Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La casa dei piccoli principi per i bimbi senza famiglia

Fonte: L'Unione Sarda
11 novembre 2014


SERVIZI SOCIALI. In viale Trieste la comunità d'accoglienza per minori

 


 

Il loro sogno è far diventare piccoli principi tutti quei bambini e ragazzi che non hanno avuto la fortuna di nascere in una famiglia “normale”. Ci son voluti due anni ma alla fine Marianna Serra e Alessandra Lai, psicologhe cagliaritane di 33 e 32 anni, ce l'hanno fatta a realizzare il loro progetto e a trasformare una vecchia casa in una comunità di accoglienza per minori. “Il piccolo principe”, in viale Trieste, è stato appena inaugurato, presenti le autorità degli enti, con cui gli operatori collaboreranno. «Siamo pronti a partire, se stasera un centro di giustizia minorile o un Comune ci chiamasse per inviarci qualcuno, bambini, ragazzi o ragazze, il servizio verrebbe immediatamente avviato».
Nel frattempo Alessandra e Marianna fanno da guida a chi si addentra nella loro comunità: 280 metri quadri di appartamento («è stata un'impresa trovarne uno così grande»), 12 stanze, di cui 4 camere da letto per gli ospiti (due-tre letti massimo) e una per gli educatori (che a turno faranno anche la notte), un ufficio dell'équipe educativa, una sala pranzo (luogo privilegiato per lo studio pomeridiano e le varie attività), 4 bagni (di cui uno per disabili). «L'abbiamo ristrutturata con i soldi delle nostre borse di studio e i finanziamenti del microcredito», spiega Alessandra Lai, godendosi la quiete che regna tra queste pareti color pastello, celeste e pesca, che rendono particolarmente ospitale l'appartamento. «Un ambiente sereno è la prima cosa da garantire - spiega Marianna Serra - «non dimentichiamo che si tratta di ragazzi, fra i 4 e i 18 anni, allontanati dalle loro famiglie per problemi economici, sociali o penali, potendo trattarsi di minori con genitori in carcere o di famiglie che hanno comunque difficoltà a crescere i loro figli». Formalmente è una comunità, in pratica una casa famiglia più ampia, potendo ospitare fino a 10 persone. Lo spirito dell'accoglienza è lo stesso: «Dare una possibilità di riscatto a questi ragazzi, offrendo loro un percorso alternativo: qui funziona come una normale famiglia, i ragazzi vanno a scuola, al catechismo, a fare sport». L'équipe che li affiancherà (oltre alle due psicologhe, che alle spalle hanno diverse esperienze in altre comunità e in carcere, tre educatori, un'infermiera, un'addetta alle pulizie) è pronta a mettersi al lavoro: «Per noi e per i nostri operatori è anche un'opportunità di lavoro ma è sicuro che c'è tanto bisogno di un servizio come questo».
Carla Raggio


Come funziona

Comuni
e specialisti
insieme

Ma com'è la vita in comunità? «Come quella in famiglia», assicurano le fondatrici del “Piccolo principe”, Marianna Serra e Alessandra Lai. Si accompagnano i ragazzi a scuola e a fare le altre attività quotidiane (dallo sport al catechismo alle visite mediche): la differenza è che questi ragazzi sono seguiti da assistenti sociali che lavoreranno con l'équipe della comunità con l'obiettivo di renderli autonomi e di dar loro un futuro. Il Comune, che paga la retta al minore ospitato, e il coordinatore della struttura, entro 10 giorni dall'inserimento sottoscrivono un protocollo d'ingresso nel quale viene predisposto un progetto educativo personalizzato. L'assistenza è continuativa 24 ore al giorno ed è prevista anche un'accoglienza con permanenza solo diurna. La comunità attende, dunque, le prenotazioni: possono farle solo gli enti interessati (che individuano il minore da inviare in comunità), ossia Comuni e centri di giustizia minorile di tutta Italia (tel. 3891284961 o mail (lacicalaelaformicacooperativa@gmail.com; comunitailpiccoloprincipe@gmail.com). (c. ra.)