Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Tredici anni di sogni e annunci

Fonte: L'Unione Sarda
22 dicembre 2014

IL TERMINAL SENZA NAVI.

La storia dell'edificio sul Molo Ichnusa nato per accogliere turisti

Quando i presidenti dell'Authority desideravano le crociere

La tensostruttura, 3.000 metri quadri di vetro, acciaio e cemento, inaugurata sei anni e mezzo fa, se ne sta lì, sul molo Ichnusa, esposta al sole, alla pioggia e ai vandali, a invecchiare senza aver mai vissuto. E, come tutti i fallimenti, pare orfana.
Negli archivi informatici de L'Unione Sarda la stringa “terminal crociere” rimanda a una massa di oltre 350 articoli. In 13 anni questo giornale ha raccontato molto di quel progetto: sogni (il terminal era legato al progetto del tunnel sotto via Roma, mai realizzato, e avrebbe dovuto somigliare al restyling dell'aeroporto, questo effettivamente portato a termine), lunga trattativa con la Marina militare risolta per intervento dell'allora sottosegretario Salvatore Cicu (fino al 30 maggio 2005, un muro separava la zona civile del molo da quella con le stellette), investimenti (5,5 milioni di euro), ritardi, ripensamenti, declino. E annunci. Continui.
Ottobre 2001: a Cagliari attraccava la Silver Wind, 156 metri (già piccola rispetto ai giganti di allora, grandi il doppio) e Franca Bargone Cincotta , amministratore del Consorzio terminal crociere Cagliari, lamentava la mancanza di una stazione marittima ad hoc. Oggi la signora è titolare dell'unica attività commerciale attiva nell'edificio sul molo Ichnusa, un'agenzia di viaggi.
In quegli articoli, ci sono tanti dei protagonisti del dibattito delle scorse settimane. Come gli ex presidenti dell'Autorità portuale. Lo stesso Nino Granara che qualche giorno fa ha spiegato che cagliaritani e giornalisti hanno capito male per anni, che non si era mai pensato di far attraccare le grandi navi al molo Ichnusa, da presidente dell'Authority non solo rilasciava dichiarazioni sullo stato d'avanzamento dei lavori in corso in quel molo ma firmava documenti ufficiali in cui si faceva riferimento, esplicitamente, al terminal crociere. Tanto è vero che intervistato il 18 maggio 2007, quando ormai era emerso che al molo Ichnusa il pescaggio era insufficiente per le navi, spiegava che «fortunatamente il fondale è melmoso e non roccioso: aumentare la profondità non comporta un grosso sforzo tecnologico». E «terminal crociere» lo chiamò anche il 5 giugno, lasciando la poltrona col rimpianto di non poter essere lui a inaugurarlo.
Ci sono, in quegli articoli, anche i grandi assenti: quelli che non hanno voluto farsi intervistare sulla questione. Come Paolo Fadda , successore di Granara a capo dell'Authority: «Non parlo di cariche ricoperte in passato», ha spiegato l'altro giorno. Neanche se sono cariche pubbliche, retribuite con (tanti) soldi pubblici. Da presidente, ereditato il progetto, è stato lui a tagliare il nastro dell'edificio, nel 2008, e lui a gestire la lunga stagione dei rinvii, delle ipotesi di dragaggio fino a 10 metri di profondità (poi abortite), dei sopralluoghi a caccia di bombe e reperti archeologici. Quando ha passato la mano, la tensostruttura era una scatola vuota. Il successore, Piergiorgio Massidda , ha tirato una riga sui 10 anni passati: niente dragaggi né navi da crociera, avanti gli yacht. E peggio per chi (i Cincotta) ci aveva creduto e investito.
Un altro non-intervistato è Giuseppe Scura , direttore dell'Ascom e, a un certo punto, presidente di quel Consorzio terminal crociere Cagliari in cui confluì anche il Consorzio Insieme di Franco Fozzi , che riuniva oltre 150 esercizi commerciali. Avremmo voluto domandargli se la sua nomina mirasse ad ammorbidire la contrarietà della Camera di commercio alla nascita di un «polo commerciale di notevoli dimensioni all'interno del porto - parole del presidente Giancarlo Deidda , luglio 2010 - affidato ad un unico gestore e del tutto svincolato da qualsiasi collegamento con i traffici merci e passeggeri»: se questo era l'obiettivo, visti gli esiti, non sembra esser stato centrato.
Marco Noce