Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il gran pasticcio dell'ecomostro

Fonte: L'Unione Sarda
30 settembre 2014


 


L'ex ospedale Marino è un rudere e così, brutto e abbandonato, rischia di rimanere a lungo. Il progetto di riqualificazione è paralizzato: l'ecomostro del Poetto, nei progetti della Regione che ne è proprietaria, doveva diventare una clinica privata per la riabilitazione ortopedica gestita dalla Prosperius. Ma a otto anni dal bando regionale per l'affidamento spuntano le grane: il sistema sanitario sardo non ha posti letto disponibili, oltre 90, da accreditare nella nuova struttura. Prosperius non avrebbe nemmeno mai avviato le pratiche per chiederli. La conferma arriva dall'assessorato alla Sanità. Non solo: l'ex Marino non è ancora passato nelle mani dei privati.
REGIONE E COMUNE All'assessorato agli Enti Locali non risulta ancora firmato il contratto di cessione alla società toscana. «Assurdo», dice il patron di Prosperius, Mario Bigazzi, che, si lamenta, da settimane cerca invano di incontrare il presidente Francesco Pigliaru. «Assurdo»: così la pensa anche il sindaco Massimo Zedda, preoccupato che il mostro di cemento vanifichi i piani e i lavori per la rinascita del Poetto. «Assurdo», ribadiscono i consiglieri regionali Paolo Truzzu (Fratelli d'Italia) e Francesco Agus (Sel): il primo ha presentato un'interpellanza in consiglio regionale, Agus sta preparando un'interrogazione.
LA STORIA Marzo di otto anni fa, assessore regionale agli Enti Locali è Gian Valerio Sanna: la giunta delibera la “valorizzazione dell'ex ospedale Marino” e approva il disciplinare di gara per l'affidamento di 50 anni. Si chiedono progetti che prevedano “destinazioni turistiche non residenziali, volte alla creazione di centri di servizi per le persone capaci di incrementare l'offerta e l'attività turistica e la qualità dei servizi ai cittadini dell'area cagliaritana durante l'intero corso dell'anno”. Tutto poteva diventare, l'ex Marino, salvo un albergo. Il 30 maggio 2007 vince la Sa&Go di Sergio Porcedda (poi travolto dallo scandalo delle cliniche private) che voleva realizzare una beauty farm sul mare. Ma poi rinuncia. In gara resta solo l'offerta della Prosperius. La Regione ipotizza di annullare tutto, ma i toscani intanto arrivano al Consiglio di Stato che, nel 2010, riconosce il diritto della società di Bigazzi, e a viale Trento dà la possibilità di bloccare la procedura. Gli uffici regionali decidono di andare avanti. E anche Presperius pur non andando mai a bussare ufficialmente, a quanto risulta in via Roma, all'assessorato alla Sanità. A dicembre 2013 c'è il sì definitivo al progetto, che arriva dalla conferenza di servizi alla quale partecipano tutti gli interessati, compreso il Comune, che ha approvato una variante al Puc necessaria per l'apertura del cantiere. Che, però, non apre.
LA SOCIETÀ «Sto cercando di incontrare il presidente Pigliaru e l'assessore alla Sanità Luigi Arru - dice Mario Bigazzi - voglio capire quali sono le intenzioni, ma non mi fissano l'appuntamento», spiega. «Vogliamo portare l'eccellenza a Cagliari, con un indotto di turismo sanitario che da voi non esiste. Ma senza certezze, non posso fare l'investimento. Di soldi ne ho già spesi, e tanti, per la progettazione». E i posti letto? «Ce ne servono 95. Non ho il turbante come l'emiro del Quatar - ribadisce - ma non credo che la Sardegna voglia rinunciare al servizio che possiamo offrire. Alle conferenze di servizi partecipava la Asl, davo per scontato fosse tutto a posto. Spero trovino una soluzione». Altrimenti? «Altrimenti vedremo il da farsi». Non parla di cause milionarie, Bigazzi, ma è impossibile escluderle.
GLI ACCREDITI La partita si gioca tutta sugli accrediti. Il sistema funziona così: la Regione paga le prestazioni effettuate dai privati, che devono avere gli accreditamenti per i loro posti letto: ogni posto deve avere un'autorizzazione. I calcoli per la divisione del budget si fanno, per legge, sulla base della popolazione del territorio di ogni Asl. E il mercato delle case di cura è già saturo. Per questo il San Raffaele degli emiri ha avuto bisogno di una deroga, benedetta dal governo: con i suoi 140 posti letto iniziali ha sforato tutti i tetti del sistema sardo. E ridotto al minimo, se non azzerato, la possibilità che ad altri venga riservato lo stesso trattamento.
IL SINDACO Ma dall'assessorato alla Sanità spiegano che nessuno ha mai nemmeno avviato l'iter per chiederli, quegli accreditamenti. E la procedura, oltre che difficile, non è breve. Questo preoccupa il sindaco Massimo Zedda: «Stiamo lavorando per l'utilizzo di 20 milioni di euro per il rilancio del parco di Molentargius, è aperta la trattativa per la cessione ai privati dell'area dell'ippodromo, gli operai sono al lavoro nel cantiere sul lungomare: sarebbe assurdo se l'ex Marino rimanesse così dopo che, in tempi strettissimi, abbiamo superato gli ostacoli urbanistici. La Regione deve intervenire per risolvere questo pasticcio creato dai predecessori di centrodestra».
CONSIGLIO REGIONALE Paolo Truzzu, consigliere regionale FdI, dà un'altra versione: «Prosperius - dice - ha presentato richiesta di accreditamento. Perché non viene concesso a loro e agli emiri sì? Si parla di molti posti di lavoro e il problema può essere superato volturando posti letti inutilizzati, come quelli in dotazione alla clinica Maria Ausiliatrice». Preoccupato è invece Francesco Agus di Sel, stesso partito del sindaco: «Da cagliaritano temo che lo sviluppo futuro della città venga messo a rischio per ostacoli di natura burocratica e interessi di pochi. Non si capisce a che punto sia l'iter per l'autorizzazione alla realizzazione di strutture sanitarie. Non è dato sapere nemmeno se sia stata chiarita l'effettiva destinazione sanitaria della struttura». Agus annuncia un'interrogazione: «Anche se so che l'assessore Arru non era insediato mentre queste vicende si aggrovigliavano». La Regione, su ordine del sindaco, ha dovuto garantire un servizio di guardiania per evitare che i barboni occupassero la struttura. C'erano prima dell'estate. Bigazzi aveva detto: «Appena la liberano parto col cantiere». Gli abusivi non ci sono più. Il cantiere nemmeno.
Enrico Fresu