Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Il Betile? Treno già passato»i

Fonte: L'Unione Sarda
16 febbraio 2015

Schieramenti in Consiglio comunale divisi sull'ipotesi di rilancio del museo a Sant'Elia

 La prospettiva: spendiamo i soldi per utilizzare gli spazi liberi

Fa discutere e dvide. Come già in occasione della prima proposta (un museo dell'arte nuragica e contemporanea a Sant'Elia), l'idea lanciata dal segretario cittadino del Pd Nicola Montaldo di rilanciare il progetto del Betile affidato alla gestione di professionisti del settore come il Guggenheim Museum o la Tate Gallery contrappone il centrosinistra e il centrodestra: i primi (con diversi distinguo) idealmente favorevoli, i secondi nettamente contrari. Il sindaco Massimo Zedda: «Avere un museo gestito dai colossi del settore come Guggenheim e Tate Gallery sarebbe una bella opportunità per la città. La Giunta non può che essere d'accordo, va però tenuto conto che il progetto era della Regione e l'amministrazione comunale di centrodestra decise di bocciarlo».

CENTROSINISTRA Nel centrosinistra Fabrizio Rodin (Pd) continua a ritenere il Betile «un'idea di forte richiamo come lo sono i templi Atzechi in Messico e i giganti di Mont'e Prama. Ideale la gestione affidata a professionisti del settore». Davide Carta, capogruppo Pd in Consiglio: «Ero favorevole al tempo della prima proposta anche perché c'erano fondi subito disponibili. Ma oggi stiamo deliberando e riflettendo come utilizzare spazi importanti in città come l'ex Manifattura tabacchi, l'ospedale San Giovanni di Dio, l'ex carcere Buoncammino. Se fondi dovranno essere utilizzati per creare esposizioni di grande richiamo penso sia più opportuno destinarli per utilizzare questi spazi, sulla falsariga di quanto è accaduto per esempio a Marsiglia e a Firenze, dove sono stati recuperati vecchi siti per l'arte». Sulla stessa linea Tanino Marongiu (Pd): «In origine il progetto dell'archistar Zaha Hadid coniugava egregiamente cultura e turismo. Nel frattempo in città si sono liberati spazi che potrebbero supplire alla mancanza di un grande museo». Sergio Mascia (Sel): «È stata una bella visione ma il treno è passato. Progetto suggestivo ma poco attuabile». Enrico Lobina (Sardegna sovrana): «Oggi abbiamo altre priorità, si pensi al recupero di Buoncammino, al San Giovanni. Dovremmo concentrare energie e risorse su questi siti identitari». Giovanni Dore e Ferdinando Secchi (Sardegna Pulita) in un'interrogazione: «Il Betile al posto dell'Arena Sant'Elia».
CENTRODESTRA Nel centrodestra tutti concordi: proposta irricevibile. Edoardo Tocco (Pdl): «Non ero d'accordo in passato e non lo sono adesso». Anselmo Piras (Ancora per Cagliari-Ncd): «Dove costruire e con quali soldi? Non vorrei che con questa proposta fosse partita la campagna elettorale del Pd. Mi sembra un tentativo di proporre un tema qualsiasi di discussione per fare propaganda». Alessio Mereu (Cagliari futura): «Sono sempre stato contrario. Credo che risorse pubbliche così importanti come quelle richieste per il Betile oggi vadano spese in modo più utile». Gianni Chessa (capogruppo Psd'Az): «Oggi un museo simile, pur gestito da grandi professionisti, deve avere il supporto di trasporti adeguati e servizi intelligenti legati al turismo». Giuseppe Farris, capogruppo Pdl: «La mia posizione di contrarietà è la stessa del 2008. La costruzione, se realizzata nell'area dov'era stata concepita, avrebbe deturpato il lungomare di Sant'Elia e violentato la nostra identità culturale. Uno sfregio in più se sommato alla tristezza nel vedere chiusi i nostri più importanti siti archeologici».
Il riformatore Giorgio Angius e Noemi Migliavacca, coordinatrice cittadina del partito: «Due punti essenziali sembrano non sfiorare i nuovi fautori del Betile: l'aspetto economico e la realizzazione di nuovi metri cubi di cemento in riva al mare. Parlano di 90 milioni di euro come se fosse niente. Ne basterebbero un paio per sistemare uno dei cento grandi edifici abbandonati della città, come per esempio il capannone Nervi e la caserma Ederle, rivissuta come città della cultura sull'esempio dell'Arsenale di Venezia. Se attuato, quest'ultimo diventerebbe un esempio di riconversione per le centinaia di aree militari in via di dismissione».
Pietro Picciau