavoro non appare come la vera priorità, nell'azione del Governo e del Parlamento; si mette mano alle regole, si incide sui diritti, ma si fa ben poco per creare lavoro, occupazione, possibilità di vita e di lavoro dignitosi, liberazione dalla insicurezza, gravissima specialmente per i giovani. Occorre un cambiamento di rotta radicale: favorire investimenti, creare nuovi posti di lavoro "dignitosi", eliminare o quanto meno ridurre fortemente la precarietà. Questi dovrebbero essere gli obiettivi primari da perseguire». Lei domattina incontrerà gli studenti. Che ruolo può avere la scuola nell'educazione a una cittadinanza fondata sui valori di una democrazia aperta e inclusiva come quella disegnata dalla Costituzione? «La scuola ha un ruolo determinante per formare dei "cittadini" consapevoli e responsabili. Si fa troppo poco, in questo campo e mi sembra che anche la riforma di cui si parla punti più su altri obiettivi che non sull'educazione civica, che è fondamentale. Non a caso, l'Anpi ha firmato nel luglio scorso, un protocollo di intesa col ministero dell'Istruzione, che reca un'intitolazione significativa: "Offrire alle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado un sostegno alla formazione storica, dalla documentazione alla ricerca, per lo sviluppo di un modello di cittadinanza attiva”. Ci stiamo adoperando per dargli piena attuazione» .