Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

ExMà, le voci dell'Ottocento

Fonte: L'Unione Sarda
24 novembre 2014


LA CITTÀ NASCOSTA. Nella sede di via San Lucifero arrivavano i bovini di tutta la provincia

 

Foiso Fois catturò l'anima del macello oggi centro culturale

 



Lo ispiravano la frenesia dei lavoranti, le voci e i colori vividi, lo sguardo perso degli animali ignari del proprio destino. Il pittore Foiso Fois osservava: i dettagli erano tutto. «Poi i tratti, sulla sua tavolozza, diventavano forma, i contorni profili di una storia». Lo scultore Gianni Argiolas, bambino negli anni Cinquanta, nel macello affacciato in via San Lucifero e via Sonnino (oggi ExMà) era di casa. «Mio padre commerciava in carni, aveva l'ufficio proprio di fronte al macello. E io, per un paio di giorni, ho assistito il pittore Foiso Fois. Voleva dipingere quel mondo». Nel suo studio-laboratorio a Monserrato Argiolas - diventato anni dopo tra i più prestigiosi scultori sardi - ha immortalato quei giorni in un quadro. Immagine vermiglia, memoria e «inizio di una lunga amicizia con un grande pittore come Fois».
L'ARTE Del macello diventato dal 1993 centro polivalente che ospita esposizioni temporanee d'arte, rassegne cinematografiche, concerti, laboratori didattici e convegni Argiolas conserva un lucido ricordo. «Ogni conferitore aveva un giorno assegnato per la mecellazione. Il nostro era il venerdì. Dalle 6 in poi si metteva in movimento una giostra strana e complessa: i boccidoris erano quelli che mi impressionavano di più». Abbattevano con metodo: «Solo bovini e cavalli. Poi c'era la fila dei macellai: acquistavano i quarti di bue e con il loro carico di carne sparivano». Quel mondo oggi non c'è più, ma nel recinto di via San Lucifero commercianti e addetti hanno lasciato segni evocativi. Come l'ampio portale dell'ingresso principale, decorato da una protome bovina al centro, e da due di montone ai lati.
TORRETTE La storia del macello è cominciata nel 1852, sette anni dopo l'inizio dei lavori sul progetto di Domenico Barabino. La pianta originaria aveva quattro torrette: due sono state demolite nei primi decenni del Novecento per permettere l'allargamento di via Sonnino. Chiuso nel 1966, il macello un tempo più importante della provincia («gli animali arrivavano dopo lunghe marce») è diventato autoparco della nettezza urbana e deposito municipale. Dopo un lungo restauro curato dall'architetto veronese Libero Cechini, è stato riaperto al pubblico nel 1993 con un altro nome, più moderno e accattivante: ExMà.
Nella metà dell'Ottocento l'edificio non aveva certo una posizione centrale, come non l'aveva il quartiere di Villanova: era in periferia, circondato dai campi. Il macello era composto da un caseggiato centrale, da un piazzale per la sosta del bestiame e da quattro edifici minori riservati agli uffici dell'amministrazione e dei guardiani. L'ingresso di via San Lucifero era sormontato da un grande portale sul quale stavano le insegne.
IL TESTIMONE Il progetto delle origini è stato modificato nel corso degli anni. Due edifici all'angolo di via Sonnino sono stati demoliti per consentire l'ampliamento della strada dopo la costruzione della linea tramviaria che collegava Cagliari a Quartu. Il mattatoio ha resistito fino al 1964, quando ha passato il testimone alla sede di via Po. Da ventun anni l'ex-mattatoio è un grande centro culturale. Ospita una sala per esposizioni (esistono ancora le volte a botte dell'edificio di un tempo), una sala conferenze e una piccola sala espositiva. Nella parte chiamata la Torretta all'angolo tra via San Lucifero e via San Gregorio Magno si tengono laboratori e esposizioni.
LE STAMPE L'ExMà ospita quasi 650 stampe della “collezione Nicola Valle”, donate nel 1997 al Comune dagli eredi Valle. La raccolta propone stampe dei più importanti artisti sardi del Novecento: Giuseppe Biasi, Stanis Dessy, Mario Delitala e naturalmente Foiso Fois, pittore che del macello ha catturato l'anima davanti allo sguardo ammirato del futuro scultore Gianni Argiolas.
Pietro Picciau