Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Irap, il taglio è per sempre

Fonte: L'Unione Sarda
2 dicembre 2014

LA FINANZIARIA.

Cappellacci: «Così non serve». Paci: «La più bassa d'Italia»

La riduzione diventerà stabile ma meno marcata La Finanziaria 2015 ancora non c'è, ma l'Irap si è già presa i riflettori: sulle nuove aliquote fiscali per le imprese si è consumata una battaglia politica prima ancora che la manovra avesse l'ok della Giunta (previsto per venerdì 5 o martedì 9). Del resto le modifiche all'Imposta regionale sulle attività produttive non sono un segreto: se da un lato il taglio diventa meno consistente (si pagherà di più rispetto al 2013 e 2014), dall'altro l'assessore al Bilancio Raffaele Paci promette di renderlo permanente.
È giusto esultare per la stabilizzazione dello sgravio, o protestare perché sarà più lieve? Questione di gusti, ma l'opposizione ha già scelto la seconda opzione, a gran voce. La replica della Giunta punta soprattutto su un dato: anche con l'incremento, l'Irap pagata dalla gran parte delle imprese sarde sarà la più bassa in Italia.
CHE COSA CAMBIA Il ragionamento riguarda l'aliquota ordinaria, che si applica appunto alla fetta più ampia dei contribuenti. La normativa nazionale la fissa al 3,90%. Le regioni hanno la libertà di ridurla o incrementarla. Nel 2013 la Sardegna l'ha portata all'1,17: ogni azienda ha versato il 70% in meno rispetto a quando la Regione applicava la base nazionale. Ora, secondo la proposta della Giunta, l'imposta salirà al 2,93% (le altre regioni superano tutte il 3%, tranne la Provincia autonoma di Bolzano): la riduzione sull'aliquota-base non sarà più del 70% ma del 25.
Cambieranno anche le aliquote per le categorie speciali: quella per le aziende agricole e le coop di pescatori passa dallo 0,57 all'1,43. Comunque al di sotto del dato nazionale dell'1,90. Banche e attività finanziarie erano all'1,40% e si troveranno al 5,57; le assicurazioni passano dall'1,77 al 6,82; le imprese concessionarie, infine, dall'1,26 al 5,12. In questi tre casi, il risultato finale si collocherà quasi un punto percentuale al di sopra della base statale. Infine, per tutti gli enti pubblici si annulla lo sgravio concesso negli anni scorsi, e si torna all'aliquota dell'8,50.
LE AGEVOLAZIONI La precedente riduzione dell'Irap valeva solo per tre anni: ora invece la Giunta intende trasformarla in un taglio a regime, senza scadenza. Solo che, dice Paci, le casse della Regione non lo consentirebbero se fossero confermati gli sgravi del 70%. Da qui l'incremento delle aliquote. In parte compensato dal taglio Irap deciso dalla legge di stabilità nazionale, non quantificabile in una percentuale secca perché inciderà sulla componente lavoro dell'imposta: si può dire, genericamente, che attenuerà uno degli effetti considerati più perversi, cioè la penalizzazione delle aziende con più dipendenti.
Altra novità che Pigliaru e Paci inseriranno nella proposta di legge finanziaria per il 2015: per le nuove imprese l'Irap sarà azzerata totalmente nei primi cinque anni di attività.
L'OPPOSIZIONE La stabilizzazione degli sgravi e l'aiuto alle aziende neonate non bastano in ogni caso a convincere l'ex governatore Ugo Cappellacci e il suo ex assessore al Bilancio, Alessandra Zedda: «La proposta della Giunta Pigliaru di ridurre lo sgravio Irap sarà un danno per le imprese», dicono.
Per i due esponenti di Forza Italia, è «irrisoria» la percentuale di riduzione scelta per il futuro: «Per noi il 70% era un punto di partenza e non di arrivo. Si propose quella percentuale perché ha reso incisiva la riduzione, e ha consentito alle imprese di risparmiare somme significative dei loro bilanci e anche di reinvestirle».
LE ALTRE MISURE Ovviamente la manovra regionale non vivrà di sola Irap. In attesa di conoscere i dettagli del documento contabile che sarà approvato dalla Giunta, si sa già che conterrà un investimento pluriennale di 600 milioni, grazie a un prestito bancario, per investimenti in infrastrutture. «Ci consentirà di aprire cantieri, creare occupazione, rilanciare l'economia», è la speranza dell'assessore Paci, che sottolinea inoltre il mancato aumento - al contrario di molte altre regioni - dell'addizionale Irpef.
Però la spending review imporrà altri tagli: «Chiederemo piccoli sacrifici un po' a tutti i settori», conferma Paci. L'attenzione principale riguarda la sanità, per cui è stata preventivata una spesa di “soli” 2 miliardi e 960 milioni. Diverse centinaia di milioni in meno rispetto ai costi degli ultimi anni: «È il fabbisogno del settore stabilito dal Cipe», conclude l'assessore, «dobbiamo abituarci a stare in questi parametri». Scommessa ardita, da cui può dipendere il successo o il fallimento di una legislatura intera.
Giuseppe Meloni